RIBELLARSI E' GIUSTO

ne servi ne padroni

Odio gli indifferenti

"Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Antonio Gramsci

UN GIORNO NON PUO' VIVERE SENZA LA SUA UTOPIA...

Così l’uomo deve vivere andare senza frontiere come bambini dietro un aquilone Correre giocare ridere vivere Non girare mai il volto anche quando a te non tocca Amare questa terra dove nel nostro cuore sventola rossa come il sole il simbolo di una nuova era Cammina uomo E va senza tempo Ridere amare lottare e poi infine invecchiare E passerà per questa terra come una luce di libertà
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sabato 19 novembre 2011

sabato 12 giugno 2010

spintonando insieme a te... Toro



con la voce insieme a te... toro
con le mani insieme a te... toro
saltellando insieme a te...  toro
spintonando insieme a te ... toro

comunque vada sempre insieme a te... TORO

sabato 3 aprile 2010

Questa è una malattia che non va più via

Scusate la deviazione sportiva, ma oggi volevo mettere questo video:



Sembra impossibile che segua ancora te, questa è una malattia che non va più via.
Vorrei andar via, vorrei andar via di quà, ma non resisto lontano da te.

giovedì 4 febbraio 2010

E' reato il coro contro la polizia


La Cassazione: è reato il coro contro la Polizia

Una pronuncia della Cassazione (la sentenza 4081 della Prima sezione penale) è destinata a incidere e non poco sulla vita negli stadi italiani, in particolare sui cori e gli slogan. Confermando la condanna a cinque mesi e 10 giorni di reclusione per uno dei capi della tifoseria del Crotone la Cassazione ha sottolineato che sono vietati, allo stadio, i cori degli ultras contro la Polizia, anche se gli insulti non sono riferiti ad un singolo agente ma a tutta la categoria della Polizia di Stato, che ha diritto al «rispetto e all'onorabilità di qualsiasi altra categoria professionale».

Il caso si riferisce a Gaetano S., che è stato condannato per istigazione all'ingiuria perchè con il megafono sollecitava gli altri ultrà - durante l'incontro Crotone-Reggina del 27 agosto 2006 - a ripetere slogan come "Celerino pezzo di m..... e "Poliziotto primo nemico" peraltro, in maniera del tutto gratuita e immotivata, perchè non c'era alcun disordine.

In primo grado il tifoso è stato assolto dal Gup di Crotone. La motivazione? Non era stato commesso alcun reato, dal momento che non aveva offeso una singola persona ma un'intera categoria, quindi l'incitamento ad offendere non poteva offendere i poliziotti presenti.

Nel maggio 2009 la Corte d'appello di Catanzaro ribaltò la sentenza sostenendo che «non si può avallare un'artificiosa distinzione tra i singoli appartenenti ad una categoria e la categoria stessa, dato che anche l'appartenenza ad una categoria costituisce parte integrante del patrimonio di onore e rispettabilità che occorre riconoscere anche ai singoli soggetti».

La Cassazione ha confermato questa linea e rafforzato il concetto. Per la Suprema corte l'onorabilità della Polizia di Stato va garantita «in maggior misura, in un caso come questo in esame, nel quale le espressioni offensive hanno formato oggetto di pubblico incitamento ad una denigrazione della Polizia di Stato del tutto gratuita e immotivata».

Roberto Stacca

Dentro lo stadio

domenica 17 gennaio 2010

Finchè morte non ci separi (2007)

Ragazzi, vi chiedo un'oretta di attenzione, ma in questo video è racchiuso molto, sullo sport, sulla città di Torino, sull'economia italiana, sulla politica italiana, e su alcuni personaggi se non su una certa "famigghia".
Solo e sempre FORZA TORO.


P.S.
guardate il video e vi innamorerete anche voi.

venerdì 15 gennaio 2010

Curva Scirea chiusa per la prossima partita interna della Juve per cori razzisti.


E' la decisione presa dal giudice sportivo in seguito agli insulti razziali a Balotelli: domenica in campionato contro la Roma curva sbarrata ai tifosi bianconeri
ROMA
Il giudice sportivo ha disposto la chiusura della Curva Sud dello stadio Olimpico di Torino per la prossima gara casalinga della Juventus.

La decisione, legata ai cori razziali intonali da alcuni sostenitori bianconeri, è stata adottata dopo la gara di Coppa Italia che la formazione di Ciro Ferrara ha vinto 3-0 contro il Napoli mercoledì.

Il giudice sportivo ha adottato il provvedimento poichè «al rientro delle squadre negli spogliatoi per l’intervallo, sostenitori della Soc. Juventus, collocati nel settore denominato Curva-Sud, indirizzavano ad un calciatore tesserato per altra Società un coro costituente espressione di discriminazione razziale».

Il giudice ha preso in considerazione «la specifica e reiterata recidività». Sull’entità della sanzione hanno influito anche circostanze esimenti: «La non reiterazione nel corso della gara del comportamento discriminatorio, la sua riferibilità esclusiva ad uno specifico settore dello stadio e la concreta cooperazione offerta dalla Società alle forze dell’ordine a fini preventivi e dissuasivi».

La Stampa

domenica 3 gennaio 2010

Lo stadio operaio e il miracolo di Kopenick


Tifosi artigiani, carpentieri di professione o volontari del cemento hanno regalato il loro tempo libero per rimettere in ordine uno stadio glorioso che se ne veniva giù a pezzi. Rinasce così l'1 FC Union Berlin

Nello stesso giorno l’ultima mano di vernice allo stadio, il taglio del nastro e l’amichevole di lusso. Per gli outsider orientali del calcio berlinese comincia una nuova storia. Parliamo della seconda squadra di Berlino, l’1. Fc Union Berlin, messa in ombra nell’ultimo ventennio dall’ascesa dei cugini occidentali dell’Hertha, tornati a disputare campionati di buon livello in Bundesliga grazie ai potenti investimenti di grandi gruppi industriali tedeschi. Ai supporter dell’Union, invece, bastano le mani e l’orgoglio. Il secondo è servito a tener duro negli anni bui, le prime hanno lavorato duramente per ristrutturare lo stadio di casa.

Ha un nome romantico, An der Alten Försterei, letteralmente “alla vecchia foresteria”, un nido del football che sembra uscito dagli almanacchi storici del calcio inglese, con le tribune a ridosso del terreno di gioco e un tabellone azionato a mano, con i numeri dei gol stampati sul cartone che scorrono come su un vecchio calendario ingiallito.
Un pezzo originale di Ostalgie rivisitato però vent’anni dopo la caduta del muro, tempi in cui anche all’est, se si vuole, è possibile realizzare i propri sogni.

Il riscatto di questo mito calcistico della Germania orientale
corre sul doppio binario di una società rimessa in sesto dopo i bilanci in rosso degli anni passati da un presidente che ha passato la sua giovinezza sui gradoni dell’Alte Försterei e di una tifoseria genuina che ha saputo rinverdire la fama ribelle e alternativa che l’accompagnava anche negli anni della Ddr. Così nell’anno calcistico 2008-2009, gli undici in campo hanno riportato la squadra in seconda Bundesliga, la nostra serie B, vincendo con tre giornate d’anticipo il campionato regionale zeppo di vecchie glorie della Ddr come Carl Zeiss Jena o Dinamo Dresda. E migliaia di tifosi al sabato riempivano lo Jahn-Sportparkstadion del quartiere di Prenzlauerberg, un tempo dimora dell’odiata Dinamo Berlino, la squadra della Stasi, e la domenica si presentavano puntualmente all’Alte Försterei con picconi, trapani e cazzole per rimettere in sesto il loro vecchio stadio.

Una lista lunga duemila nomi
, meglio soprannomi, comuni come Benni o Mulli o Kalle o Schnalle, nomignoli da classe operaia, appena usciti dalle case del quartiere Köpenick, estrema periferia orientale di Berlino, dove si trova lo stadio della foresteria e l’anima profonda di questa squadra-famiglia. Tifosi artigiani, carpentieri di professione o volontari del cemento che per 365 giorni hanno regalato il loro tempo libero per rimettere in ordine uno stadio glorioso che se ne veniva giù a pezzi. Avevano atteso i soldi del comune, sempre promessi e mai arrivati, e alla fine hanno deciso di seguire l’esempio del presidente: rimboccarsi le maniche e far da soli. E chi non aveva alle spalle una carriera di muratore ha contribuito alla causa preparando cibo e dolci, portarndo birra e wodka per sostenere gli eroi veri, quelli che in un anno hanno buttato giù le vecchie gradinate e innalzato uno stadio nuovo di zecca.

Così quando l’Union squadra è salita in seconda serie
, i giornali nazionali hanno voltato lo sguardo verso questo angolo di Berlino est e hanno scoperto che il miracolo era dietro i successi sul campo.
Lì, sul rettangolo di gioco dello Jahn-Sportparkstadion temporaneamente usurpato ai nemici della Stasi, segnavano nomi sconosciuti al grande calcio e qualche chilometro più in là, all’Alte Försterei, altri nomi sconosciuti davano di gomito per costruire quello che la politica aveva promesso e mai dato. Così, quando alla fine è arrivato un piccolo contributo dal comune, i tifosi-muratori hanno continuato a far da sé, senza ricorrere ad alcuna ditta specializzata, se non per l’installazione della copertura, operazione troppo delicata anche per i professionisti.

Sembra il lieto fine di un film di Ken Loch
o di un libro di Nick Hornby, con la squadra operaia che va in paradiso e i tifosi-lavoratori che si godono le partite stretti in piedi sui nuovi gradoni dello stadio. Tra fuochi pirotecnici e vecchia passione, la notte di Köpenick regala emozioni indimenticabili. Per la partita di inaugurazione è stata invitata proprio l’altra squadra di Berlino, l’Hertha, per rispolverare un derby che mancava dal 1990.

Gossy è uno dei capisquadra che ha guidato la pattuglia di volontari nei lavori
. Strabuzza gli occhi mentre distribuisce pacche sulle spalle alle decine di tifosi che vengono a fargli gli auguri. Per tutti ha una parola di incitamento, come fosse ancora sul cantiere. «Dei giornalisti sono venuti a chiedermi se ogni volontario ha ricevuto un biglietto omaggio per questa festa. Gli ho risposto: ma ci avete visto in faccia? Noi siamo quelli che hanno costruito lo stadio, i biglietti ce li siamo comprati e pagati. A noi basta questo monumento qua». Il monumento è una stele di ferro su cui campeggia un grande elmo da operaio rosso fiammante come i colori dell’Union. Sulla stele sono stampigliati, a futura memoria, tutti i nomi dei tifosi operai che hanno prestato la loro opera all’impresa.

«Si è trattato soprattutto dei tifosi della vecchia generazione»
, spiega con un po’ di rammarico Jens-Martin, 42 anni, che scelse l’Union perché era la squadra ribelle che non piaceva al regime.
«Le nuove leve del tifo sono di pasta diversa, subiscono il mito ultras, stanno un po’ cambiando la natura del nostro pubblico. Noi amiamo ancora tifare all’inglese, senza guide prestabilite. A uno gli viene in mente un coro, parte e gli altri seguono. Non ci sono tabelle prestabilite».
Più un tifo "per" che un tifo "contro". Un esempio? «Una volta avevamo una certa simpatia con l’Hertha», ricorda Jens-Martin «cantavamo Union e Herta unite perché loro erano quelli dell’ovest e la cosa faceva arrabbiare i capi della Ddr. Poi negli ultimi anni gli occidentali hanno avuto soldi e investimenti, sono cresciuti e hanno fatto proseliti anche qui da noi. E questo ha raffreddato i rapporti».

Il tifo all’inglese è un po’ una fissa qui a Köpenick
. Lo stadio è bello e spartano, rifatto per tre quarti. Resta solo da rinnovare la tribuna centrale. Il progetto finale prevede una facciata monumentale, in mattoni rossi, con il logo della squadra come frontale esterno e dentro una gradinata spiovente sul campo da gioco. Si attendono nuovi soldi per completare il lavoro: più british di così! Questa stella dell’est ha i suoi miti e le sue tradizioni, che non vuol svendere a nessuno, neppure ai nuovi sponsor che oggi accorrono con sonanti contributi e con la promessa di portare l’Union ancora più in alto. Loro sono gli Eisern, uomini di ferro, capaci di gridare dal primo all’ultimo minuto e poi ridere (o più spesso piangere) per i risultati della propria squadra.
Anche oggi va così, alla fine vincerà l’Hertha, 5 a 3, ma la festa è tutta per il nuovo miracolo di Köpenick, lo stadio costruito dai tifosi.

Tutto serve a rinforzare la fede
: le sconfitte rendono più forti, e più ne arrivano, più gli Eisern diventano tosti. Ma anche le vittorie hanno un sapore speciale: il tabellone manuale è un cimelio stretto in una torretta di mattoni rossi tra la gradinata e la curva dei tifosi locali. Oggi che un nuovo tabellone elettronico annuncia anche all’Alte Försterei i tempi del calcio moderno, quel vecchio reperto del calcio che fu è fissato per sempre su un risultato storico: l’8 a 0 rifilato un paio di anni fa nell’Oberliga, una serie minore, ai nemici di sempre, quella Dinamo Berlino un tempo vezzeggiata dalla Stasi e nel cui stadio è stata festeggiata quest’anno la promozione in seconda serie.

Quando i giocatori in biancorosso entrano sul terreno di gioco
, i tifosi intonano sciarpe al vento l’inno della squadra. È una canzone rock tostissima, scritta e cantata da una fan d’eccezione, anche lei un pezzo di storia della Germania est: Nina Hagen. Fin da quando aveva quattro anni, saltellava il sabato pomeriggio tra le ginocchia del padre e le gradinate dell’Alte Försterei. Perché di ferro si diventa, dell’Union si nasce.

tratto da www.storiedicalcio.altervista.org

giovedì 12 novembre 2009

martedì 20 ottobre 2009

Tessera del tifoso chi ci guadagna


CHI GUADAGNA DALLA TESSERA DEL TIFOSO?

Sul sito della Lega pro (ex Serie C) abbiamo un elenco di motivi redatti a scopo di incentivare la richiesta di Tessera del Tifoso, vi risparmio i primi sette punti che non ci interessano in questa sede per quanto siano esilaranti vista la loro demenzialità, concentriamoci piuttosto su:

8. Ottenere una carta di pagamento ricaricabile Visa con un proprio IBAN senza essere vincolati ad un conto corrente bancario; consente di ricevere bonifici, accrediti di stipendio e trasferire in real time denaro da una carta all'altra (card to card);
9. Operare in modo sicuro e veloce ottenendo sempre maggiori servizi e benefici concreti; premi, merchandising, biglietti, convenzioni e scoutistica di vario genere;
10. Sostituire il denaro contante: la tessera rappresenta un borsellino elettronico che consente di fare operazioni di varia natura, acquisti online, prelevare contanti, trasferire denaro, ricaricare il telefonino.

Dunque per rispondere alla domanda che dà il titolo a questo post iniziamo col dire le banche. Non a caso già da ora alcune società calcistiche si sono appoggiate a istituti di credito.

Ad essa è favorevole il presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, Giancarlo Abete, cioè il fratello di Luigi Abete vicepresidente dell'Associazione Bancaria Italiana e presidente della banca romana BNL.

Uno dei due gruppi bancari più importanti del paese è Intesa Sanpaolo (a cui si è appoggiato il Milan, già rilasciate oltre 100mila tessere, e la Fiorentina, quest'ultima tramite la CR Firenze).

Lo stesso istituto è nel patto di sindacato che regge RCS Mediagroup cioè tutta una serie infinita di quotidiani come il Corriere della Sera e soprattutto la Gazzetta dello Sport certamente il più importante giornale sportivo (favorevole anche la rosea? boh, non la leggo..); ma ad accrescere il business RCS Mediagrop ci sono anche periodici, libri, broadcast (importanti radio nazionali e locali), pubblicità, l'agenzia AGR (fornisce notiziari e contenuti editoriali a radio, televisioni locali e regionali e a siti internet di primaria importanza nello scenario italiano).

Nello stesso patto di sindacato cito Della Valle visto che abbiamo nominato la Fiorentina, ma è di Mediobanca la quota più significativa. Mediobanca dunque citiamo tra gli uomini più importanti di essa Geronzi l'ex patron di Capitalia (ora fusa con Unicredito), uomo e banca che nel calcio sono molto conosciuti visti i rapporti economici con alcuni presidenti (sbaglio se cito Parma-Tanzi, Lazio-Cragnotti, Roma-Sensi?).

Uomo molto vicino a Capitalia era Franco Carraro, uomo che in passato ha fatto un po' di tutto, anche il politico e che recentemente è stato presidente della Figc e presidente di

Mediocreditocentrale, banca facente parte appunto del gruppo Capitalia.

Tornando a Mediobanca nella stessa spa c'è tanta gente nota che ha ruoli di rilievo, da Marina Berlusconi figlia di Silvio (il quale ha una quota azionaria del 2% circa), alla figlia di Salvatore Ligresti lui nel patto di sindacato RCS e curiosamente leggo da Wikipedia: "I suoi avvocati hanno scovato un articolo del codice che fa tornare immacolata una fedina penale sporca: quando siano passati almeno cinque anni dall'espiazione della pena e il pregiudicato «abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta». Ha presentato domanda al Tribunale di sorveglianza di Milano, che nel settembre 2005 ha accolto la sua richiesta: ora Ligresti è riabilitato". Domando: ma per i tifosi sarà diverso? Così dice l'articolo 9 della legge 41/2007. Ligresti è anche membro del consiglio di amministrazione del Gruppo Unicredit, dunque torniamo vicini a Geronzi sia per l'affare Capitalia sia perché Unicredit è socio importante in Mediobanca. che poi a proposito di figlie in carriera, quella di Cesare, Chiara Geronzi lavora al Tg5.

Ma dicevamo di Unicredit, nel cda il presidente è Dieter Rampl (siede anche nel consiglio di sorveglianza di Mediobanca) e poi un vicepresidente è Berardino Limonati tra le altre cose consigliere in Telecom e in RCS; un altro doppio consigliere Unicredit - Telecom Italia è Piero Gnudi e avanti via così è tutto un intreccio di partecipazioni e uomini con più cariche. Un rompicapo impressionante che vi risparmio ma se avete tempo la quantità di intrecci tra le spa che sto menzionando è davvero intrigante...

Se guardate questi consigli di amministrazione troverete tanti volti noti, tra gli altri ex politici e gente che ha subito condanne o se la è cavata per il rotto della cuffia... della serie se per loro valesse il Daspo senza processo e solo sulla base di un'accusa non so quanti cda reggerebbero... ma dicevo, alcuni hanno subito condanne, condanne vere, mica aver esposto uno striscione non autorizzato.

Comunque dopo aver nominato un po' di banche (qualcuna delle quali più o meno direttamente certamente dalla tessera del tifoso avrà benefici) e i legami con RCS Mediagroup è curioso osservare come in RCS troviamo anche il gruppo Benetton. Bene, nell'azionariato di Telecom Italia troviamo le solite Mediobanca e intesa che la controllano assieme ad altri soggetti tra cui la "ex sintonia" del gruppo Benetton. Ora la tecnologia applicata alla Tessera del Tifoso, sistema RFID per trovare la nostra/vostra collocazione con approssimazione di pochi centimetri è offerta da Telecom (per tutti?) stando a quel che ho letto almeno per la ex Serie C dovrebbe essere così (vedi Tuttomercatoweb). Un'altra società con dentro i Benetton che forse sarà in affare con la Tessera del Tifoso potrebbe essere Autogrill, "sconti per i tifosi" in viaggio? O magari per restare in famiglia Autostrade o Grandi Stazioni spa, però qui siamo alle ipotesi dunque staremo a vedere.

Insomma ricapitolando possiamo dire che a breve avremo milioni di italiani che pagheranno una tantum (10 euro gli juventini) per essere schedati e per chiedere il permesso alla questura di accedere in luoghi pubblici. Ma i soldi col sistema tessera-del-tifoso-carta-di-credito continueranno ad uscire lentamente ed inesorabilmente dalle tasche degli italiani per altri lidi. Pochi spiccioli per volta ripetuti milioni di volte, all'infinito. Soldi sicuri di fatto facendo niente visto che una volta partito, il meccanismo fa tutto da solo, o meglio genera introiti da azioni altrui (quelle dei tifosi) e dalla tecnologia.

Poi come è ovvio immaginare da questa card ci saranno società che godranno di benefici indiretti, leggasi le pay-tv che vendono il business calcio a chi sarà bloccato dalla burocrazia. Oppure davvero qualcuno pensa che un padre di famiglia sia ben lieto di chiedere il permesso al questore per lui e suo figlio? Senza contare che i costi dei biglietti stadio non caleranno (tanto per dire 26,5 euro per il settore ospiti di Siena-Roma) e ovviamente chi farà la Tessera per vedersi una o due partite all'anno dovrà tirare fuori la tantum (10euro a cranio?) dunque per i tifosi tiepidi l'incidenza del costo Tessera sarà superiore. (Vero che qualcuno la tantum non la chiede, del resto è sicuro di rifarsi dopo).

I media oltre che una cronica difficoltà ad andare contro i centri di influenza del potere politico (la Tessera è figlia della coppia Amato Maroni) in questa occasione sono direttamente coinvolti dal punto di vista economico; aspettarsi tutta la verità da loro è un po' come chiedere all'oste se il vino è buono...

Casualmente articoli e commenti ostili alla tessera li troviamo sul Guerin Sportivo da parte del suo direttore Matteo Marani, e Gianni Mura su Repubblica; soggetti forti ed indipendenti che al massimo possono irritare qualche inserzionista pubblicitario. E chissà che pure loro una certa influenza non l'abbiano, voi trattereste con i guanti i vostri migliori clienti?

sabato 10 ottobre 2009

Quando il calcio è al servizio della mafia


In omaggio alla tradizione inaugurata ai tempi dell'Avellino in serie A (quando Juary portò una medaglia in carcere al boss Raffaele Cutolo) e continuata a Palermo con gli striscioni contro il regime carcerario per i mafiosi, ad Agrigento si dedicano le vittorie della squadra ad un capoclan locale. Tra l'altro legato alla mafia di Palma di Montechiaro, definita più volte "feroce" in sede di documenti ufficiali della commissione Antimafia.
Che, in maniera meno episodica rispetto al passato, il calcio sia chiamato in causa come elemento di identità e legittimazione dalla cultura gangster ce lo dimostra anche l'uscita nelle sale de "l'Ultimo Ultras". Film che di teorici e praticanti della cultura gangsta ne ha dalla produzione alla regia.


AGRIGENTO - Il presidente dell'Akragas vuole dedicare la vittoria della sua squadra (gioca in Eccellenza siciliana) ad un boss mafioso appena arrestato e alle rimostranze dei giornalisti impone il silenzio stampa a tutta la squadra. Lui è Gioacchino Sferrazza, 45 anni, titolare di una catena di negozi che vende giocattoli e articoli natalizi, che è finito nell'occhio del ciclone dopo la sua dedica "all'amico fraterno Nicola Ribisi". Il problema è che Nicola Ribisi, 29 anni, è il rampollo di una famiglia di lunga tradizione mafiosa (un suo zio è stato coinvolto nell'omicidio del giudice Livatino) e pochi giorni fa è stato arrestato per associazione mafiosa perché secondo la Direzione distrettuale antimafia di Palermo voleva ricostituire, con l'imprimatur di Bernardo Provenzano (vi sono diversi pizzini che spiegano le fasi), la famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro.
"Ho dedicato la vittoria all'amico Nicola, non al boss mafioso - ha replicato questa mattina il presidente dell'Akragas in una intervista al Tg5 - io non entro nel merito se sia colpevole o innocente: fino a quando non ci si sarà una condanna Nicola per me resta un amico che fino a dieci giorni fa era con noi sempre allo stadio". Gioacchino Sferrazza ha infine ricordato il "legame con la squadra dell'amico Nicola" sottolineando che la dedica "mi è stata chiesta da tutta la società, giocatori e tecnici". Le reazioni in città sono naturalmente indignate. Il procuratore della Repubblica di Agrigento, Renato Di Natale, ha spiegato che attende la relazione della Polizia per "valutare se aprire o meno un fascicolo". Il questore di Agrigento, Girolamo Di Fazio - è stata la Squadra mobile di Agrigento ad avere arrestato pochi giorni fa Nicola Ribisi - non ha invece nascosto la sua indignazione: "E' un caso gravissimo. Ci dispiace anche perché è un messaggio che giunge da un mondo come quello dello sport seguitissimo dai giovani e che tende a dare valore a chi invece valore non ha". Interviene anche il senatore del Pd, Peppe Lumia: "Le dichiarazioni pubbliche di solidarietà a persone indagate e arrestate per reati di stampo mafioso sono gravissime. Le affermazioni del presidente dell'Akragas producono effetti devastanti sui tanti giovani che seguono con passione lo sport. Così si fa passare un messaggio culturale ed educativo sbagliato e negativo". Il consigliere comunale ambientalista Giuseppe Arnone ha chiesto al Comune e alla Provincia di annullare qualunque tipo di rapporto di sponsorizzazione con la società fino a quando a presiederla ci sarà Gioacchino Sferrazza.

da Repubblica: Fabio Russello