RIBELLARSI E' GIUSTO

ne servi ne padroni

Odio gli indifferenti

"Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Antonio Gramsci

UN GIORNO NON PUO' VIVERE SENZA LA SUA UTOPIA...

Così l’uomo deve vivere andare senza frontiere come bambini dietro un aquilone Correre giocare ridere vivere Non girare mai il volto anche quando a te non tocca Amare questa terra dove nel nostro cuore sventola rossa come il sole il simbolo di una nuova era Cammina uomo E va senza tempo Ridere amare lottare e poi infine invecchiare E passerà per questa terra come una luce di libertà

mercoledì 29 dicembre 2010

venerdì 24 dicembre 2010

Festeggiamo l'accordo di Mirafiori

Festeggiamo l'accordo di Mirafiori. Tutti contenti. Evviva.
Cari Bonanni, Angeletti, Marchionne, Sacconi e Berlusconi, ve ne siamo grati. Perchè non ci avete pensato prima?
E' proprio un bell'accordo. Abbiamo il futuro in mano. Grazie, grazie, grazie.
Un plauso a Fassino e Chiamparino. Un plauso a Cota e Morgando. Un plauso alla Cisl e alla Uil.
Un plauso a tutti. Ancora grazie.
Che bravi che siete tutti. E dire che finalmente c'è qualcuno che pensa al nostro futuro.

lunedì 20 dicembre 2010

domenica 19 dicembre 2010

Chi è il ministro La Russa?

La stampa - 22.04.1973 - numero 96 - pagina 1
si profila il "disegno" eversolo della destra
Si profila il "disegno" eversolo della destra Inchieste sulla morte dell'agente e l'attentato Si profila il "disegno" eversolo della destra Sette giovani sono in carcere: tre accusati di concorso in strage, tre di resistenza e radunata sediziosa, uno d'avere organizzato la manifestazione di Milano - La magistratura ricerca i mandanti - I disordini e l'attentato sembra siano stati preparati in piazza S. Babila - A Lodi il "deposito munizioni" dei commandos fascisti?... Molti degli arrestati, infatti, provengono da «Ordine nuovo», «Avanguardia nazionale», o hanno fatto parte delle «Sam» (Squadre d'azione Mussolini). Vi sono anche quelli del «Fronte della gioventù», l'organizzazione giovanile del msi. Sembra, infatti, che Vittorio Loi e Maurizio Murelli abbiano chiamato in causa anche Ignazio La Russa, figlio del senatore missino Antonino La Russa, che da qualche mese ha preso il posto di Radice ed è il responsabile provinciale del Fronte della gioventù. Questi, secondo i due arrestati, avrebbe partecipato attivamente alla manifestazione di giovedì, guidandoli all'assalto della polizia in due momenti: in piazza Ascoli di fronte al liceo Virgilio, ed in viale Romagna, vicino alla casa dello studente. Sembra inoltre confermato che le bombe a mano scagliate dal Loi e dal Murelli provengano proprio dal Car di Imperia, dove aveva prestato servizio Nico Azzi (quello dell'attenta to sul diretto Torino-Roma). Infine, ma anche questa notizia non è controllata, il dottor Viola avrebbe saputo, sembra da Davide Petrini, il «cucciolo» delle bombe a mano, dove si trova il «deposito munizioni» dei terroristi neri. In una zona del Lodigiano, secondo alcune indiscrezioni. L'inchiesta per accertare le responsabilità, scoprire i mandanti del «commando nero » che quel giovedì è sceso per le strade portando le bombe in tasca, ha già ottenuto positivi risultati. ...

sabato 18 dicembre 2010

Chi sono i black block?

Chi sono i black block!? Dove sono i black block!?


La domanda che si pongono molti giornali all'indomani della rivolta di Roma, merita una risposta. Volete vedere i volti nascosti dalle sciarpe, dai caschi e dai passamontagna?

Sono gli stessi volti che pagano l'affitto delle vostre case fatiscenti, sono i volti a cui proponete contratti da 500 euro al mese con possibilità di assunzione dopo un mese di prova e passaggio al full-time da 800. Sono i volti che vi propongono i progetti di tesi a cui fate aggiungere i vostri testi noiosi, sono i volti dei ragazzini di periferia a cui date gli schiaffi quando li beccate con un pò di fumo in tasca.
Sono le persone che vi cucinano il sottofiletto tenero nella osteria ricercata e chic e lo fanno a nero 50 euro a serata, sono quelli che vi fanno il cappuccino con la schiuma. Sono quelli che vi rispondono al telefono dicendo "892424 posso esserle utile?", sono quelli che comprano la verdura al Lidl perchè alla Crai costa troppo. Sono quelli che animano le vostre vacanze per 450 euro al mese, sono quelli che preparano i mercati in cui comprate la frutta fresca. Sono quelli ai quali la precarietà sta togliendo linfa vitale, sono quelli che fanno una vita di merda ma che si son stancati di accettarla, di subirla.
Siamo parte di una generazione che per un giorno ha smesso di accumulare la cirrosi epatica dovuta alla nevrosi di una vita educata alla precarietà, che ha tifato rivolta; siamo il futuro che dovreste ascoltare, siamo l'unica parte sana di un paese coperto di metastasi.
Il 14 dicembre 2010 è successo un fatto epocale, l'intera piazza del Popolo è esplosa in un boato liberatorio quando un blindato della finanza ha preso fuoco: in quel boato è racchiusa la nostra esistenza, l'esistenza di chi non poteva credere che un governo come il nostro restasse in piedi sorretto da 4 (o per meglio dire 3) miserabili, di chi non poteva credere che per una volta ce l'avevamo fatta, in tanti, in migliaia, a gridare "Tutti assieme famo paura!". Un boato di gioia e rabbia, esploso dalla parte giusta, quella sbagliata era rintanata dentro Montecitorio.
I black block hanno colpito ancora. Occhio, voci indiscrete raccontano che a volte li si incrocia a lezione, in biblioteca, alle macchinette del caffè, in birreria, al mare, addirittura in tram.
Collettivo Universitario Autonomo - Torino

venerdì 17 dicembre 2010

Il telepredicatore

Il Telepredicatore

Valerio Evangelisti per Infoaut|

Roberto Saviano
ha scritto, nella sua unica opera narrativa, verità innegabili sulla camorra e sull'intreccio tra affari e malavita. Gliene siamo tutti grati. Ha però interpretato la gratitudine collettiva come un'autorizzazione a predicare sempre e comunque, anche su temi di cui sa poco o niente.
Ecco che, su "Repubblica" del 16 dicembre, rivolge una "lettera ai giovani" firmata da lui e, curiosamente, dall'agenzia che tutela i suoi diritti letterari. E' un'invettiva, a tratti carica di odio, contro i "cinquanta o cento imbecilli" che martedì scorso si sono scontrati a Roma con le forze dell'ordine che bloccavano il centro cittadino.

La lettera appare il giorno stesso in cui un gruppo di manifestanti è processato per direttissima.
Preferisco pensare che sia un caso, anche se tanta tempestività potrebbe sembrare sospetta. Non dimentico che, solo pochi giorni dopo l'attacco a Gaza e il suo migliaio di morti, Saviano era in Israele a tessere l'elogio di quel paese intento a difendersi dai "terroristi", analoghi ai camorristi che minacciano lui.
Ma lasciamo correre, e lasciamo correre anche la connessione tra nazionalismo basco e traffico di droga, che lo stesso governo spagnolo dovette smentire.

Veniamo agli scontri di Roma.
E' proprio sicuro, Saviano, che i dimostrati fossero cinquanta o cento? Per di più vigliacchi, piagnucolosi, descrivibili come "autonomi" o "black bloc" intenti a imporre la loro violenza - che a suo dire li diverte - alla folla passiva e terrorizzata del corteo? Oltre a parlare in tv, dovrebbe ogni tanto guardarne le immagini. In questo caso avrebbe notato una folla ben più numerosa, e una manifestazione tutt'altro che pronta a sbandarsi in preda alla paura. Così come avrebbe rilevato, nei giorni precedenti, episodi del tutto analoghi a Parigi, ad Atene, a Londra e un po' in tutta Europa. "Autonomi" e "black bloc" anche laggiù?
Ciò porterà, dice Saviano, a una limitazione degli spazi di libertà. Non considera che la libertà era già stata circoscritta, con cordoni tesi a proteggere i palazzi del potere da chi quel potere contesta. I dimostranti avevano annunciato che non si sarebbero lasciati imporre alcuna "zona rossa". Così è stato, nel preciso momento in cui si veniva a sapere che un governo discreditato aveva ottenuto la fiducia per pochi voti, grazie a espedienti inconfessabili. Una presa in giro per giovani che non scorgono alcun futuro, e vivono sulla loro pelle le conseguenze umilianti di pseudo-riforme modellate sulle esigenze dei privilegiati.

La reazione è stata di rabbia. Come poteva non esserlo?
Solo chi vive fuori dal mondo potrebbe attribuirla all'azione di "cinquanta o cento" imbecilli innamorati della violenza.
Saviano, è noto, deve muoversi sotto scorta. Prima di lanciarsi in ulteriori predicozzi farebbe meglio a chiedersi se non si stia amalgamando alla scorta stessa, facendone propria la visione del mondo. Al punto da denigrare chi già subisce umiliazioni quotidiane, e di dire a chi detiene il potere ciò che ama sentir dire. Con tanto di menzione dell'agenzia letteraria, a tutela del copyright.

mercoledì 15 dicembre 2010

Londra chiama, Roma risponde.





Nessuna mediazione con i politici affaristi, piduisti e venduti. Solo rivolta, perchè ribellarsi è giusto.

venerdì 10 dicembre 2010

Piena solidarietà anche agli studenti inglesi

Piena solidarietà anche agli studenti inglesi. Il diritto allo studio sarà di pochi.
London calling

sabato 4 dicembre 2010

mercoledì 1 dicembre 2010

martedì 30 novembre 2010

Riforma Gelmini.

Ma cosa bisogna ancora fare in questo paese per farsi ascoltare? Si sale sui tetti, si sale sui monumenti, si bloccano strade, autostrade e tangenziali, si bloccano stazioni, si paralizzano le città, si assalta Monte Citorio, si cerca di sfondare i cordoni della polizia, si srotolano striscioni, si fanno trasmissioni televisive, si lanciano fumogeni in risposta ai lacrimogeni, ecc. ecc. Si scende inpiazza in 50mila, si bloccano le scuole e la didattica, si fa lezione in strada. Insomma cosa bisogna ancora fare?

Così si spinge alla violenza, alla guerriglia, ad atti estremi. Cari ministri, cari politici tutti ma sapete cosa significa il dissenso? Vi ritengo responsabili ora, come per qualsiasi altra protesta inascoltata delle eventuali e relative conseguenze.

giovedì 25 novembre 2010

Bisogna menarli

A questi studenti la società civile li deve menare



E bravo Fede, ti rigiro l'affermazione: Giuliani ti doveva menare ancora di più.

mercoledì 24 novembre 2010

Emilio Fede: serata amara

Ad aggredire Berlusconi ci pensò Tartaglia ( che possiamo dire: Tartaglia ma non sbaglia), ad aggredire Fede in un noto ristorante milanese ci ha pensato Gian Germano Giuliani ( quello dell'amaro).

L'altra volta fu aggredito Capezzone.

E' una vera persecuzione. Poveretti.


Amaro  medicinale Giuliani: leggere attentamente il foglietto illustrativo Occhio nero e trauma cranico.

domenica 14 novembre 2010

Verso le elezioni 2011: guardiamo a Sinistra

Aspettando la caduta oramai certa dell'Imperatore (Berlusconi), cerchiamo di capire come ci si muove per le elezioni.
I poli saranno tre: Berlusconi-Lega-Storace, Fini-Casini-Rutelli, Pd-Di Pietro-sinistra.
Ora guardiamo cosa succede a sinistra. Abbiamo due partiti di sinistra: Quello di Vendola e la federazione della sinistra. Gli scenari sembrano dire questo: Il partito di Vendola farà parte del terzo polo a tutti gli effetti e quindi avendo eventuali ministri in caso di vittoria, mentre il partito di Ferrero darà un appoggio esterno al Pd-Idv-Sel. La Federazione della Sinistra quindi non avrà entuali ministri in caso di vittoria.
Poi c'è la questione quorum che non ho capito se rimarrà così o subirà modifiche.
Voi come la vedete? Chi avrà più possibilità di vittoria e i poli da soli ce la faranno o hanno bisogno di allearsi tra loro? E la sinistra riemergerà? Avrà peso a sufficienza?

martedì 9 novembre 2010

Brescia: dalla Gru si resiste. Forza compagni.

E' giunto il momento di amplificare la protesta dei compagni di Brescia saliti su una Gru da diversi giorni e da ieri entrati in sciopero della fame e della sete. Tutto per un pezzo di carta che permetterebbe loro di non vivere più in clandestinità. Nel ricco Nord-Est dove la Lega Nord si occupa di dialetti e sagre, l'economia viene portata avanti dai compagni migranti.
In ogni città ci sono iniziative di solidarietà ai migranti asseragliati sulla Gru.

lunedì 8 novembre 2010

Il Veneto si riscopre italiano e piagnone...

... proprio come i meridionali. :wink:
Dopo le ultime alluvioni che hanno messo in ginocchio il padovano, il vicentino e il veronese, il popolo dei " faccio tutto mi" chiede aiuto a Roma ladrona. Solo ora si riscoprono italiani? Italiani quando c'è da ricevere solidarietà e aiuti dal governo italiano, mai quando la solidarietà e gli aiuti economici si devono dare. Certo che certa gente con la Lega Nord nel cuore mi fa proprio ridere.

giovedì 4 novembre 2010

Lo sfogo della scorta: ci fa vergognare.

e se lo dicono loro :
Ci fa vergognare”

Lo sfogo della scorta: non siamo Carabinieri per fare la guardia alle escort del premier. Ci fanno fare i tassisti per i festini, quando nostri colleghi sono morti per magistrati o politici
“Non ne possiamo più. Non siamo diventati carabinieri per fare la guardia alle escort del premier. Molti nostri colleghi sono morti mentre facevano la scorta a magistrati o politici che difendevano lo Stato. E noi, invece… È mai possibile essere ridotti cosi?”. A parlare sono alcuni “ragazzi” dei servizi di scorta. Carabinieri allenati a difendere le “personalità” loro affidate fino a mettere a rischio la propria vita. “Ma qui ci fanno fare i tassisti dei festini. Per questo, dopo essere stati tanto zitti e obbedienti, ora vogliamo, a nostro rischio, far sentire la nostra voce”. Cominciano i racconti, che si incrociano, si intrecciano e si sommano.

“Le feste ad Arcore si tengono nei giorni del fine settimana, dal venerdì al lunedì. Molte sono proprio di lunedì. Nell’estate si moltiplicano. Noi accompagniamo le personalità fino alla villa e poi aspettiamo fuori. Vediamo un giro di ragazze pazzesco. Arrivano con vari mezzi. Moltissimi Ncc, le auto a noleggio con conducente. Alcuni pulmini, di quelli da 10-15 posti. Una volta abbiamo visto alcune ragazze scendere da due fuoristrada di quelli massicci. Alcune ragazze le porta direttamente Emilio Fede nella sua auto, altre scendono dalla macchina di Lele Mora con targa del Canton Ticino”.

“L’estate scorsa abbiamo visto molte feste alla villa di Arcore. Altre volte abbiamo accompagnato le nostre personalità in ristoranti di Milano, come ‘da Giannino’, in via Vittor Pisani, zona stazione Centrale. O in una casa privata di zona Venezia. Che ne sappiamo noi di che cosa succede là dentro? Ce li immaginiamo, magari fanno uso di droghe o infrangono la legge e ridono di noi, dicendo: noi siamo qua al sicuro, abbiamo anche i carabinieri che ci proteggono. E che gente c’è a quelle feste? Noi per arruolarci nell’Arma dobbiamo dimostrare di essere puliti per due generazioni, i nostri padri e i nostri nonni, e finiamo a far la guardia a gente che magari pulita non è”.
“Sì, la scorsa estate ad Arcore c’era un gran via vai. Ruby? No, non me la ricordo, ma sa, sono tante, tutte uguali, tutte giovani… Abbiamo riconosciuto una giornalista. E Flo, quella che ha partecipato alla ‘Pupa e il secchione’. Poi una bionda che era stata al Grande Fratello… Molte si capisce che sono straniere, tante hanno la cadenza napoletana. Poi alcune escono a fine festa, altre si fermano lì per la notte, ma è difficile tenere la contabilità, c’è un tale via vai…”.

“Ci è capitato di fare missioni all’estero e di incontrare colleghi stranieri che fanno il nostro stesso lavoro: ci sfottono per questa storia delle feste, delle ragazze. Ma è mai possibile che dobbiamo vergognarci, noi che vorremmo lavorare per le istituzioni e difendere lo Stato? Abbiamo orari massacranti, turni di otto ore al giorno che spesso diventano dodici. Facciamo anche 120 ore di straordinario, ma ce ne pagano al massimo trenta, a 6 euro e mezzo all’ora, più un buono pasto da 7 euro. Va bene, non ci lamentiamo, è il nostro lavoro. Ma lo vorremmo fare per lo Stato, non per questa vergogna. Vorremmo proteggere le personalità delle istituzioni, non gente che ci fa vergognare davanti al mondo”.
“Comunque non ci lamentiamo del nostro stipendio. Solo ci chiediamo se è giusto che una ragazza giovane e carina senz’altra esperienza politica prenda 15 mila euro al mese, perché è stata fatta diventare consigliere regionale. Il presidente? Con noi è gentile. Qualche volta è venuto a salutarci, a raccontaci qualche barzelletta. Una volta ci ha fatto, ammiccando, una battuta: ‘Eh, beati voi che adesso andate a casa a dormire, a me invece tocca trombare’. Un’altra volta ci ha portato qualche ragazza e ce l’ha presentata. Una notte ci ha mandato una ragazza che ci ha fatto la danza del ventre…”.

“A fine serata riportiamo le personalità a casa. Vediamo alcune ragazze uscire e tornare verso Milano, altre restano nella villa per la notte. Capita che dobbiamo scortare personalità che fanno il giro a riaccompagnare le ragazze nei residence milanesi, alla Torre Velasca o in corso Italia. L’ultima magari se la portano a casa. E noi dobbiamo accompagnare la nostra personalità fino alla porta dell’appartamento: è imbarazzante salire in ascensore con un signore anziano e una ragazzina. Pensiamo alle nostre figlie e diciamo che non ci piace questo mondo. Sarà moralismo, ma non ci piace”.

da il Fatto quotidiano del 3 novembre 2010

martedì 2 novembre 2010

sabato 30 ottobre 2010

venerdì 29 ottobre 2010

via Don Murialdo 32 a Torino.

Questa mattina ho portato solidarietà ad una famiglia in via Don Murialdo 32 a Torino, vittima di uno sfratto esecutivo.
Una storia sentita molte volte negli ultimi anni, una famiglia colpita dalla crisi, cassaintegrazione o licenziamento e l'impossibilità di pagare l'affitto.
Questa volta tocca ad una famiglia con due minori e un ragazzo di 19 anni.

Oggi c'erano tutti: ufficiale giudiziario, padrone di casa, e forze dell'ordine in divisa e in borghese.
C'eravamo anche noi: sportello diritto alla casa zona San Paolo, il centro sociale Gabrio e tutta la gente del quartiere .In tarda mattinata si è trovato l'accordo sulla proroga dello sfratto fino al 30 Novembre c. m.
Poi si vedrà cosa il Comune intenderà fare, anche perchè con due minori si parla di emergenza abitativa.

Perdere la casa non significa perdere solo quattro mura, ma significa perdere la dignità, perdere i propri sogni, il proprio futuro.

Interessante è stato ragionare anche con i passanti sulla problematica casa e sul lavoro in genere e molti che in un primo momento dicevano: "se non paga è giusto che venga sfattata" , in seguito ad argomentazioni più ampie si è arrivati a dire: " la colpa è del governo che non investe su politiche sociali quali case popolari, sussidi o lavoro stabile".
Nessuno ha demonizzato il padrone di casa che ha anche lui le sue ragioni, ma finalmente si comincia a creare una problematica sociale e a ragionare sulle politiche di uno Stato che pensa solo al Bunga Bunga.

mercoledì 27 ottobre 2010

Eroica nonnina Annarella



E i giovani dove sono? Incazzatevi contro questi incantatori di serpenti.
P.S.
Mi dispiace per il pugno preso da Capezzone da un ignaro passante.

giovedì 21 ottobre 2010

Scoperta infiltrata nei movimenti genovesi

Scoperta infiltrata nei movimenti genovesi
 Genova, 20 ottobre 2010

Comunicato dell'assemblea generale straordinaria di numerose realtà genovesi.

Ciò che scriviamo in seguito tratta di un fatto estremamente grave e pericoloso che riguarda da vicino l'insieme dei movimenti antagonisti genovesi. Scriviamo solo ora che ne abbiamo la certezza assoluta e ne possediamo le prove.

Da due anni una ragazza che ha frequentato parecchi ambiti dei movimenti antagonisti genovesi è stata contattata e pagata dai servizi di intelligence per dare informazioni rispetto alle attività (assemblee, benefit, occupazioni, contestazioni, etc.) e alle persone che ne prendevano parte. Tale lavoro era svolto con incontri in cui venivano fatte domande più o meno specifiche e in seguito supportati da relazioni scritte su ciò che lei osservava e sentiva. Il tutto era poi consegnato al suo “referente”.
Sappiamo che il contatto è avvenuto nei primi mesi del movimento dell'Onda (ottobre 2008), tramite la scusa di collaborare a delle ricerche sulle politiche giovanili. Soltanto nell'estate del 2009 questa ragazza avrebbe realizzato che si trattava di “un'operazione di polizia”; di fatto, a partire dall'occupazione anarchica della Casa (29 luglio) di Castelletto, le domande dell'agente di contatto si sarebbero fatte più pressanti e le richieste più puntuali e particolareggiate (nomi, contenuti e prese di posizione). Il rapporto si sarebbe così manifestato e chiarito per ciò che era (infiltrare una persona per prevenire e monitorare il movimento antagonista genovese) e si è consolidato in un pagamento fisso mensile. I rapporti sono continuati (anche sporadicamente) fino a dieci giorni fa. La ragazza in questione, Ana Pillaca di 22 anni, di origine peruviana, studentessa universitaria, in attesa di cittadinanza, è dunque consapevole da almeno un anno e mezzo di lavorare per fornire informazioni all'apparato repressivo. Una volta contattata da alcuni compagni, ha confermato e rilasciato una completa “confessione” (orale e scritta, depositata presso un legale di fiducia che per ovvie ragioni di sicurezza resterà anonimo).
Ogni realtà antagonista genovese e italiana si senta in dovere di allontanare questa persona.
Riterremo altrettanto grave che dei compagni continuino ad intrattenere dei rapporti con quella che si è rivelata un'informatrice.
Per ragioni di sicurezza e incolumità dei compagni che hanno avuto la necessità di esporsi particolarmente in questa odiosa faccenda, auspichiamo che venga garantita l'incolumità di Ana Pillaca. Sappiamo con chi abbiamo a che fare e ci attendiamo una reazione da parte degli apparati. Con questo documento, dunque, vogliamo rendere pubblico il fatto che qualunque attacco repressivo che potremmo subire in risposta a questa denuncia è da inscriversi nell'ottica di una montatura.

Le compagne e i compagni da Genova

martedì 19 ottobre 2010

Antagonisti contro la crisi

Antagonisti a Roma al corteo della Fiom

domenica 17 ottobre 2010

16 ottobre. Se vi sembrano pochi questi lavoratori!



Alla faccia di Maroni, Sacconi, Bonanni, Marchionne, Berlusconi...

Dai che forse è la volta buona per riprenderci tutto.

giovedì 7 ottobre 2010

Intervista a Marco Revelli



orgoglioso di averlo avuto come docente all'Università. Marco Revelli, figlio del grandissimo Nuto Revelli.

mercoledì 6 ottobre 2010

Ed ora alla Cisl arrivano frittate, vernice e fumogeni.

Frittate, vernice e fumogeni.

[Verso il 16 ottobre]

Non si fermano le iniziative di contestazione dal basso che, di giorno in giorno, individuano nella Cisl e nella testa d'ariete Marchionne i principali corresponsabile della svendita - a braccetto: padronato e sindacato - dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Ultime in ordine di tempo, la sede nazionale dei 'gialli' a Roma, in via Po, e una sperduta località nei pressi di quel ramo del lago di Como, dopo le uova di ieri a Jesi contro una sede Fiat
Come a dire, dalla capitale alla più remota provincia del Belpaese, l'insofferenza per la sfacciataggine di certi loschi figuri che si presentano come "legittimi rappresentanti dei lavoratori", non accetta più di essere trattenuta ed esce, seppur ancora troppo raramente, allo scoperto.
Anche i soggetti in campo sono i più svariati e non si può certo più marginalizzare l'operato come beau geste dei soliti estremisti di turno. Se scontate sono le condanne della Cgil come organismo centrale, più sfumate le prese di posizioni di Fiom o minoranza Cgil della seconda mozione (La Cgil che vogliamo), a seconda dei casi.
Quando non son frutto di giovani precari/e, cresciuti nei movimenti degli ultimi anni o nei centri sociali, non di rado queste contestazioni sono portate avanti da militanti di base della Fiom, spesso delegati rsu. E se Epifani non perde occasione nel biasimarli e definire "tutte le sedi sindacali" - indistintamente - come "sacre" (in una società in cui l'homo economicus ha da tempo sotterrato il sacro in ogni sua forma - quando non lo ha reso merce) pazienza... i fatti, per ora almeno, si commentano da soli.

A quanti non volessero scorgervi l'utilità e la ragione, è bene ricordare che già la  tanto discussa contestazione torinese fu frutto di un consenso generalizzato, dell'interpretazione di un sentimento maggioritario di disprezzo per l'operato dei vari Bonanni e Angeletti. Se in quel caso si lanciava un segnale il giorno dopo la disdetta del contratto nazionale dei metalmeccanici annunciato da Federmeccanica, le contestazioni di ieri e oggi seguono l'inizio dei colloqui tra Confindustria e "parti sociali" (leggi: i sindacati gialli della collaborazione) per l'applicazione del famigerato progetto di "Fabbrica Italia", modello apripista di Marchionne per l'instaurazione di nuovi rapporti generali tra Capitale e Lavoro, il modello Pomigliano che proprio là ha trovato una prima, solida base di resistenza nel mancato plebiscito di quegli operai contro cui era diretto.

lunedì 4 ottobre 2010

16 ottobre: noi ci saremo

Il 16 Ottobre parteciperemo alla manifestazione indetta dalla Fiom in difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Parteciperemo perché riteniamo giusto manifestare al fianco di chi tenta oggi di difendere chi lavora e suoi interessi, a discapito di capitalisti illuminati e sindacalisti venduti.

La distanza dalla Fiom è considerevole dall’idea e della pratica politica del mondo dell’antagonismo ma in questa fase crediamo sia  giusto ed utile supportare una forza che, sebben calata nel sistema sindacale, fin troppo condita da burocrazie e poltrone, provi a costruire un’ opposizione credibile all’attacco che il padronato e i suoi sindacati governativi stanno sferrando con forza.

Percorriamo strade diverse, scontiamo inadeguatezze alla fase e, da parte del sindacato, un’incapacità di rappresentare realmente gli interessi di chi non è interno ai comparti produttivi regolati da forme di contrattazione collettiva.

Il progetto Fabbrica Italia, l’ideologia di Marchionne, la pratica della Mercegaglia e il servilismo di Bonanni e Angeletti, sono parti di un progetto che nasce nell’industria metalmeccanica ma si esporterà in tutta la società. La precarietà generalizzata è l’anteprima di cosa vorrebbero gli industriali, capaci di incassare soldi dallo stato in ogni momento, salvo poi chiedere libertà d’impresa subito dopo.

La partita che si gioca in questa fase è importante e va ben oltre il 16, i metalmeccanici, la Fiom stessa. La sfida a cui siamo chiamati è qualcosa di più di un semplice conflitto su contrattazione e rappresentanza. E’ l’essenza stessa del conflitto, di classe e di parte, l’anima del cambiamento possibile, smaterializzato da questa realtà politica fatta da troppi che per troppo tempo hanno badato solo a mantenere un sistema che ha funzionato fino a che faceva comodo alla controparte. Quel sistema di scambio implicito tra tessere e rappresentanza, tra favori e poltrone, tra cordiali colloqui tra chi affama e chi ha fame.

La crisi in atto dimostra come la lotta di classe e la divisione della società non siano un fantasma del 900’ come vorrebbero alcuni, ma una realtà nitida, in cui padroni, governanti e Confindustria credono, spingendo sull’acceleratore, all’azzeramento dei diritti di chi produce.

Lo abbiamo visto contestando Bonanni a Torino quale sia il livello della politica e del sindacato oggi: assolutamente avulso da qualsiasi realtà. Un fumogeno e due fischi hanno avuto la capacità di mandare in tilt quel clima di cordialità di cui chi non arriva a fine mese non ha assolutamente bisogno. E quanti fantasmi ha evocato la contestazione, quanti distinguo, quanta debolezza, quanta paura del conflitto.

Sono questi i motivi per cui parteciperemo al corteo di Roma, per dire alla Fiom di continuare sulla strada intrapresa, mirando al conflitto, dialogando con i movimenti, con le sue soggettività e le sue forme politiche, per fare quel salto di qualità che la realtà impone. Le diciamo di resistere non solo all’attacco dei padroni ma anche a quello che “arriva da sinistra”, che la rivorrebbe posizionata al tavolo della svendita di diritti di turno.

Non possiamo che salutare con partecipazione tutte quelle iniziative di contestazione che in questi giorni attraversano le città, le  piazze e le strade, indicando nel governo, Confindustria e nei suoi servi sindacali alcuni dei maggiori protagonisti della produzione attuale di povertà e precarietà diffusa. Che vengano promosse dagli operai della Fiom, dai collettivi studenteschi, dai comitati di lotta territoriali non possono che vederci solidali e protagonisti, e farci dire che dietro quella mano che tira il petardo o un uovo c’è anche la nostra mano.

Facciamo appello a quanti si riconoscono nell’autorganizzazione sociale e nell’antagonismo di classe, a partecipare allo spezzone antagonista che sfilerà nel corteo Fiom.
Noi ci saremo!

Nessuna pace sociale con governo e padroni!

Antagonisti contro la crisi
Network antagonista torinese: csoa Askatasuna, csa Murazzi, coll. universitario autonomo, Kolettivo studenti autorganizzati Ksa ([b]Torino[/b]) - Laboratorio_Crash!, coll.universitario autonomo, Coll. autonomo studentesco Cast ([b]Bologna[/b]) - Studentato Occupato Anomalia, Spazio Antagonista ExKarcere, Coll. Universitario Autonomo, Collettivo Autonomo Studentesco "Fuori Controllo" ([b]Palermo[/b]) - Zona Autonoma Pisana - Spazio Antagonista Newroz, Progetto Prendocasa, coll.universitario autonomo, coll. autonomo studenti pisani ([b]Pisa[/b]) - Spazio Antagonista Occupato Guernica, collettivo autonomo studentesco ([b]Modena[/b]) - Csa Dordoni ([b]Cremona[/b]) - csoa Tempo Rosso - Pignataro Maggiore, csoa Spartaco - Santa Maria Capua Vetere - No-Workers - Terra di Lavoro, Interferenze/Media Center; ([b]Caserta[/b]) - Collettivo Studentesco No Pasaràn (Caserta e provincia) - Cpoa Rialzo ([b]Cosenza[/b])

Per info e adesioni: news@infoaut.org

giovedì 30 settembre 2010

Anche gli operai vogliono dire la loro? E che noia. Per la Cisl tempi duri.

E ora... ci si mettono pure gli operai


[Verso il 16... e oltre]

Uova e petardi contro una sede della Cisl a Treviglio.
Condanne e "Preoccupazioni" ma nell'Europa della crisi è la norma!

Chissà cosa diranno domani gli espertucoli e i moralizzatori dagli editoriali della carta stampata. Questa volta gli operai c'erano... anzi, erano esclusivamente operai. Per cui, questa volta, sarà forse un po' più difficile blaterare  di ingenui ragazzin* dei centri sociali, manipolati dai "cattivi maestri" di turno. Segno che la contestazione a Bonanni e il fumogenino erano un segnale preciso, in grado di cogliere almeno qualcosa (rispetto al nulla che non colgono media e politici) del disagio che attraversa il paese. Come dire, se il fumogeno di Torino voleva essere un segnale, qualcuno, nel bergamasco, ha saputo ben raccoglierlo.

La nuda cronaca

Oggi davanti alla sede della Cisl di Treviglio, in provincia di Bergamo alcuni militanti della Fiom di Bergamo hanno manifestato il proprio disappunto contro le politiche -nei fatti - antisindacali di quella conferderazione, lanciando uova e altri oggetti e gridando insulti contro l'organizzazione sindacale ed i suoi militanti. È quanto si apprende dalle agenzie di stampa.

La riflessione


La semplicità e limpidezza del gesto saranno certo ancora una volta oggetto di strambe riflessioni che chiameranno in causa chissà quale determinazione impazzita nel muovere la volontà di questi operai. Da queste righe sappiamo benissimo che si tratta della pura e semplice incazzatura di una parte di paese che non ce la fa più ed è stufa di stare a guardare. Si alambicchino pure i moralisti da 10.000 euro al mese nel voler fare "lezioni di democrazia" a chi decide, un bel giorno, di dire (e fare!) la sua... Non cambierà il mondo ma almeno, qualche volta, aiuta a non rodersi troppo dentro!
Così devono aver pensato questi operai bergamaschi (pare, pure iscritti alla Fiom... quel covo di terroristi!) e di conseguenza hanno agito. Piccoli gesti che scaldano un po' il cuore.

La Cisl e Sacconi (c'è ancora qualche differenza?) prendono la palla al balzo e iniziano a blaterare di "clima insostenibile e pericoloso", di strani rigurgiti e tutta la paoplia da paranoici poco fantasiosi. In realtà, sanno benissimo che la loro impopolarità sta crescendo e si preoccupano (a ragione) di non poter continuare  a fare quello che vogliono.
Il sindacato dei venduti, intanto, fa sapere che «sino a quando la Cgil lombarda non prende una posizione chiara forte e pubblica di condanna senza riserve e attenuanti di questa che è solo l’ultima delle azioni antidemocratiche della Fiom i nostri rapporti unitari sono azzerati, in ogni dove e per qualsiasi tema o argomento».
La Cgil si è già prostrata, condannando il gesto.

L'aspetto più divertente è che mentre da noi ci si scandalizza per ogni fischio di cui non si chiede il permesso, in tanti paesi d'Europa si fanno picchetti, blocchi stradali e ci si scontra con la polizia, per dire No all'Europa dell'austerità, quella che lor signori ci stanno imponendo da Bruxelles in questi giorni.
Succede in tutta la Spagna e a  , in Grecia come in Irlanda.

Da noi si aspetta il 16 ottobre...  ma da questa sera, con un sorriso in più sulle labbra.


Divertiti e ben lungimiranti,
primi affumicatori di Bonanni


Infoaut

mercoledì 29 settembre 2010

martedì 28 settembre 2010

lunedì 27 settembre 2010

domenica 26 settembre 2010

La notte delle matite spezzate (parte 3 e 4...)

Parte 3

Parte 4

La notte delle matite spezzate (parte 1 e 2...)

Non voglio appesantirvi, questo film tratto dalla realtà è diviso in 10 parti. Oggi posterò le prime due parti, in seguito le altre a gruppi di due.
Vi avviso che il film è molto duro, purtroppo sono fatti veramente accaduti. Siamo in Argentina.
parte 1

parte 2

venerdì 24 settembre 2010

martedì 21 settembre 2010

lunedì 20 settembre 2010

domenica 19 settembre 2010

Adro (BS): mobilitazione contro la scuola pubblica marchiata Lega



Adro: diritti e libertà hanno un solo limite, la vostra arroganza. Abbattiamola!

18sett - Alcune centinaia di persone hanno partecipato questa mattina alla protesta ad Adro contro la decisione del sindaco razzista Lancini di marchiare il nuovo polo scolastico con il sole delle Alpi, non che simbolo del Carroccio. Il presidio promosso dal Pd e dalla lista locale di opposizione, Linfa, si è trasformato in una partecipata manifestazione promossa dalle tante realtà di base, antirazziste e di movimento, cha avevano deciso di aderire alla protesta di questa mattina con una propria connotazione, per rimarcare l'opposizione radicale non solo alla giunta Lancini, ma, in generale, a tutti i fautori delle istanze sicuritarie, razziste e xenofobe che stanno attraversando l'Italia. Il corteo ha raggiunto la nuova scuola dove è stato esposto lo striscione con la scritta: "diritti e libertà hanno un solo limite, la vostra arroganza. Abbattiamola! La lega uccide il tricolore non salva". Il riferimento al tricolore era indirizzato al Pd che aveva chiesto ai partecipanti di scendere in piazza oggi con la bandiera italiana.

giovedì 16 settembre 2010

W i compagni che ogni giorno lottano per un mondo migliore

Questo testo lo voglio dedicare a tutti loro/noi, compagni di ieri e di oggi.



...compagno non lasciare...

mercoledì 15 settembre 2010

E a Milano viene contestato Pietro Ichino



Ma chi è Pietro Ichino? Per chi non lo conoscesse: giurista, giornalista e politico italiano (PD).
Pietro Ichino vive da alcuni anni sotto scorta a causa delle minacce che alcuni membri delle Brigate Rosse gli hanno esplicitamente rivolto e per via del fatto che due suoi colleghi (Massimo D'Antona e Marco Biagi) che stavano lavorando alle stesse materie di cui si occupa Ichino sono caduti sotto i colpi delle Nuove Brigate Rosse.

lunedì 13 settembre 2010

Paperino e Paperina ballano una tarantella

dedicata ai nostri politici, per la gioia dei nostri bambini.

venerdì 10 settembre 2010

Gli operai di Mirafiori commentano la contestazione a Bonanni

In alto i toni! sulla contestazione a Bonanni. Comunicato del Csoa Askatasuna.

In alto i toni! sulla contestazione a Bonanni


[Comunicato del csoa Askatasuna]

Contestare qualcuno è legittimo, alla festa del Pd come in qualsiasi altro luogo. Se poi la festa si tiene in una piazza, libera e di tutti, lo è ancora di più.
Se quel qualcuno è Bonanni, è giusto persino di impedirgli di parlare. Le prese di posizione che trovano spazio sui giornali e sui tg di ieri e oggi lasciano alquanto dubbiosi per le categorie che si utilizzano (attacco violento, squadrista, ritorno agli anni di piombo) e per le soluzioni (isoliamo i violenti, abbassiamo i toni). Non appena accade un fatto si apre il circo della politica, quello che foraggia i Bonanni e i Letta, quello dei salotti televisivi, quello del volemose bene.
Bonanni è il responsabile di quanto sta avvenendo nel nostro paese con la Fiat e più in generale nel mondo del lavoro. E' la sponda certa per Confindustria e Governo su qualsiasi argomento. Il sindacato che rappresenta si permette di estromettere un altro sindacato dalla contrattazione e dalla rappresentanza nonostante abbia più iscritti del suo. Quelli come Bonanni sono tra i tanti responsabili delle condizioni di vita e di lavoro che vive la gente, rappresentando gli interessi di chi non ne ha bisogno a discapito di chi lavora.
Togliere la parola a qualcuno non è una cosa così fuori dal mondo, del resto a quanti è tolta parola (e la dignità) tutti i giorni per le scelte dei vari Bonanni? I senza voce sono quelli (metalmeccanici o meno) che possono solo subire una vita di ricatti, che gente come "il nostro", avvallano e perpetrano. Zittirlo è legittimo punto e basta.

Ora sui motivi della contestazione non entriamo neanche nel merito parchè sono così tanti e chiari che ci sembra di offendere chi legge. Sui modi possiamo spendere qualche parola perché chiamati in causa più volte e nelle maniere più fantasiose. I centri sociali non sono un'entità fuori dal mondo, estromessa dalla quotidianità, con soldati pronti a combattere la prossima battaglia. Sono luoghi dove trovano spazio tutti, lavoratori, studenti o disoccupati che siano, e in quello spazio, non solo fisico, si confrontano ed esprimono le tensioni di questa società. A differenza dei partiti, i collettivi e le soggettività che trovano spazio nei centri sociali intendono la democrazia come una pratica di partecipazione diretta, senza mediatori, senza rappresentanze. I "democratici" intendono la democrazia come un insieme di regole e norme alle quali far sottostare i governati, estromettendosene ed elevandosi a rappresentanti di tutto e tutti. E visto che questa è la democrazia, ebbene si siamo anti-democrtatici. La politica per noi non è un posto di lavoro, non è una carriera alla cui aspirare, è un mezzo per mettere in pratica i bisogni collettivi che questo sistema nega con tutti i mezzi che ha disposizione. Così è normale che vadano anche i centri sociali a contestare Bonanni, perché essi sono la voce di quanti non ce l'hanno, e a differenza dei partiti, senza voler rappresentare nessuno, mettono in pratica quello che molti lavoratori avrebbero voluto fare ma che non possono fare, limitandosi a insultare Bonanni davanti alla televisione.
Altro che abbassare i toni, qui i toni sono da accendere al massimo volume! E' semplice per politici, opinionisti e sindacalisti patinati fare i discorsi che abbiamo letto sui giornali che richiamano al confronto , alla pacatezza, a tante belle parole. Ci dicono anche che così si rischia di rispolverare la figura del nemico o non quella di semplice avversario. Certo per chi fa parte della stessa cricca è normale che chi schiaccia o collaborare a schiacciare sotto i piedi i tuoi diritti minimi sia solo un avversario, come in una partita a briscola. E se gli devi dire qualcosa, glielo devi dire con gentilezza e abbassando i toni. Per noi non è così, crediamo ancora che esistano le categorie dei nemici, e questo mondo ce lo dimostra giorno dopo giorno, e siccome non partecipiamo a un torneo di carte, e la partita è la vita di tutti, indichiamo e avversiamo i nemici. Siamo di parte, e lottiamo per una parte sola di questa società: quella che lavora o non lavora, che è sottomessa a chi comanda e chi governa, quella delle fabbriche che chiudono e non sa come arrivare a fine mese. Padroni, proprietari, sindacalisti di mestiere, politici di professione, pennivendoli al soldo dei propri editori sanno far valere le loro ragioni molto bene!

Al resto delle considerazioni non diamo neanche spazio, il ritorno degli anni di piombo, la violenza estrema, lo squadrismo e tante altre parole le lasciamo al vento assieme a quelle tante altre che sentiamo in tv tutti i giorni. Avessimo mai sentito dire a Bersani parole del genere nei confronti degli squadristi veri, dei fascisti in doppiopetto, degli imprenditori delle varie cricche allora potremmo anche prenderle in considerazione.

Centro Sociale Askatasuna - Torino

martedì 7 settembre 2010

Insieme alle urne, Pd e comunisti

Insieme alle urne,
Pd e comunisti cercano l'accordo


Ma in caso di vittoria niente esecutivo per Prc e Pdci
FABIO MARTINI
ROMA
Una stretta di mano tra compagni vale più di un accordo sottoscritto davanti al notaio. Venerdì 27 agosto poche ore dopo aver lanciato la proposta del “Nuovo Ulivo”, il leader del Pd Pier Luigi Bersani ha avuto due colloqui. Con Paolo Ferrero, leader della Rifondazione comunista e con Oliviero Diliberto, segretario del Pdci e ad entrambi ha spiegato come ha in mente di rimetterli in gioco: nel caso molto probabile in cui la legge elettorale non dovesse cambiare, il Pd è pronto a stringere una alleanza elettorale con i due partiti comunisti, che a loro volta però dichiareranno di non voler partecipare ad un (eventuale) governo di centrosinistra.

Una proposta che Ferrero e Diliberto hanno sottoscritto immediatamente: per il loro elettorato tornare al governo è vissuto come uno spauracchio, ma rientrare il prima possibile in Parlamento è invece una sorta di panacea per due partiti che finanziariamente sono sull’orlo del collasso. Quasi tutti i funzionari sono stati messi in cassa integrazione, il quotidiano «Liberazione» è a rischio di chiusura a breve, Paolo Ferrero si è autosospeso il contributo-stipendio e si è rimesso a lavorare alla Regione Piemonte. E che i due partiti comunisti gradiscano assai il patto proposto loro dal Pd lo dimostra il fatto che, senza fare accenno al patto con Bersani, Paolo Ferrero abbia subito diffuso una dichiarazione favorevole: «Condividiamo la proposta di dar vita ad un’Alleanza democratica per sconfiggere Berlusconi».

Un’intesa che non è stata formalizzata e non lo sarà fino a quando non si entrerà nella stagione elettorale. Soltanto allora si entrerà nei dettagli e si studieranno gli escamotages, a cominciare dal più serio: i comunisti, ammesso e non concesso che la sinistra vinca le prossime elezioni, pur stando fuori, appoggeranno l’eventuale governo? Per ora una ideale stretta di mano è sufficiente, ma l’effetto di questo patto informale equivale ad una piccola rivoluzione copernicana: rimette in gioco due partiti con i quali il Pd aveva deciso di non allearsi più in nome della opzione riformista e dell’abbandono di ogni tentazione massimalista.

Una scelta assunta prima delle Politiche del 2008 e dopo la quale i partiti comunisti hanno subito tre batoste elettorali consecutive. Ma Bersani, letti e riletti i dati elettorali, si è deciso a fare la prima mossa. In base ad un calcolo pragmatico. Certo, Prc e Pdci (ora riuniti nella Federazione della Sinistra) negli ultimi 4 anni hanno drasticamente ridotto il proprio peso elettorale. Nel 2006, anno della vittoria dell’Unione di Prodi, il Prc era stato votato da 2 milioni e 300mila elettori (pari al 5,8%), mentre al Pdci erano andati 884mila suffragi, il 2,3%. Totale l’8,1%.

Ma nel 2008, dopo una partecipazione al governo vissuta con senso di colpa e senza mai rivendicare i risultati ottenuti (ritiro delle truppe dall’Iraq, abolizione dello «scalone»), si era determinato un tracollo elettorale e il cartello della Sinistra Arcobaleno (Verdi compresi) aveva ottenuto 1 milione e 124 voti, tutti assieme precipitando al 3,1%. Subito dopo, Nichi Vendola aveva lasciato Rifondazione, fondando la Sel, mentre i comunisti più radicali avevano proseguito la discesa elettorale, ottenendo il 3,4% alle Europee 2009 e il 2,7% alle Regionali 2010. Ma al Pd hanno fatto i conti: la somma dei voti dei comunisti «buoni» e di quelli «cattivi» supera il 6% e persino nel terribile 2008, soltanto con metà di quella percentuale, il centrosinistra avrebbe conquistato diverse regioni andate al centrodestra, compreso il Lazio, col suo ricco «premio».
 
La Stampa

martedì 31 agosto 2010

Carrefour: la spesa gratis dei licenziati

31.08.2010

Carrefour, la spesa gratis dei licenziati

Milano - Con il carrello pieno di pasta, acqua e pannolini si sono avvicinati alle casse. «Fateci passare, dobbiamo dare da mangiare ai nostri figli». È la nuova protesta dei lavoratori del magazzino del Gs-Carrefour di Pieve Emanuele, che si sono presentati al supermarcato Carrefour di Assago, alle porte di Milano, per protestare contro il mancato pagamento degli arretrati. Un nuovo capitolo, insomma, per quella che i sindacati hanno definito "la Melfi del Nord".

Avvicinato il direttore del supermercato, funzionari e delegati hanno trattato per avere un anticipo sotto forma di beni di prima necessita. Poi - dopo circa una mezz’ora all’interno - hanno lasciato i carrelli davanti alle casse e sono usciti dal supermercato consegnando volantini.

Da tre mesi i 60 magazzinieri di Pieve hanno la busta paga a zero ore e non vengono fatti rientrare a lavoro. Questo nonostante due sentenze del tribunale del lavoro che danno ragione ai lavoratori. Ieri un incontro in prefettura tra sindacati, Carrefour e consorzio Gemal - che gestisce l’appalto - si è risolto con un nulla di fatto. «La nostra proposta è di reintegrare tutti i lavoratori - ha detto Ettore Montagna (Filt-Cgil) - perché prima di tutto bisogna rispettare le sentenze. Poi si potrà discutere di cassa integrazione». E' previsto anche l’invio di una lettera all'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi.

"In merito alla vertenza in atto nel deposito di Pieve Emanuele, Carrefour specifica ancora una volta che i 64 lavoratori coinvolti non sono, né sono mai stati, dipendenti della società", fanno sapere dal gruppo francese della grande distribuzione. "Sono dunque improprie le esortazioni al rispetto della legge e delle istituzioni rivolte a Carrefour, che auspica una risoluzione in tempi brevissimi della vertenza in atto nel deposito di Pieve Emanuele tra la cooperativa Rm e i suoi lavoratori e si ponga fine a ogni comportamento contrario alla legalità".

di LUCA DE VITO (Repubblica Milano)

sabato 28 agosto 2010

giovedì 26 agosto 2010

Se avessimo un minimo di dignità li scuoieremmo tutti

Che belle le dichiarazioni di Tremonti... E qualcuno lo vorrebbe a capo di un esecutivo di transizione.
Se avessimo un minimo di dignità li scuoieremmo tutti vivi da Berlazza sino a Bersani...
Squallide merde loro e chi li ha votati che ne è complice.


Dal Corriere...
MILANO - Una dichiarazione che farà discutere. Soprattutto in un Paese che registra una media di 3 o 4 morti sul lavoro al giorno. «Dobbiamo rinunciare ad una quantità di regole inutili, siamo in un mondo dove tutto è vietato tranne quello che è concesso dallo Stato, dobbiamo cambiare». Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo al «Berghem fest» sottolineando subito dopo che «robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo».

Dalla Stampa....
Nessun riferimento esplicito al caso Fiat. La platea lo coglie in un ragionamento generale, che calza a pennello con il nodo degli operai licenziati a Melfi e sulle condizioni che il Lingotto ritiene necessarie per investire ancora sul futuro degli stabilimenti italiani: se si vogliono «diritti perfetti nella fabbrica ideale», si rischia «di avere diritti perfetti ma di perdere la fabbrica che va da un’altra parte». Oggi «una certa qualità di diritti e regole non possiamo più permetterceli», in uno scenario globale «non possiamo pensare che sia il mondo ad adeguarsi all’Europa, è l’Europa che deve adeguarsi al mondo». 


Traduzione e sintesi: lo stile di vita occidentale si paga con l'alienazione dei diritti civili di una parte delle classi non parassitarie, mentre marchionne marcegaglia e tremonti che guadagnano 450 volte quel che guadagnava un Valletta possono sucarci il sangue. mi si rivolta il sangue nei ventricoli.

martedì 24 agosto 2010

Il Sindaco si ribella: Il Comune non comprerà più Fiat

Vertenza Melfi, il sindaco si ribella
"Il Comune non comprerà più Fiat"

Polemico annuncio di Sauro Secone, primo cittadino del Pd di Quarto. "Non acquisteremo o stipuleremo contratti di leasing con il marchio del Lingotto visto che l'azienda calpesta di fatto la dignità dei tre lavoratori licenziati e poi riassunti"

"Il Comune di Quarto non acquisterà più nè stipulerà contratti di leasing usando auto con il marchio Fiat per le sue autovetture di servizio". Lo ha detto il sindaco di Quarto  Sauro Secone del Pd intervenendo nel braccio di ferro tra la Fiat e i 3 operai licenziati e poi riassunti grazie ad una sentenza del giudice del lavoro nello stabilimento di Melfi.

Ai vertici del Lingotto Secone ha mandato un messaggio: "quanto sta avvenendo in questi ultimi giorni nello stabilimento Fiat di Melfi è un qualcosa che lascia non poco amareggiati. E' assurdo che una multinazionale come la Fiat abbia deciso di non dare seguito ad una sentenza pronunciata dalla magistratura italiana, calpestando di fatto i diritti e la dignità dei tre lavoratori licenziati e poi riassunti. Qui sono in gioco -prosegue Secone- non solo tre posti di lavoro ma soprattutto il rispetto e la dignità di tutti i lavoratori"

La Repubblica

domenica 22 agosto 2010

FIAT: Vi paghiamo per non lavorare

... purché non produciate conflitto
Non si può giudicare altrimenti la decisione della casa-madre Fiat  sul come eseguire il reintegro (obbligato da una sentenza del giudice del lavoro dello scorso 10 agosto) dei tre dipendenti Fiom di Melfi, due dei quali delelgati Fiom.
I tre erano stati licenziati dall'azienda poco più di un mese fa  con l'accusa di aver ostacolato il percorso di un carrello robotizzato durante un corteo interno. Il blocco del carrello robotizzato, secondo l'azienda, impediva di lavorare agli operai che non partecipavano allo sciopero e al corteo interno.

Il giudice aveva annullato il provvedimento ritenendolo "antisindacale" ordinando l'immediato reintegro nelle rispettive mansioni professionali dei tre lavoratori ma Fiat, dal canto suo, aveva subito ribadito l'intenzione di voler fare ricorso, non accettando nei fatti la sentenza, e fare di testa propria.

Il risultato è quello comunicato ieri: gli operai saranno pagati... ma non saranno ammessi in fabbrica. Come già fu per la lettera del grande capo agli operai, la comunicazione è stata recapitata a casa dei singoli interessati. Contro la decisione del Lingotto si sono schierati subito i sindacati e l'opposizione, accusando l'azienda di comportamento "antisindacale" e minacciando il ricorso a "vie legali". La risposta dell'azienda non è stata esplicita: "Abbiamo esercitato una nostra facoltà".

La Fiom annuncia che domani i tre operai si presenteranno comunque ai cancelli di Melfi. L'opposizione e la stessa Cgil non mancano di denunciare il carattere anti-sindacale dell'operazione. Gallino ricorda come, oggi più che mai (ma quando avrebbe mai smesso?), la Fiat fa lotta di classe!

Il provvedimento annuncia un ritorno alle "buone vecchie pratiche" di casa Fiat (e in fondo di ogni padrone): "licenziare le avanguardie di lotta!",... anche a costo di doverle pagare per niente (in attesa di regolare i conti poi...). In ogni caso sempre meglio di una ripresa del conflitto operaio dentro le fabbriche, soprattutto all'indomani del pesante No di Pomigliano e l'annunciata fine degli ammortizzatori sociali dei mesi a venire.
Primo bersaglio della Fiat è certamente l'operato sindacale della Fiom, che scenderà in piazza a Roma ad ottobre con una manifestazione nazionale.
Infoaut

mercoledì 18 agosto 2010

Lettera del figlio di un operaio Fiat

Riportiamo di seguito un articolo che in poche righe racconta la rabbia di chi non rinnega, ma onora le proprie radici.

Descrive la dignità di chi, nella scala sociale, sa bene a quale classe appartiene e di quale invece fa parte in nemico.



Ero nato da poche ore e l’ho visto per la prima volta, era alto, bello, forte e odorava di olio e lamiera.
Per anni l’ho visto alzarsi alle quattro del mattino, salire sulla bicicletta e scomparire nella nebbia di Torino in direzione della Fabbrica.

L’ho visto addormentarsi sul divano, distrutto da ore di lavoro e alienato dalla produzione di migliaia di pezzi tutti uguali imposti dal cottimo. L’ho visto felice, passare il proprio tempo libero con i figli e la moglie.
L’ho visto soffrire, quando mi ha detto che il suo stipendio non gli permetteva di farmi frequentare l’università.
L’ho visto umiliato quando gli hanno offerto un aumento di 100 lire per ogni ora di lavoro.
L’ho visto distrutto quando, a 53 anni, un manager della Fabbrica gli ha detto che era troppo vecchio per le loro esigenze.
Ho visto manager e industriali chiedere di alzare sempre più l’età lavorativa, ho visto economisti incitare alla globalizzazione del denaro ma dimenticare la globalizzazione dei diritti, ho visto direttori di giornali affermare che gli operai non esistevano più, ho visto politici chiedere agli operai di fare sacrifici per il bene del paese, ho visto sindacalisti dire che la modernità richiede di tornare indietro.

Ma mi è mancata l’aria, quando lunedì 26 Luglio 2010 su «La Stampa» di Torino ho letto l’editoriale del Prof. Mario Deaglio. Nell’esposizione del professore i «diritti dei lavoratori» diventavano «componenti non monetarie della retribuzione», la “difesa del posto di lavoro” doveva essere sostituita da una volatile «garanzia della continuità delle occasioni di lavoro», ma soprattutto il lavoratore, i cui salari erano ormai ridotti al minimo, non necessitava più del «tempo libero in cui spendere quei salari», ma doveva solo pensare a soddisfare le maggiori richieste della controparte (teoria ripetuta dal Prof. Deaglio a Radio 24 tra le 17.30 e le 18.00 di Martedì 27 Luglio 2010). Pensare che un uomo di cultura, pur con tutte le argomentazioni di cui è capace, arrivi a sostenere che il tempo libero di un operaio non abbia alcun valore perché non è correlato al denaro mi ha tolto l’aria.

Sono salito sull’auto, costruita dagli operai della Mirafiori di Torino. Sono corso a casa dei miei genitori, l’ho visto per l’ennesima volta. Era curvo, la labirintite, causata da milioni di colpi di pressa lo faceva barcollare, era debole a causa della cardiopatia, era mio padre, operaio al reparto presse per 35 anni in cui aveva sacrificato tutto, tranne il tempo libero con la sua famiglia, quello era gratis. Odorava di dignità.

tratto da:
http://emiliaromagna...a.org/node/9237

martedì 17 agosto 2010

Bestiario Kossighiano

E' spirato in ospedale, ma va ancora sconfitto nella piazza



...e alla fine è spirato! E' morto un gladiatore, un micidiale servo dello stato. Impossibile trovare epiteti adeguati a nominare il defunto. La traiettoria che in linea verticale ci separa, noi giù in basso fino a lui lassù in alto, è descritta dall'ostilità e dall'inimicizia assoluta. Punto. Basta questo.
E' morto Francesco Cossiga, ma questo non basta, perchè la sua attualità nel presente e nel nostro futuro ci indica l'urgenza di cancellare e abolire tutto ciò che lo rende persistente alla morte, a cominciare dalle leggi speciali da lui introdotte per colpire i movimenti antagonisti e di massa del decennio rosso fino ad arrivare alla memoria e alla verità sempre violentata dagli interessi rappresentati dal gladiatore capo.
Da questo evento una spinta, l'indicazione per i movimenti a sconfiggere il persistente Cossiga che viene tutte le volte quando un territorio si solleva, per la libertà e per l'autonomia.
La piazza e le strade, la fabbrica e il quartiere lo sanno: "ha pagato caro, ma non ha pagato tutto!"

Infoaut

lunedì 9 agosto 2010

venerdì 23 luglio 2010

F.I.A.T. Fabbrica italiana Automobilistica Torino

F.I.A.T. Fabbrica italiana Automobilistica Torino

Peccato che produrrà in Serbia... ma li so meglio... li soldi del governo.

martedì 20 luglio 2010

Carlo vive e lotta insieme a noi

Il 20 luglio è una data che non si scorda. E' il giorno in cui un movimento nascente si lanciò contro i padroni del mondo rinchiusi nella zona rossa di Genova. E' il giorno in cui in quella battaglia per la libertà morì Carlo Giuliani, in piazza Alimonda alle 17.27, colpito da un proiettile sparato dal carabiniere Mario Placanica, dall'interno del defender su cui stava. Questo è il 20 luglio che torna tutti gli anni, il passamontagna e l'estintore di Carlo, e poi il suo corpo straziato a terra. Le giornate di Genova sono l'infuriare della battaglia, l'assedio alla città, i gas lacrimogeni conditi al cianuro, le torture di Bolzaneto e la macelleria messicana della Diaz.
Il 20 luglio ha segnato lo spartiacque nei movimenti, quel movimento planetario ha tentato, in qualcosa di più grande di quanto consentito sia dai padroni del mondo rintanati nella realtà virtuale delle zone rosse, difese dalle guardie dell'impero; sia da quella nomenclatura che dal movimento contro la globalizzazione che ha succhiato linfa per vivere qualche anno in più, non prima di aver spento l'insorgenza di quelle migliaia di uomini e donne che erano a Genova, trasformando la richiesta di un trasformazione radicale del presente in beghe da parlamento. Oggi quanti hanno ingorgato i tavoli delle assemblee dei social forum sono scomparsi dalla scena politica, e per chi c'è ancora, lavorano alla politica dai tavoli delle segreterie o di posti ben conservati.
Il movimento di Genova è un ricordo che non si è voluto spingere più avanti, e a quasi dieci anni di distanza, cerca ancora la sua verità, al di fuori delle mistificazioni di comodo.
Il 20 luglio è il giorno in cui globalmente i movimenti sociali ricordano Carlo Giuliani e la sua storia, una storia fatta di passione che non può essere narrata se non con il linguaggio delle lotte. La verità sull'omicidio di Carlo Giuliani non spetta ai tribunali che già hanno, o meglio non hanno, sentenziato, la verità è un aspetto collettivo che è conosciuta a tutti.
In questi giorni arrivano gli appelli per le condanne ai dirigenti delle forze dell'ordine coinvolti nella gestione dell'ordine pubblico e nell'irruzione alla Diaz. Sentenze che ribaltano i primi gradi di giudizio.
Le responsabilità sono chiare non c ‘è bisogno di elencarle, ma Genova valse premi e promozioni in passato, chissà cosa spetterà agli abili servitori dello stato il futuro.

Dopo Genova le mutazioni furono rapide e brutali, ci fu l'11 settembre e l'introduzione nel lessico della guerra globale, ma questo è un altro pezzo della storia

Genova è in tutti noi, con Carlo nel cuore...

domenica 18 luglio 2010

I lavoratori della Fiat in Polonia: Lavoriamo con lentezza

Da Tychy, una lettera di solidarietà ai licenziati Fiat

Colleghi di Fiat Italia,

noi ammiriamo enormemente la vostra lotta contro gli attacchi alle vostre condizioni di lavoro e i vostri diritti fondamentali.

Il licenziamento di Pino Capozzi mostra la vera natura dell'azienda per cui lavoriamo. E' un attacco al diritto basilare dei lavoratori di poter protestare e dissentire con le scelte della dirigenza.

Stiamo assistendo alla crescita di un nuovo totalitarismo - quello che viene chiamato "Corporate Power". Nei luoghi in cui i lavoratori sono troppo deboli per resistere esso si configura come un vero e proprio sistema di terrore.

Disgraziatamente i sindacati qui a Tychy hanno deciso che noi dobbiamo starcene tranquilli, da bravi servi, e pregare Fiat di non toglierci il lavoro.

Ma alcuni di noi domani lavoreranno molto, molto lentamente. Sarà un piccolo segno di solidarietà verso di voi.

Tychy (Polonia), 15 luglio 2010

Fonte: "Strikes at Fiat and letter of solidarity from Poland"

mercoledì 14 luglio 2010

lunedì 12 luglio 2010

Casposos


Traduzione: Mani Guaritrici
 
 
Quanti truffatori, quanti imbroglioni, quanti vampiri della tv
streghe,monaci e veggenti, imbroglioni di professione.
curatori che curano l'aids, bisogna fregarsene di questi stronzi
carogne, carogne, avvoltoi del raggiramento
carogne, carogne,nella miniera vi vorrei vedere.
906453452, chiamaci a qualunque ora
subito si incarichera' di risolvere, la mia segreteria telefonica, tutte le tue preoccupazioni, tutte le tue preoccupazioni
e se vuoi di piu', vieni a visitare, senza alcun timore questo umile ciarlatano, che ti aiutero', ma non sia ingenuo, non dimentichi il portafoglio
che ti salassero', che ti sgozzero', non mi importa un cazzo se il tuo stadio e' terminale
e se tutto riesce male, non venga a reclamare, non mi frega l'affare...
in qesta vita c'e' gentaglia senza coscienza, a cui non importa mentire per guadagnare, ti vendono in cambio di denaro false speranze che mai si avvereranno
tutta la vita studiando medicina, perche' uno sciocco noi vogliamo far vedere, che ha potere nelle sue mani. che solo toccandoti il tuo male avra' guarito
quindi guarda amico, mettiti nel culo quel dono divino che dio pote' darti.
vengono dall'aldila', vengono dall'aldila' (3 volte)
apparizioni di cristo e della vergine,
apparizioni che sono schifose fandonie
dopo, ti vendono litri di acqua benedetta e molti ciondoli che ti costano un occhio della testa.
alcuni dicono che non prendono denaro, pero' ti obbligano a pagar la volonta'
questi bastardi non mettono piede in tribunale, togliendo il denaro agli infermi terminali
bisogna fregarsene di cio' che pensa la gente per non mettersi la tuta e cominciare a lavorare
vengono dall'aldila', vengono dall'aldila' (3 volte)
c'e' gentaglia che non merita nemmeno il latte materno, dovrebbero stare in una clinica mentale
la galera si riempie di innocenti, e loro in liberta'
sono imbroglioni con totale impunita',
sono imbroglioni con totale impunita',
sono imbroglioni anormali anormali anormali anormali, anormal!!!....
sono testimone di vedere la vergine e cristo su una vespa, finivo di fumarmi 4 spinelli e bere 3 litri di vino,
gesu' cristo mi chiese qualche sorso, e la vergine non smetteva di fumare,
e noi fummo vicini a fare un baccanale ( x 3)

venerdì 2 luglio 2010

Scuola, nell'anno dei tagli senza precedenti aumentano solo i prof di religione

In un anno 4% di insegnanti in meno, ma i prof di religione sono ancora in crescita. In 12 mesi i bidelli e i tecnici del 6%. L'unico dato in controtendenza, tra quelli forniti dal ministero, riguarda i docenti dell'unica ora facoltativa. Per il resto meno cattedre e classi, e precari espulsi

ROMA
- Per la scuola italiana travolta dai tagli, l'unico segno più è per gli insegnanti di Religione. Il ministero dell'Istruzione ha appena pubblicato l'annuale dossier dal titolo "La scuola statale - sintesi dei dati, anno scolastico 2009/2010": il corposo volume di 342 pagine che contiene tutti i numeri dell'anno appena trascorso. Una pubblicazione di routine, che quest'anno però riserva una sorpresa: in mezzo a tanti segni meno, rispetto al 2008/2009 una delle poche voci che cresce è quella dei docenti di Religione. E' lo stesso ministero a certificarlo.

Il confronto con un anno fa consegna un quadro della scuola italiana con sacrifici per tutti, dagli alunni disabili ai precari, tranne che per gli insegnanti di Religione. Un dato che appare in netta controtendenza col taglio delle classi e con il lento ma graduale spopolamento delle aule quando sale in cattedra il docente individuato dal vescovo. Quella dei docenti che impartiscono l'unica ora di lezione facoltativa prevista dall'ordinamento scolastico italiano è questione che ha destato sempre polemiche.

Quando nel 2004 l'allora ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, pensò di stabilizzarli attraverso due distinti concorsi il mondo politico-sindacale si spaccò in due. Anche perché tra i titoli necessari per accedere al concorso, riservato a coloro che avevano prestato servizio per almeno 4 anni negli ultimi dieci (dal 1993/1994 al 2002/2003), occorreva essere in possesso dell'idoneità rilasciata dall'ordinario diocesano. Ma il secondo governo Berlusconi non si curò troppo delle polemiche e bandì ugualmente il concorso, che nel settembre 2005 consentì per la prima volta nella storia dello Stato italiano l'immissione in ruolo dei primi 9167 docenti di Religione. Da allora il loro numero è sempre cresciuto, fino alla cifra record (26.326 unità) dell'anno scolastico appena archiviato. I quasi 14 mila prof di ruolo, in leggera flessione rispetto a 12 mesi fa, sono stati abbondantemente compensati dai colleghi precari: 12.446 in tutto.

Nel frattempo, la scuola italiana è stata oggetto di tagli senza precedenti. Nel triennio 2009/2012 spariranno 133 mila cattedre per un totale di 8 miliardi di euro. Ma non solo: l'incremento degli alunni disabili (da 175.778 a 181.177 unità) è stato fronteggiato con un taglio netto di oltre 300 cattedre di sostegno. Quasi 37 mila alunni in più sono stati stipati in 4 mila classi in meno. E sono diminuiti persino i plessi scolastici: 92 in meno. È toccato al personale della scuola pagare il prezzo più alto al risanamento dei conti pubblici. In un solo anno gli insegnanti di ruolo sono calati del 4%, senza nessun recupero da parte dei precari che hanno dovuto salutare quasi 14 mila incarichi con relativo stipendio. Per non parlare del personale di segreteria, dei bidelli e dei tecnici di laboratorio: meno 6% in 12 mesi.

L'anno appena trascorso ha visto anche il varo della riforma Gelmini per il primo ciclo (scuola elementare e media), col calo delle ore di lezione e del tempo prolungato alla scuola media. Ma è stato anche l'anno delle proteste dei dirigenti scolastici per il taglio ai fondi d'istituto e del congelamento per un triennio (dal 2011 al 2013) degli stipendi degli insegnanti.

Silvio Intravia, La Repubblica

lunedì 28 giugno 2010

sabato 26 giugno 2010

Da un lato potere e ricchezza, dall'altro dignità e libertà


Il modello non era nuovo, celebrava un trentennale, anno 1980, sempre Fiat, stessi moduli, perfino la marcetta dei disponibili, e questa volta dei ricattati. Sotto il pullover sono rispuntati Valletta e Romiti, dei bei tempi Cinquanta e Ottanta. Qualcuno sa che a Nola c’è un reparto confino, dove vengono spediti gli insubordinati di Pomigliano? La Fabbrica che si intitola a Gianbattista Vico ripropone corsi e ricorsi.

La notizia qual è. E’ che questa volta gli è andata male. E gli è andata male per il solo merito di quel 40% di operai che hanno detto: non ci stiamo. E per il solo altro merito di quella Fiom, che si voleva sconfiggere una volta per tutte, ultimo residuo di una conflittualità operaia, estrema espressione fuori tempo di quella novecentesca – e oggi dire novecentesca è come dire medioevale – lotta di classe. Insomma, l’hanno voluta mettere sul piano simbolico e sul piano simbolico hanno rimediato una sconfitta. Guardate come arretrano i grandi organi di opinione: ma forse c’è ancora un problema lavoro, ma dunque c’è lavoro materiale e non solo immateriale, ci sono tute blu e non solo camici bianchi, c’è il salario e non solo partite Iva.

Eppure il punto da mettere in evidenza non è questo. Chi se ne importa di quello che dicono. Il fatto da cui bisognerebbe ripartire è questo nuovo livello di conflitto emerso nella vicenda, che loro hanno evocato e che quegli eroici «no» hanno rovesciato: da un lato ricchezza e potere dall’altro dignità e libertà. Da un lato l’arroganza di chi credeva di avere tutto nelle proprie mani, dall’altro chi ha rivendicato l’indisponibilità di alcune cose precise. Voi mettete 700 milioni e io vi dico che non mi vendo per questo, non metto a vostra disposizione la mia persona, rischio il lavoro ma tengo la testa alta e la schiena dritta. Una lezione. Non morale, ma politica. Viene da quel mondo. E apre una nuova frontiera a una sinistra moderna. Non direi tanto lavoro e diritti. Direi di più lavoro e persona. Quel referendum in quel modo, sotto quelle condizioni, come ricatto sulla vita, sull’esistenza delle persone, non andava accettato. Era dovere di tutta la Cgil, era dovere di tutto il partito democratico, mettersi di traverso. Mi interessano qui meno gli sbreghi alla legalità, che pure c’erano, erano gravi e vanno ancora denunciati. Quel referendum era politicamente illegittimo. Era finalizzato a mettere gli operai contro la loro organizzazione e a mettere gli operai contro altri operai. Esito questo ancora presente, se dovessero emergere reali pericoli per l’occupazione. Adesso bisogna ricostruire una unità di lotta e costringere il padrone a trattare. La Fiat oggi è più debole e meno lucida, come si è visto dalle prime reazioni. E il governo non ha proprio niente da dire. Bisogna non aspettare, passare all’attacco, come sindacato generale e come partiti politici, proporre soluzioni e far cadere la discriminante anti-Fiom. E’ il programma minimo.

Il problema non è il Cavaliere, il problema è il Cavallo, e cioè questo modo d’essere che occupa le nostre vite e che osa sempre di più per avere un comando assoluto, modo d’essere di privilegi intoccabili, di poteri arroganti, di ingiustizie palesi, di sistema di leggi eterne, oggettive, dicono, nei cui confronti non c’è niente da fare se non piegarsi e obbedire. Ascoltateli questi «no» di Pomigliano: segnano il «che fare» per un’operazione forte di un grande partito a vocazione alternativa.

Mario Tronti da Il Manifesto

giovedì 24 giugno 2010

Questa è la lotta del secolo. Diamoci da fare.

Ora ci attende una nuova lotta. Dura e laboriosa.
Il vero nocciolo del discorso è rendere il costo del lavoro uguale ovunque. Visto che si parla di globalizzazione, bisogna ricambiare con la stessa moneta.
I sindacati occidentali devono lavorare ed aiutare molto anche sovvenzionandoli, i sindacati cinesi ed orientali in genere. Questa è la vera battaglia di questo secolo. Non sarà facile, ma la strada deve essere questa.

Poi vediamo questi capitalisti dove si attaccano... si attaccano al c****.

mercoledì 23 giugno 2010

Chi ha votato No è un eroe

Lavorare SI, servi No.

Marchionne, Mercegaglia, Bonanni e Sacconi, lavorateci voi alle condizioni di ricatto che volete imporre agli operai di Pomigliano.

Chi ha votato No a Pomigliano è un eroe. Grazie ragazzi.


Gli operai di Pomigliano siano d'esempio a molti altri lavoratori sfruttati e sottopagati. Pensiamo ai lavoratori dei call center, delle pulizie, dell'edilizia e del commercio.

E' ora, è ora, è ora di lottare.

lunedì 21 giugno 2010

L'Ue obbliga la pensione a 65 anni per le donne? Falso

Non è assolutamente vero che l'Europa impone che le donne italiane vadano in pensione a 65 anni, come invece viene motivato in modo infondato non solo dal governo, ma dalla più parte dei media. Com'è che invece l'informazione non solleva alcun dubbio?
I pronunciamenti di Commissione e Parlamento europeo non riguardano l'innalzamento dell'età, ma sono fondati sull'esigenza di non discriminare il lavoro femminile, giacché tutte le ricerche denunciano retribuzioni e pensioni inferiori a quelle maschili. Con la direttiva 79/1978, l'Europa salva infatti la possibilità per gli stati di stabilire età di pensione differenti tra uomini e donne; e comunque l'Unione non può intervenire sull'età stabilita dai paesi membri. Può, invece, chiedere conto di atti discriminanti, come «obbligare» le donne ad andare in pensione prima: perché, in presenza di un regime legato ai contributi, porta a un rendimento ridotto.
Esiste dunque una questione di parità, ma non riguarda l'età. Nella «Piattaforma di Pechino» i governi si erano piuttosto impegnati a esplicitare l'impatto delle politiche economiche in termini di lavoro pagato e non pagato e di accessi al reddito delle donne. E il Consiglio Europeo di Lisbona, nel marzo 2000, fissava l'obiettivo del pieno impiego attraverso un miglioramento quantitativo e qualitativo dell'occupazione e il diritto fondamentale al lavoro di uomini e donne. Nel diritto comunitario, del resto, la tutela antidiscriminatoria è da sempre un architrave, che col Trattato di Amsterdam del 1998 è divenuto un principio fondamentale.
I dati ufficiali mostrano invece che siamo ben lontane da una parità retributiva, quindi economica, sociale e politica. Questo il quadro: fino a 20.000 euro, 48% donne e 52% uomini; da 20.000 a 40.000, 27% donne e 73% uomini; da 40.000 a 60.000, 20% donne 80% uomini; da 60.000 a 80.000, 15% donne 85% uomini; da 80.000 a 100.000, 12% donne 88% uomini; oltre 100.000, 10% donne 90% uomini.
Il differenziale retributivo uomo/donna si attesta su una media del 23%. Il gap per le retribuzioni nette annue delle donne va da 3.800 euro per i dipendenti a tempo indeterminato agli oltre 10 mila degli autonomi. Gli uomini hanno in media redditi superiori in tutte le forme contrattuali: 23% nel lavoro dipendente, 40% in quello autonomo, 24% per le collaborazioni.
Il lavoro delle donne nei 14 paesi più avanzati per un terzo è lavoro pagato e per due terzi è lavoro non pagato. Mentre tre quarti del lavoro degli uomini è pagato ed un quarto no. Quindi, è il peso dell'ineguaglianza di genere nella distribuzione del lavoro non pagato che determina le condizioni materiali delle donne nel lavoro produttivo a tutti i livelli. Ciò mentre rimane un carico di lavoro famigliare non retribuito: all'Italia appartiene infatti il primato del tempo dedicato dalle donne al lavoro familiare. Lisbona auspica il raggiungimento nel 2010 di un tasso di occupazione femminile del 60% in tutti i paesi. I nostri tassi di occupazione femminile risultano inferiori a quelli medi dell'Ue per ogni classe d'età e non solo rispetto all'Europa a 15, ma anche rispetto alle recenti adesioni. L'Italia infatti è, dopo Malta, il paese con i più bassi livelli di occupazione femminile di tutta l'Ue.
Quanto poi alle anziane e pensionate, due dati sono confermati in tutte le aree del paese e in tutti gli enti previdenziali: il 76% dei trattamenti integrati al minimo (cioè sotto i 500 euro mensili) riguarda le donne (2,6 milioni) e le donne mono-pensionate sono il 64,8% del totale, con un importo medio annuo di circa 7.300 euro. Si aggiunga che solo l'1,2% delle donne arriva ad avere 40 anni di contributi, il 9% arriva a una contribuzione fra i 35 e i 40 anni e ben il 52% è al di sotto dei vent'anni. Il che la dice lunga su ogni ipotesi di elevamento dell'età pensionabile per le donne, che attualmente in Italia avrebbe solo l'effetto di peggiorare le condizioni per quelle poche che riescono ad andare in pensione con una vita lavorativa consistente alle spalle.
Prima di omologarsi ad una stramba idea di parità, ci piacerebbe che almeno il sistema dell'informazione desse conto di questa condizione in modo documentato. E forse scopriremmo che quella della disparità tra differenti è l'unica uguaglianza e una battaglia politica che val la pena di fare.
Rosa Rinaldi