RIBELLARSI E' GIUSTO

ne servi ne padroni

Odio gli indifferenti

"Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Antonio Gramsci

UN GIORNO NON PUO' VIVERE SENZA LA SUA UTOPIA...

Così l’uomo deve vivere andare senza frontiere come bambini dietro un aquilone Correre giocare ridere vivere Non girare mai il volto anche quando a te non tocca Amare questa terra dove nel nostro cuore sventola rossa come il sole il simbolo di una nuova era Cammina uomo E va senza tempo Ridere amare lottare e poi infine invecchiare E passerà per questa terra come una luce di libertà

martedì 29 marzo 2011

lunedì 28 marzo 2011

Ed ora c'è anche la finta terremotata aquilana

Nella trasmissione Forum, in onda su canale 5 è andata in scena una delle puntate più disgustose della televisione italiana. Praticamente una figurante che dice di essere aquilana e che grazie a Berlusconi ora la città si è ripresa e sta tornando tutto alla normalità. Ma quando! Ma dove! E brava Rita Dalla Chiesa.

Le scuse della Dalla Chiesa nella puntata di forum del 28 marzo sono ancora più ridicole.

venerdì 25 marzo 2011

Ipad2: lunghe file agli Apple store. Siete proprio fuori di testa. Ora capisco tante cose.

E' notizia di oggi che è in commercio il nuovo ipad, praticamente la versione due. Ho visto dai telegiornali che davanti a questi Apple store c'erano lunghe file. Gente che era in attesa anche da 30 ore. Dico: ma siete fuori?
Un telefonino con internet incorporato e tutte le diavolerie elettroniche di questo mondo.
 Il costo? Dalle 500 alle 700 euro mi pare di aver capito.

Un vero e proprio schiaffo alla crisi economica altro che. C'è ancora gente che si meraviglia ed è preoccupata che dai paesi del nord-africa continua ad esserci un esodo di profughi verso l'Italia e verso l'Europa. Fin quando ci saranno le code dietro ad un Apple store vuol dire che siamo un popolo che sta bene economicamente e chi fa la fila per varcare la frontiera per un futuro migliore non può che essere giustificato.

Mi chiedo: ma se a comprare questo benedetto ipad ci si andava il giorno dopo, cosa cambiava?

Comunque, se qualcuno di quei ragazzi in fila per acquistare l'ultima tecnologia ( che poi domani è già preistoria) si volesse accontentare di un semplice telefono cellulare pagato 20 euro, mi contatti che vediamo cosa si può fare.

giovedì 24 marzo 2011

Duri scontri a Palermo alla presentazione del libro di Casapound (fasci) alla libreria Mondadori.



nel finale c'è anche un "servo dello Stato" con una pietra in mano e poi lanciata.
Mi chiedo come possa uno Stato difendere dei fascisti. La nostra Costituzione parla chiaro.

Difendiamo solo i pompieri.

fuck-simile peoplemusic

martedì 22 marzo 2011

Ognuno a cazzi suoi, ognuno per il proprio tornaconto. Tutti d'accordo nel chiamarlo intervento umanitario. Mah!

C'è molta confusione nei cieli e sulla terra. C'è molta confusione nelle stanze dei bottoni.
Intervento militare in Libia, non appoggiato da alcuni paesi importanti, intervento cominciato con una presa di posizione della Francia, prima che l'Onu desse il via libera. Ancora una volta l'Europa non è unita e a prevalere sono come sempre gli interessi economici mascherati da intervento umanitario. L'Italia tentenna visti i precedenti rapporti di amicizia con la Libia, la Francia è interventista perchè in Libia c'è il petrolio e vuole avere un ruolo di comando nel mediterraneo, la Russia e la Cina sono contrarie perchè proprio in Libia stavano investendo, gli Usa si vogliono tirar fuori. Tutti però hanno dato il tempo a Gheddafi di riorganizzarsi per poi intervenire militarmente. E'più di impatto che stare a discutere intorno ad un tavolo.
Gheddafi è un tiranno, ma fino a ieri intratteneva rapporti con tutto il mondo "democratico", con tanto di accoglienza in pompa magna.
E in Italia come la si pensa? Intanto c'è la Lega che come preoccupazione ha i cinque mila clandestini lasciati per giorni volontariamente a Lampedusa in modo da creare un dissenso tra l'opinione pubblica. Arriva lo straniero, dobbiamo difenderci dalle invasioni (fra 2 mesi si vota). Poi c'è il Governo che prima aderisce alle decisioni dei francesi e poi ci ripensa ( facciamo un comando per conto nostro). L'opposizione anch'essa, prima dice ok all'intervento, poi una parte di essa si smarca, poi c'è chi dice sono d'accordo all'intervento ma non così. Mah
Intanto in Libia continua la guerra civile e gli avvoltoi occidentali continuano a guardare ai pozzi di petrolio come missione umanitaria.
E' proprio il caso di dire: Uh Mammà, ci vengono a liberar.

Torino: Berlusconi contestato.

Come annunciato la visita torinese di Berlusconi non è filata liscia. In città per promuovere il candidato sindaco di plastica Michele Coppola e nel contempo per testare il suo gradimento in pubblico, ha trovato una Torino che non ha tradito le aspettative. Il miglior amico dell'oggi tanto odiato e bombardato Gheddafi, il grande statista (quello del bunga bunga) aveva in programma una toccata e fuga in una città blindata, in un noto hotel del centro, dove per partecipare alla convivialità della serata, i commensali hanno pagato dai 500 euro in su.
Questo mentre L'Italia è complice in una vera e propria guerra contro la Libia, che ha tanto il sapore del 1999  Serbo.
Intorno alle 20 la pressione al cordone sanitario di difesa al premier si è rafforzata e la questura, per non fare brutta figura di fronte al proprio capo, ha caricato i manifestanti al fine di allontanare la presenza contro B. Manganelli e lacrimogeni non hanno tolto l'assedio all'hotel che è proseguito oltre le 21, fino a quando un corteo spontaneo ha continuato a manifestare nel centro cittadino.
Berlusconi non è gradito e la guerra a Torino ha trovato i suoi primi oppositori.
Network antagonista torinese

domenica 20 marzo 2011

Altro che "No fly zone": un'altra guerra made in Nato

Attacco francese, si combatte a Bengasi e Misurata. Ormai è guerra senza quartiere
natoUna colonna di carri armati, per iniziare. Questo il primo obiettivo colpito dai caccia bombardieri francesi, che sono arrivati sulla Libia qualche minuto dopo la fine della riunione a Parigi tra la nuova coalizione dei volenterosi. Poi la pioggia di razzi su Tripoli, sparati dalle navi della marina Usa.
A Bengasi si combatte con le truppe lealiste in città, almeno trenta morti. Civili in fuga verso l'Egitto. Almeno questo dice al-Jazeera, alla quale andrà dedicata un'analisi a parte, alla fine di questa rivoluzione nel mondo arabo. Al-Jazeera dice, tutti riprendono. Il caccia abbattuto sui cieli di Bengasi, in poche ore, è diventato un velivolo mal manovrato dai ribelli e non un caccia di Gheddafi. Per ore, però, tutti l'hanno raccontata così. Al-Jazeera dice, tutti ripetono. L'Europa si lancia in guerra, come avviene sempre più spesso dopo la caduta del muro di Berlino.
No fly zone, si dice. Quindi rendere inefficaci i caccia bombardieri libici, ma anche - come visto - colpire i mezzi a terra. E quindi rendere inoffensivi anche eventualmente le strutture militari di Gheddafi, che in parole povere significa bombardare Tripoli. Dopo? Nessuno lo dice, tutti spergiurano che mai si entrerà via terra, mentre Gheddafi prende sempre più la cera di un grottesco Nerone e minaccia tutti.
Questa giornata di guerra ci restituisce un protagonista, anzi due. Il presidente Nicholas Sarkozy e la repubblica francese. Dopo la vergogna di aver offerto, ancora a poche ore prima che Ben Alì scappasse all'estero, le loro truppe speciali per sedare la rivolta. Anche trecento tunisini erano stati massacrati, ma l'Eliseo pensava a tener salda una dittatura amica. Con Gheddafi no, bisognava rilanciare l'immagine di Parigi e di Sarkozy. Nell'imbarazzo cronico degli italiani, che potrebbero trovarsi bersaglio di armi che loro stessi hanno regalato a Gheddafi neanche un paio di anni fa.
Sarà ancora una volta una scelta selettiva, che nessuno sentirà il bisogno si spiegare. Perché, a Manama, in Bahrein, le truppe saudite marciano per tenere saldo il trono di un emiro che massacra gli sciiti? perché a Sana'a, in Yemen, nessuno ritiene di dover fermare il presidente Saleh che manda i corpi speciali contro gli studenti? Troppe domande, non si sentono risposte, mentre Sarkozy fissa la camera con il suo stile aggressivo e chiede a francesi e cittadini di tutto il mondo come potrebbe l'Europa girarsi dall'altra parte?
Bengasi terrà, a questo punto. La guerra diventerà uno stillicidio, se non ci sarà una nuova risoluzione per truppe di terra. La cosa si complica enormemente. Una situazione imbarazzante, ottenuta ad hoc però. Lasciando che Gheddafi riconquistasse campo, città dopo città. In modo che l'aspetto emotivo fosse troppo forte e non puzzasse di Iraq e di petrolio.
Adesso comincia la terza fase di questa crisi. Prima la rivolta, senza un sostegno evidente. Poi la riscossa di Gheddafi, senza un sostegno ai ribelli, né evidente né nascosta. Adesso 'arrivano i nostri', dopo un mese di attesa e dopo sette anni - dal 2003 - di criminale complicità con Gheddafi. E domani si sentirà chiedere: "Cosa diranno i pacifisti?", come se la colpa fosse degli unici che dal 2003 - e da sempre - denunciavano i crimini di Gheddafi e di coloro, anche più colpevoli di lui, che lo trattavano da statista.
Cristian Elia
Peacereporter

venerdì 18 marzo 2011

La casa popolare della Polverini: "a 130 euro al mese"

Roma – venerdì, 18 marzo 2011
Anche Renata Polverini finisce al centro di “affittopoli”. La governatrice del Lazio proprio l'altro ieri aveva istituito una “commissione ispettiva” sull'Ater (l'azienda dell'edilizia popolare) di Roma. Obiettivo: fare luce su eventuali abusi e favoritismi nei contratti di affitto e di vendita delle case pubbliche. Da settimane il centrodestra accusa la vecchia giunta Veltroni di aver svenduto case ad amici e amici di amici. Ma ieri, appena 24 ore dopo l'annuncio della linea dura, Renata Polverini si è ritrovata a sua volta sotto accusa. Tirata in ballo da un'inchiesta pubblicata sul sito Internet de l'Espresso.
Secondo la ricostruzione del settimanale (suffragata da certificati anagrafici), l'ex sindacalista per 15 anni, fino al 2004, ha avuto la propria residenza insieme al marito Massimo Cavicchioli in una casa dell'Ater in via Bramante, all'Aventino, quartiere extra lusso, usufruendo di un canone ultra-popolare: circa 130 euro al mese per 4 vani più bagno e cucina. E ancora oggi, sostiene il giornale, Cavicchioli risulta residente nell'appartamento.
Renata Polverini, cercata tramite la propria portavoce, ha preferito non commentare: “Domani (oggi per chi legge, ndr) forse parlerà di questa storia”. La governatrice – secondo la ricostruzione de l'Espresso – dal settembre del 2004 abita e ha la propria residenza in un elegante appartamento a San Saba, altra zona extra lusso in pieno centro della Capitale. Si tratta di una casa acquistata nel 2002 dallo Ior: nove stanze, due box e tre balconi, pagata appena 272 mila euro (somma con la quale all'epoca a roma si acquistavano sul mercato al massimo 70-75 metri fuori dal centro). E sempre nello stesso stabile aveva poi comprato nel 2004, quando ancora era residente nella casa Ater, un altro appartamento gemello, stavolta a 666 mila euro (valore sempre di molto inferiore rispetto ai prezzi di mercato), di proprietà di una società in affari con la Santa sede.
Non solo. Da inquilina delle case popolari, ricostruisce il settimanale, Renata Polverini, mentre stava scalando i vertici del sindacato Ugl fino a diventarne leader, dal 2001 era stata protagonista di una girandola di compravendite immobiliari (compreso un appartamento al Torrino ex Inpdap acquistato alle condizioni riservate agli inquilini, anche se lei non lo era), cessioni e donazioni con un vorticoso giro di centinaia di migliaia di euro. Insomma un tenore di vita ben diverso da quello che si richiede come requisito per usufruire dei canoni agevolati delle abitazioni popolari riservate a persone con redditi bassi e senza casa.
Ancora oggi sul citofono della casa di via Bramante si leggono tre cognomi: Polverini R. - Cavicchioli M. - Berardi (è la famiglia della suocera defunta della governatrice). “Non abitano più qui da tempo”, dicono però gli altri inquilini. L'appartamento, a quanto pare, è vuoto. “Se le notizie riportate dall'Espresso fossero confermate, sarebbero molto gravi. Ci auguriamo che Renata Polverini faccia chiarezza al più presto”, è il commento di Vincenzo Maruccio, dell'Italia dei Valori.
Venerdì 18 marzo 2011 – Corriere della Sera – Paolo Foschi

giovedì 17 marzo 2011

mercoledì 16 marzo 2011

lunedì 14 marzo 2011

Nucleare: la tragedia giapponese e le domande che dobbiamo porci.

Di fronte alla tragedia giapponese non possiamo che unirci al dolore di tutte quelle persone che in questo momento si trovano nella condizione di aver subito oltre al terremoto, anche uno tsunami.
Tutto questo ci riporta alla mente la tragedia verificatasi nel 2004 nella città di Sumatra, in Indonesia, le vittime di quell’evento furono circa 230.000 mila. Se il Giappone non vedrà queste cifre, lo deve al semplice fatto di aver deciso di fare i conti con il problema sismico, mettendo in pratica l’utilizzo della più avanzata tecnologia, legata chiaramente alle costruzioni.
Non si vuole certo fare una conta sulle vittime, i dispersi ed i sopravissuti, perché sarebbe al quanto irrispettoso, ma non possiamo che notare le conseguenze di quanto accaduto.
Oltre ad aver travolto migliaia di persone, case, treni, navi, raffinerie, ecc. ecc... Il terremoto prima e lo tsunami poi hanno fatto scattare l’allarme rosso per gli impianti nucleari, undici quelli coinvolti al momento della prima scossa, le prefetture interessate sono quelle di Miyagi,Ibaraki e Fukushima. Nella centrale di Miyagi si è verificato un incendio, con probabile uscita di materiale radioattivo, mentre a Fukushima i danni sono devastanti, è stata evacuata un area di 20 Km intorno alla centrale,dove sono presenti 2 reattori, l’evacuazione è legata non solo alla prima fuga radioattiva,ma all’aumento di mille volte rispetto alla normalità delle radiazioni nell’atmosfera.
La cronaca, confermata dalle autorità giapponesi, racconta del bisogno di liberare nell’atmosfera il vapore radioattivo che andava aumentando, colpa dei generatori diesel di emergenza, che avrebbero dovuto funzionare in caso di arresto della fornitura elettrica in una situazione normale e di conseguenza l’accumulo di temperatura andava aumentando. Dovendo continuare a far funzionare l’impianto, si è deciso di percorrere la strada più breve ma questo non è tutto. Nella mattinata, si è appreso  che nel medesimo impianto vi è stata un’esplosione ed anche il secondo reattore ha subito danni all’impianto di raffreddamento.
Le autorità competenti hanno dichiarato di aver ampliato l’area evacuata, cosa che la dice lunga sull’effetto di queste radiazioni, peccato però che come di consueto avviene in casi di disastro nucleare, si dice che ci siano stati "solo" 3 vittime di contaminazione e diversi feriti dopo il crollo della gabbia del reattore. Per il momento si corre ai ripari distribuendo iodio, mascherine e consigliando alla popolazione di non uscire dalle proprie abitazioni, di chiudere tutte le finestre ed evitare di esporsi all’aria, senza dimenticare la consueta contaminazione delle acque limitrofe alla centrale.
Va ricordato che in Giappone vi sono 52 reattori, ed undici sono stati interessati dal sisma, inutile dire come verrà trattato questo ennesimo disastro nucleare, continue smentite si susseguiranno nei giorni a venire ma ormai non si può che confermare che anche le migliori tecnologie presenti attualmente continuano ad essere inutili, ed in questo caso parliamo di una nazione leader nel settore nucleare.
Anche i nostri politicanti e tecnici annessi alla lobby dell’atomo, che il Governo Berlusconi ha sguinzagliato, parlano di un problema che non si può verificare in Italia. Dimenticando quanto questo paese sia a rischio sismico e di alluvioni, per non parlare della densità degli abitanti, senza contare quella che è la continua gestione sbagliata delle scorie in Italia.
Questa è l’ennesima conferma di come questa scelta sia fallimentare e dannosa per la salute e per l’ambiente che ci circonda ed un ulteriore monito per far riflettere chi ancora sostiene che il nucleare è sicuro e conveniente.
Non possiamo quindi che ribadire il nostro No al nucleare e la nostra più convinta opposizione al ritorno di essa in Italia!

Comitato Cittadini Contro il Nucleare Saluggia(VC)

giovedì 10 marzo 2011

10 marzo 1923: in Italia viene approvata la giornata lavorativa di 8 ore

Il 10 Marzo 1923 il Consiglio dei Ministri approva finalmente il decreto legge relativo alla riduzione della giornata lavorativa. Il11 marzo disegno di legge sugli orari, presentato dal socialista Filippo Turati, viene recepito dal Regio Decreto Legge n° 692, che stabilisce le 8 ore giornaliere di lavoro e le 48 ore settimanali, oltre a prevedere 12 ore di straordinario, da effettuarsi previa comunicazione all’Ispettorato del lavoro. Questo fondamentale atto legislativo, approvato dal primo governo Mussolini con un gravissimo ritardo rispetto alle altre nazioni europee (gli edili e i meccanici inglesi ottennero la riduzione a nove ore già nel 1872, mentre in Russia le definitive otto ore ottenute dagli operai nel 1917 furono una colonna portante delle rivendicazioni rivoluzionarie già dal 1905), non deve però essere letto come una concessione del Governo al proletariato, bensì come la vittoria di una lotta durata più di un secolo e mezzo. 
La giornata di 8 ore infatti, non fu richiesta al padronato o al governo, ma imposta dal basso, dalle rivendicazioni operaie e contadine che cominciarono a imporsi con insistenza nei primi decenni del XVIII secolo, per giungere ai primi riconoscimenti con i moti rivoluzionari del 1848. Va comunque ricordato che Marx non disprezzava affatto la regolamentazione dell'orario per legge (che veniva rifiutata dai proudhoniani) pur sapendo bene che la riduzione effettiva sarebbe stata in definitiva il frutto di mutati rapporti di forza e non soltanto di una legge. Su proposta di Marx infatti, nel primo congresso dell'Internazionale (Ginevra 1866) fu votata questa risoluzione: “Noi dichiariamo che la limitazione dell'orario di lavoro è la condizione indispensabile perché gli sforzi per emancipare i lavoratori non falliscano”, e di conseguenza veniva proposto che il limite legale per l'orario di lavoro fosse di 8 ore.
 La legge varata nel 1923 comunque, non è aliena da ambiguità e colpi di mano da parte dell’esecutivo fascista, e persino un quotidiano certamente non troppo vicino alle istanze dei lavoratori come La Stampa fu in grado di cogliere queste incongruenze in un articolo dell' 11 marzo 1923, di cui trascriviamo un estratto: “La risoluzione delle questioni più importanti (caratteri del lavoro effettivo, ripartizione dell'orario massimo normale, periodi ultra settimanali, reclami regolamentari, deroghe temporanee, dilazione di termini), è riservata al Comitato permanente del lavoro, ossia al giudizio di pochi rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori, quasi che il Governo possa sottrarsi a qualunque responsabilità in materia che tocca tutta l'economia nazionale. Ma, sopratutto, si notano nel progetto disposizioni che, per essere in evidente contrasto con la situazione reale del paese e con le possibilità dell'industria, e dell'agricoltura, non avrebbero altro risultato che quello di far sorgere nei lavoratori pericolose illusioni o di fomentare conflitti, come quelle che impongono per il lavoro straordinario un aumento del 25 % sulla paga e un aumento di salario nei casi in cui l'applicazione della legge importi una riduzione dell'orario attualmente in vigore perchè in opposizione con l'interesse e con la volontà dei lavoratori. Quando pure fosse possibile ottenere l'osservanza di queste disposizioni, esse si tradurrebbero in ingiuste limitazioni della libertà dei singoli e in una vessazione dell'industria come quella che vieta il lavoro oltre orario a domicilio o per altre aziende”.

martedì 8 marzo 2011

venerdì 4 marzo 2011

Contratto Collettivo Nazionale del Commercio. Cisl e Uil firmano ipotesi di accordo vergognoso.

AI LAVORATORI E LAVORATRICI COMMERCIO TERZIARIO DISTRIBUZIONE E SERVIZI

RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE
CISL E UIL FIRMANO UN ACCORDO VERGOGNOSO E INACCETTABILE
APPLICATA LA PEGGIORE RICETTA STILE MARCHIONNE


Sabato 26 febbraio, CISL e UIL hanno firmato con la Confcommercio, l’accordo di rinnovo del CCNL: si tratta di un accordo vergognoso che recepisce il peggio della “ricetta Marchionne” e del Collegato Lavoro.


In cambio di aumenti ridicoli in 3 anni (86 euro lordi) si concedono deroghe peggiorative al contratto nazionale e modifiche insostenibili a diritti come per il pagamento della malattia. Ecco i principali punti dell’accordo:
> previste DEROGHE PEGGIORATIVE al contratto nazionale per gli accordi di secondo livello (territoriale o aziendali) mentre la stessa contrattazione decentrata è svuotata per le possibili modifiche “migliorative”;
> NESSUN PAGAMENTO DELLA MALATTIA: nei primi tre giorni di ogni malattia, è previsto il pagamento al 100% solo per le prime due malattie all’anno, poi per la 3° e la 4° malattia l’azienda paga solo il 50%, e dalla 5° malattia in poi: zero retribuzione per tutti e tre i giorni (sono escluse solo le malattie superiori a 11 giorni); si prevede la totale “fuoriuscita” dall’assicurazione INPS per le malattie;
> si introducono le norme del COLLEGATO LAVORO su CERTIFICAZIONE dei contratti e sull’ARBITRATO (forme di ricatto e di rinuncia dei lavoratori ai diritti di legge e contrattuali);
> il monte ore dei PERMESSI individuali è legato all’anzianità di servizio; si incrementa il sistema degli ENTI BILATERALI (padroni-sindacato); contratti PART-TIME di 8 ore settimanali per i fine settimana; aumento dei periodi di prova; AUMENTO DEL LAVORO DOMENICALE OBBLIGATORIO fino al 30% in più delle domeniche autorizzate a livello locale; FRAMMENTAZIONE del CCNL in parti speciali e sotto settori (commercio, servizi, auto, telecomunicazioni); tregua sindacale (cioè DIVIETO DI SCIOPERO) proprio durante le trattative sindacali; 
La CGIL non ha firmato questa totale svendita dei diritti, dichiarandosi a favore di un referendum consultivo tra i lavoratori del settore: speriamo che non vada a firmare questo accordo, dopo pochi mesi, come è già successo con il precedente rinnovo del CCNL. Come USB riteniamo che un accordo di questo genere sia del tutto INACCETTABILE e che la GRAVITA’ dei contenuti deve trovare da parte sindacale e da parte dei lavoratori una opposizione netta e chiara.

E’ UN ATTACCO GRAVISSIMO AI DIRITTI DEI LAVORATORI
AL DIRITTO ALLA MALATTIA, AL CONTRATTO NAZIONALE, AL DIRITTO DI SCIOPERO



giovedì 3 marzo 2011

Per l'anniversario dell'Unità d'Italia mettiamo il tricolore ai balconi. Fanculo la Lega

Mai avrei pensato di arrivare ad un atto così per uno come me che ha un'estrazione culturale di stampo comunista, ma visti i continui e ripetuti attacchi e sberleffi all'Unità d'Italia da parte di ministri italiani e dei leghisti tutti, penso che una risposta vada data.
Proclamano una festa facendo andare la gente a lavorare, le celebrazioni passano in sordina, Garibaldi viene denigrato, i costituenti erano degli ignoranti, la Costituzione va stravolta, e gli organi delle Stato sono cosa superflua.
Il contratto collettivo nazionale di lavoro viene duramente attaccato. Basta, mettiamo sta cazzo di bandiera ai balconi e fanculo la Lega e chi la pensa come loro.