RIBELLARSI E' GIUSTO

ne servi ne padroni

Odio gli indifferenti

"Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Antonio Gramsci

UN GIORNO NON PUO' VIVERE SENZA LA SUA UTOPIA...

Così l’uomo deve vivere andare senza frontiere come bambini dietro un aquilone Correre giocare ridere vivere Non girare mai il volto anche quando a te non tocca Amare questa terra dove nel nostro cuore sventola rossa come il sole il simbolo di una nuova era Cammina uomo E va senza tempo Ridere amare lottare e poi infine invecchiare E passerà per questa terra come una luce di libertà

mercoledì 31 marzo 2010

Rinviato alle camere il “collegato lavoro”. RdB ed SdL esprimono soddisfazione per la decisione del Presidente della Repubblica Napolitano

Il Presidente Napolitano ha rinviato alle Camere il cosiddetto “Collegato al Lavoro”, richiedendo una nuova “deliberazione” soprattutto su alcuni specifici articoli (art. 31 e 20) relativi a “...temi attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale...”, richiedendo che gli intenti del parlamento “... possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale.”

Esprimiamo la nostra soddisfazione per la decisione formale di Napolitano che di fatto rappresenta una bocciatura della maggioranza di governo e di Cisl, Uil e Ugl che avevano già formulato la loro approvazione ancor prima della firma del Presidente della Repubblica.

Per due anni, nel più completo silenzio dei partiti in parlamento e di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, questa legge è stata presentata, discussa ed approvata. Solo negli ultimi giorni, con il Congresso Cgil in pieno svolgimento ed in aperta campagna elettorale, è emersa qualche flebile critica da parte della Cgil e del centro-sinistra.

Il sindacalismo di base e moltissimi avvocati e giuristi, quasi del tutto inascoltati, criticano invece da mesi e mesi questo provvedimento.

Questa iniziativa del Presidente Napolitano può e deve rimettere in moto un processo di opposizione concreta a questa legge ed alla filosofia che la sostiene.

Richiamiamo quindi le forze politiche e sociali a fare ciò che non hanno fatto sino ad oggi, ad un concreto e fattivo intervento per fermare quel che rappresenta realmente questa legge: la fine del diritto del lavoro e l'ennesimo e pesantissimo attacco ai diritti ed alle condizioni dei lavoratori.



RdB - SdL

martedì 30 marzo 2010

La colpa è sempre degli altri, ma visto da sinistra... non è così.

vista da sinistra
... credo sia veramente il momento di smetterla col pietismo e con l'andare a cercare la causa della sconfitta sempre e comunque all'esterno. Una volta è colpa di Grillo, l'altra è colpa di Bertinotti, poi di Mastella... alla lista dei "responsabili" mancano solo più Pippo e Topolino

La bresso ha perso 200.000 voti
M5S ne ha presi 90.000
gli astenuti 1.300.000 contro il 1.048.000 delle scorse elezioni regionali, cioè 250.000 in più

Ora, dati alla mano e considerando ininfluente la migrazione di voti da uno schieramento all'altro, significa che circa la metà dei nuovi astenuti sono dell'area bresso?

Rifondazione e Comunisti italiani nel 2005 prendevano 183.000 voti (sommando i voti delle due liste che erano separate)
Oggi la federazione della sinistra, sommata a Sinistra e libertà ne prendono 77.000.
Il PD guadagna 20.000 voti.

E' evidente che la sconfitta arriva da sinistra.

Astensione e Grillo i due strumenti per segnalare un malcontento per la deriva sempre più centrista del PD e dei suoi rappresentanti.
Anche tralasciando la TAV... Come si poteva pensare di governare con l'UDC (che fra l'altro non raggiunge il 4% con 74.000 voti)? come si sarebbero affrontati, ad esempio, i temi scottanti relativi all'etica applicata alla salute? Il tema della laicità dello Stato?

Insomma sarebbe ora di smetterla di cercare colpevoli all'esterno e di iniziare ad ascoltare quello che chiede il popolo di sinistra (posto che il PD sia ancora in grado di riconoscerlo, il popolo di sinistra). Per seguire la deriva centrista ed avere i 74.000 voti dell'UDC, se ne sono persi tanti tanti di più... quelli che probabilmente avrebbero garantito la vittoria.

E adesso che si fa? si piange e si addita chi non ha votato bresso?
Cioè "non farò quello che tu mi chiedi, ma votami lo stesso!" ?
E' questa la posizione?
E perchè dovrei farlo? "Perchè di là son peggio"?

Son 16 anni che ci chiedono di votare PD perchè di là son peggio... in 16 anni non si è riusciti a dare motivazioni migliori?

Nella merda che ci aspetta per i prossimi 5 anni, mi auguro un deciso cambio di rotta da parte di questo centro sinistra che sempre di più ricorda la grande balena bianca...

E infine... si torni sulla strada, in mezzo all'elettorato... a sentirne l'odore e l'umore...

giovedì 25 marzo 2010

Un paese intero restituisce le schede elettorali

Un interno paese si rifiuta di votare e spedisce almeno mille tessere elettorali (la quasi totalità dei cittadini col diritto di voto) al presidente della Repubblica. Accade a Bocchigliero, provincia di Cosenza, paesino nel cuore della Sila che il Faro (periodico del centro studi Piergiorgio Frassati), descrive così: "È proprio un bel luogo, per chi vi abita è difficile immaginare che in Italia ci sia un luogo più bello e suggestivo di questo".

«Ma la bellezza non basta - tuona il sindaco Luigi Deciventi, 47 anni, insegnante di biologia, a capo di una civica di centrosinistra - il nostro Paese sta morendo nell'indifferenza delle istituzioni. Per questo tutti, sindaco, giunta, consiglio comunale e cittadini, abbiamo deciso di fare lo sciopero delle urne alle prossime regionali, spedendo al Quirinale le nostre schede. Per protesta staremo a casa anziché esercitare il nostro diritto costituzionale di eleggere i nostri rappresentanti». Bocchigliero, si legge sui cartelli stradali, si definisce il "paese degli aforismi" perché su ogni strada, accanto al nome della via, ce n'è uno. Come, ad esempio, questo: "Chi sta sperànza ad autrim veni la sira e canta la diana" (Chi spera nell'aiuto degli altri quando è sera soffre la fame).

«Da tempo ormai - spiega Raffaele Grillo, 51 anni, meccanico - qui la gente ha smesso di sperare nell'aiuto degli altri. In dieci anni la popolazione è calata di un terzo, dieci anni fa eravamo 4500 residenti oggi appena 1556 di oggi, un quarto dei quali (425) ultrasettantenni. La natalità del paese è quasi azzerata: nel 2009 è nato solo un bambino. Chi può, scappa e se ne va».


I motivi dello sciopero dell'urna sono più d'uno. Ma il principale è quasi un paradosso kafkiano, e riguarda la politica per combattere disoccupazione ed evasione. «La Regione - spiega il primo cittadino - ha scaricato sul nostro comune una ventina fra "lavoratori socialmente utili" e "lavoratori di pubblica utilità". Si tratta di disoccupati di lungo periodo che non si può definire assunti in quanto non percepiscono i contributi previdenziali, ma un rimborso di 500 euro. Ebbene, noi ci rifiutiamo di votare perché uno Stato democratico non può combattere il lavoro nero assumendo persone senza versare loro i contributi all'Inps. E cioè assumendoli in nero».

Ma il cahier des doléances di Bocchigliero non finisce qui. Giustizia e sanità amàru chi nni circa (Giustizia e salute guai a chi ne cerca). La salute, già. L?e mergenza sanitaria, spiega Anna Pugliesi, vicesindaco e medico di base, «nel nostro Paese non è garantita. Una viabiltà inadeguata, e una dislocazione del 118 non efficiente, fa sì che quando si verifica un?urgenza, i soccorsi impiegano un'ora, anche un'ora e mezza ad arrivare». «Sono tempi fuorilegge - sottolinea il sindaco - poiché una norma regionale prevede che il primo soccorso arrivi entro venti minuti». Nel documento di "rivolta sociale" inviato al presidente della Repubblica, ("per protesta contro l'isolamento del nostro Paese chiuso"), i bocchiglieresi denunciano la violazione del diritto alla Sanità. «Bocchigliero dista 50 chilometri dal primo ospedale. Molti sono stati i casi di decessi negli ultimi anni che si sarebbero potuti evitare se si fosse potuto contare su un servizio di emergenza rapido e efficace». Se le strade che s'inerpicano tortuose nella Sila rendono difficili e impraticabili i collegamenti con la Costa, quelle telematiche sono insufficienti per consentire ai cittadini, almeno, di viaggiare online. «Le linee telefoniche funzionano male - dice ancora Grillo - quelle Internet peggio. Il commercio soffre, i giovani scappano. L'intero Paese sta morendo».

Fra i "dittati antichi" di Bocchigliero affissi alle strade c'è anche "Un c'è atàru senza cruci e matrimoniu senza vuci". Non c'è altare senza croci e matrimonio discussioni e denunce). Discussioni e denunce chiamano in causa, nel paese silano della "rivolta sociale", proprio la Curia per la gestione della Casa di Riposo Santa Maria di Bocchigliero, 35 posti letto. «I 30 dipendenti della "casa protetta" - racconta uno di loro, Fortunato Lerose - non ricevono lo stipendio da 43 mesi. La situazione della struttura, gestita dall?Arcidiocesi di Rossano, è diventata oggi insostenibile. Quattro consiglieri di amministrazione della Fondazione sono preti, di cui uno presidente. Il quinto dovrebbe essere per statuto un membro nominato dalla regione Calabria, ma sono anni che questo ente non lo nomina. Chi ne paga le conseguenze sono i lavoratori che si trovano in uno stato di grave indigenza». A Bocchigliero, è il caso di dirlo, fortuna e cauci 'nculu vjiatu che ni teni (Fortuna e calci in culo, beato chi ne ha).

di Alberto Custodero de La Repubblica

mercoledì 24 marzo 2010

Cota, Cota la valle non ti vota

Oggi mercoledì 24 marzo tocca a Roberto Cota candidato presidente per la lega nord-pdl alle regionali piemontesi il "confronto" con la valle di Susa. La sua giornata valsusina, da tempo programmata, prevedeva vari appuntamenti tra i quali un incontro con il sindaco di Condove (anche lui eletto in una coalizione di centrodestra) presso il palazzo comunale e un passaggio al mercato del medesimo paese.
Il movimento no tav aveva indetto da subito, saputa la notizia, un presidio davanti al comune fin dalle otto e trenta del mattino. Passa il tempo e Cota non arriva, spuntano intanto i vari gazebo delle forze "politiche" partecipanti alle regionali che intasano i mercati della valle da ormai qualche settimana, compreso quello della lega nord.

Sintomo di una politica istituzionale sempre più distante dai problemi reali della popolazione questi gazebo compaiono quando si tratta di raccimolare quattro voti e una poltrona e mai, sottolineiamo mai quando bisognba capire e parlare dei reali problemi di questa valle. Assenti a volte per anni nei mercati, a differenza del movimento no tav che è sempre pronto a discutere e a discutersi nei mercati con volantini e materiale informativo.
Subito quindi un gruppo di notav si presenta al gazebo della lega nord chiedendo spiegazioni sulla pomposa giornata di campagna e creando contraddizioni su programmi candidature e scelte. Scelte di un partito che a differenza di quanto vuole farci credere o sembrare è al governo del nostro paese ed è assieme al pdl il principale responsabile della crisi economica e delle manganellate che ogni volta ci vengono date quando andiamo a difendere la nostra valle.
Le risposte sono ridicole, nessuna conoscenza del problema tav, solo slogan e persino qualche battuta sull'immigrazione del tipo "gli africani puzzano" e altre di veramente basso livello e poco inerenti sicuramente ai valori di questa valle e di questa lotta.

In tarda mattina, da buon politicante con ben due auto blu pagate dai contribuenti per la sua campagna elettorale e con una ingente scorta arriva Cota. Da subito partono cori fischi e qualche bell'adesivo no tav sulle sue macchine, intanto da ruffiano patentato e di carriera quale è il candidato scende e con un bel sorriso si fa caricare di contestazioni. Partono le domande e i flash. "Siete al governo e ci manganellate.. guardi Marinella (issata da due notav su una grande foto ancora tumefatta ), l'avete conciata voi così.. Ci faccia un'analisi costi e benefici dell'opera.." Le risposte sono disarmanti. "Ma io sono qui per ascoltare.. sono con voi.. sono l'unico che ha proposto una commissione di inchiesta.. l'osservatorio sta lavorando.. i sindaci pd lo disertano.. voi non siete rappresentati...".
Morale della favola: ci son qua io, ci penso io, non come la Bresso che non ascolta e a cui dà la maggioranza delle colpe sulla tav. Poi si dirige verso le scale del comune dove viene accolto dal sindaco in pompa magna e con cui ovviamente tiene un bell'incontro privato.
Qui altra anomalia della giornata, sottolineata dai cittadini di Condove. Un sindaco, Piero Listello, da sempre evanescente e assente alle discussioni, che tiene consigli comunali chiusi, che mai si è presentato a un'assemblea sul tav e che oggi spalanca le porte del comune non ai suoi elettori ai quali dovrebbe rendere conto ma per la campagna elettorale. Una scelta indecente, da politico di professione, che invece di analizzare i problemi del paese (ai quali non pare interessato), pronto invece a spianare la strada per la conquista di un'ulteriore poltrona e altri stipendi in cambio di chissà quale favore.

Il movimento intanto attende all'esterno l'uscita del candidato che non si fa attendere troppo e che ritorna in piazza per raggiungere il gazebo del suo partito. Ancora qualche domanda all'uscita e ancora risposte evasive, nulla di tecnico-economico, nessuna risposta concreta ai nostri problemi, ancora come se, al governo non ci fosse il suo partito. Sottolineiamo in questi passaggi proprio la linea soft e di basso profilo che la lega nord ha praticato in questi mesi. Poche apparizioni pubbliche se non quelle del "senatur", privo di incarichi di governo. Un'auto assoluzione mediatica che ha permesso ai candidati del partito in corsa per le regonali di pagare un pò meno il gap inflitto al pdl dalle sparate del premier. Mai nessuna risposta dei candidati a domande che chiamano in causa i ministri e l'operato del governo ben consapevoli di essere loro i primi colpevoli dei problemi del nostro paese. La giornata si chiude qui, con una corsetta per i banchi del mercato e due strette di mano agli increduli "gazebari" del suo partito ai quali non par vero di incontrare veramente Roberto Cota. Un bel sorriso che sembra dire "arrivederci alle prossime elezioni, sempre grandi, sempre felice di essere tra voi, in modo particolare quando mi serve il vostro voto". Ai "cari" candidati presidenti alle elezioni regionali ricordiamo che il movimento no tav non fa sconti a nessuno, Cota o Bresso che sia. Noi siamo qui per difendere la nostra valle, voi invece state cercando di distruggercela. Non siamo qui nè per votarvi e neanche per regalavi una comoda poltrona. "Caro Cota, la Valle non ti vota!"

Infoaut

La Bresso in Val Susa incontra i No Tav. Niente di fatto. Sarà dura.



Sarà dura.

domenica 21 marzo 2010

Il "Collegato lavoro". L'arbitrato è solo la punta dell'iceberg.

L’arbitrato e’ solo la punta dell’iceberg
si smantellano tutele fondamentali dei lavoratori
.

La Legge “Collegato Lavoro” garantisce nuove tutele per le aziende ai danni dei lavoratori: più difficile vincere cause di lavoro, impugnare licenziamenti ingiusti, ottenere giusti risarcimenti. Particolarmente garantite le aziende che fanno ricorso massiccio allo sfruttamento del lavoro precario.

Diventa legge la possibilità di derogare ai CCNL, “certificando”, tramite commissioni, i contratti individuali contenenti clausole peggiorative: viene limitata la giurisdizione del giudice e si incentiva il ricorso all’arbitrato.

Certificazione dei contratti e arbitrato
: vi è la possibilità di assumere lavoratori con il ricatto di sottoscrivere un contratto individuale “certificato”, dove si certifica la “libera volontà” del lavoratore di accettare deroghe peggiorative a norme di legge e di contratto collettivo, e dove il lavoratore rinuncia preventivamente, in caso di controversia o licenziamento, ad andare davanti al magistrato (rinunciando alla piena tutela delle leggi): in questo caso, il giudice viene sostituito da un collegio arbitrale che può decidere a prescindere dalle leggi e dai contratti collettivi; massima discrezionalità, da parte del collegio arbitrale, nei casi di vertenza per i lavoratori assunti con contratti precari e atipici (determinati, cocopro ecc…).

Processo del lavoro
: il giudice non può entrare nel merito delle scelte organizzative e produttive poste dal datore di lavoro, non può più contestare la sostanza, le ragioni più o meno giuste delle scelte dell’azienda, ma deve limitarsi alla verifica dei requisiti formali delle azioni aziendali: questo limite si rafforza soprattutto nei casi di contratti di lavoro “certificati”, dove in giudice non può contestare le deroghe peggiorative contenute negli accordi individuali; abolito l’obbligo del tentativo di conciliazione prima del ricorso al giudice.

Licenziamenti
: il giudice, nelle cause di licenziamento, deve “tener conto” di quanto stabilito nei contratti individuali e collettivi come motivi di licenziamento per “giusta causa” o “giustificato motivo”, deve considerare, più che il diritto, la situazione dell’azienda, la situazione del mercato del lavoro, il comportamento del lavoratore negli anni, ecc; tramite i contratti “certificati” si possono certificare e rendere legali motivi aggiuntivi (non previsti dalla legge e dai contratti collettivi) per licenziare liberamente il lavoratore.

Impugnazione dei licenziamenti
: per i licenziamenti invalidi o inefficaci, per i contratti a tempo determinato, contratti cococo e a progetto, per i lavoratori coinvolti nei trasferimenti di ramo d’azienda, per i lavoratori che contestano forme di intermediazione del rapporto di lavoro (appalti e somministrazione), a tutti questi è introdotta, per i tempi dell’impugnazione, la prescrizione di 60 giorni a cui deve seguire, pena nullità dell’impugnazione, il ricorso o la richiesta di conciliazione entro i successivi 180 giorni. La nuova procedura ha effetto retroattivo.

Risarcimento per lavoratori a termine irregolari
: nei casi di conversione del contratto a tempo determinato, il risarcimento onnicomprensivo è limitato tra 2,5 e 12 mensilità, il risarcimento può essere ridotto alla metà se nel CCNL di riferimento è prevista una qualsivoglia procedura o graduatoria di stabilizzazione. La norma ha effetto retroattivo.

Risarcimento per i contratti di collaborazione irregolari
: il datore di lavoro che, entro il 30.09.2008, abbia fatto una qualsiasi offerta di assunzione al lavoratore in collaborazione, è tenuto unicamente a un indennizzo limitato tra 2,5 e 6 mensilità.

Attività usuranti
: per salvaguardare i “conti pubblici” si introduce tra gli aventi diritto una ulteriore selezione per l’accesso alla pensione dei lavoratori esposti ad attività usuranti (graduatoria in base ai contributi versati).

Riforma degli ammortizzatori sociali
: già “pagata” con l’ultima contro-riforma previdenziale, il tempo concesso al Governo, per attuare la riforma, slitta di 24 mesi.

Riordino enti previdenziali
: delega al Governo per semplificare, snellire gli enti previdenziali, con un rafforzamento delle competenze dei Ministeri del Lavoro e della Sanità sugli stessi enti.

Riordino della normativa sui congedi e permessi di lavoro
: a costo zero si prevede una stretta sulle attuali norme che regolano la materia, compresi i premessi per handicap già in parte resi operativi. Mobilità ed esuberi dei dipendenti pubblici: le procedure di messa in mobilità e di esubero dei dipendenti pubblici si estendono anche nei casi di trasferimento delle competenze dalla Stato agli enti locali o in caso di esternalizzazione dei servizi.

Part time per i dipendenti pubblici
: le amministrazioni possono revocare la concessione della trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale già adottati.

Apprendistato: l’obbligo scolastico può essere assolto lavorando, già dall’età di 15 anni, con contratti di apprendistato.

Assenze per malattia
: obbligo di trasmissione telematica e di rilascio del certificato di malattia esclusivamente dal medico convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale (è esplicitamente previsto il licenziamento se la mancanza è reiterata).

lunedì 15 marzo 2010

Ne con la Bresso, ne con Cota. Solo azione diretta.

Dopo un lungo pensare su cosa sia più giusto fare alle votazioni regionali, sono arrivato alla conclusione che non darò il mio voto ne alla Bresso, ne a Cota.
Mi dispiace per molti compagni o sinistroidi, ma questa decisione non viene in maniera superficiale.
Mi chiedo: ma la vita di un disoccupato, di un migrante, di un povero, di un senza casa, ecc. ecc. cambia se vince Cota o vince la Bresso?
La risposta è NO. Se il senza casa non provvede da se ad occuparne una, resterà per sempre senza casa, se un cassa integrato non sale sui tetti per protesta, resterà per sempre un inascoltato, e così via.
Che problemi risolvono il sig.Cota o la sig.ra Bresso alle categorie sociali meno abbienti? Nessuno. Non parliamo poi del discorso TAV, dove anche i paladini dell'ecologico, sono per la realizzazione dell'opera.
E' solo un gioco di potere a chi rimane attaccato il più possibile alle poltrone, ma poi ad elezioni finite, il povero resterà nuovamente con i problemi di sempre.
E mi spiace anche per i compagni, compagniucci, o pseudo tali, che militano e credono nelle illusioni di chi gli ha sempre fatto credere di stare dalla loro parte.
"Compagni", parola grossa che oramai rimane nei libri di scuola. Tutti compagni a parole, Quadri e base, ma poi quando si tratta di fare veramente i compagni e cioè aiutare i tuoi simili ed essere uniti come un pugno dando la solidarietà a gente che vive come te, diventano tutti liberali. Questo vale sia nel lavoro dove se il problema non è il tuo chi se ne frega, che nel sociale dove se il grattacapo non è il tuo chi se ne frega.
In tutti questi anni ho vissuto sulla mia pelle che i problemi si risolvono con l'azione diretta e quasi sempre da soli.
Per questo: Bresso o Cota, non in mio nome.
Azione diretta contro potere.

sabato 13 marzo 2010

Dopo i presidi spia e i medici spia, tocca alle materne.


La corte di cassazione torinese respinge il ricorso di un cittadino albanese "clandestino" che si opponeva ad un decreto di espulsione avendo in Italia moglie e due figli in eta' scolare (cosa che ebbe successo in passato presso la stessa corte appellandosi ai diritti del minore per evitargli un turbamento psicologico).

Il pacchetto sicurezza, attraverso lo strumento del reato di clandestinita', obbliga i funzionari pubblici a denunciare gli irregolari in quanto il loro stesso esistere nel nostro territorio e' un reato. Fa specie notare come quando a suo tempo fu' ampio il dibattito pubblico di opinione in merito al pacchetto sicurezza grazie alle mobilitazioni che medici, infermieri, operatori sanitari prima, presidi ed insegnanti delle scuole dell'obbligo poi che denunciavano le discriminazioni razziali presenti nel decreto, fosse quasi del tutto assente una qualunque forma di opposizione parlamentare. Fu solo grazie a quelle mobilitazioni che nel pacchetto sicurezza si aggiunsero le eccezioni a tale obbligo sulla sanita' e sulle scuole dell'obbligo.

Il comune di Torino, ed alcuni altri comuni italiani, estendono le eccezioni previste dal decreto Maroni ("pacchetto sicurezza") per le scuole dell'obbligo e la sanita' anche alle scuole materne. Chi iscrive i propri figli nelle materne non dovra' temere di essere denunciato dai funzionari che vi lavorano se irregolare. Oggi alcuni comuni, come sempre in ritardo sull'agenda politica, estendono questa garanzia minima anche alle scuole materne. L'inconsistenza numerica della questione (nel comune di Torino ad esempio si parla di due-trecento iscrizioni sul oltre 15.000 l'anno) da poi conferma del fatto che non possa certo imputarsi a questo eventuali malfunzionamenti della scuola materna nel nostro paese.

Nonostante cio' in periodo per-elettorale si infiamma la polemica in grado di far leva su mostri e paure precedentemente preconfezionate (meridionali ieri, clandestini oggi) a cui addossare tutte le responsabilita' della crisi da un lato e dalla totale incapacita' di offrire alternative credibili d'altro per quel che riguarda la politica istituzionale.

lunedì 8 marzo 2010

Quando Napolitano prendeva i soldi da Berlusconi

1987, Berlusconi finanziava la corrente Pci di Napolitano.Una storia che arriva fino a noi.
Nei giorni scorsi sono arrivate due significative dichiarazioni di Massimo D'Alema e Piero Fassino che difendevano il diritto del PDL ad essere ammesso alle elezioni regionali in Lombardia. Eppure la possibilità di far fuori il PDL, in una regione chiave del paese, era concreta e persino perfettamente legale.
Come mai tutto questo fair play da parte degli esponenti PD provenienti dall'esperienza del PCI? E come mai questo fair play si esercita in Lombardia, nel cuore del potere berlusconiano?
Certo al PD il decreto "interpretativo" non piace, preferiva altre soluzioni per salvare il PDL e l'ha fatto capire D'Alema all'Ansa. Si trattava come sempre, per il partito di Bersani, di conciliare il conflitto contingente con il PDL con alcune intese di fondo con il centrodestra.
Intese che furono ricordate un giorno in aula da Luciano Violante che, indispettito dal comportamento del centrodestra, disse che se le cose continuavano in quel modo il centrosinistra avrebbe toccato le televisioni di Berlusconi. "Non l'abbiamo mai fatto per gli accordi che sapete" disse l'ex presidente del senato, facendo capire la portata della minaccia ma anche l'importanza degli accordi. Quegli accordi che formano la costituzione materiale della seconda repubblica. Quelli che portano a dire agli esponenti del PD che l'antiberlusconismo non è un valore. Capire quali in fondo non è difficile. Basta aprire il giornale la mattina.
Ma in quali radici affondano le intese tra reduci del PCI e Berlusconi? Temporalmente parlando si risale a prima della caduta del muro di Berlino. A quando, secondo la storia alla Orwell di oggi, il PCI prendeva montagne di rubli da Mosca e Berlusconi sosteneva il mondo libero. Ma rubli e "mondo libero" sono questioni degli anni '50 mentre negli anni '80 l'integerrimo anticomunista Berlusconi il PCI lo finanziava eccome. E finanziava proprio la corrente del PCI di Giorgio Napolitano, per capire come i protagonisti del decreto di oggi non solo si conoscano da tempo ma abbiano storiche intese suggellate da finanziamenti e da convergenze di interessi di potere.
Del resto, proprio nel 1987 a Roma il PCI organizzò un convegno sul futuro della televisione italiana. I tre principali relatori furono Massimo D'Alema, Walter Veltroni e..Silvio Berlusconi. Il quale, lungi dallo scatenarsi contro i comunisti, fece una relazione densa di elogi verso il PCI per il ruolo che questo aveva assunto per lo sviluppo della comunicazione e del pluralismo in Italia.
Per capire il clima dell'epoca è utile la lettura di un libro Il Baratto (Il PCI e le televisioni: le intese e gli scambi fra il comunista Veltroni e l’affarista Berlusconi negli anni Ottanta. Kaos edizioni, 2008) di Michele De Lucia.

http://www.scuolanticoli.com/libri/pagelibri_016.htm

E soprattutto sono utili gli estratti del libro per comprendere subito i rapporti materiali ed ideologici che intercorrevano tra Napolitano e Berlusconi nel 1987.
Materiali, perchè la Fininvest finanziava con la pubblicità la strategica corrente milanese di Napolitano, ideologici perchè la corrente di Napolitano magnificava il tipo di capitalismo rappresentato dal cavaliere di Arcore.
Questo per far capire la storia reale d'Italia, le radici antiche delle intese tra Berlusconi ed i reduci del PCI e per comprendere che se l'Italia si vuol liberare dal ducetto di Arcore deve anche tagliare le antiche radici di certi accordi. Che rappresentano una assicurazione sulla vita per Berlusconi e sulla carriera per i personaggi appena citati.

la fonte

Napolitano viene da lontano. Era migliorista e berlusconiano. Gli articoli del suo settimanale "Il Moderno" (con pubblicità Finivest anni '80) superano persino le poesie di Bondi al "caro leader".

"Ad aprile del 1985 esce a Milano il primo numero de Il Moderno, mensile (poi settimanale) della corrente “migliorista” del Pci (la destra tecnocratica e filo-craxiana del partito, guidata da Giorgio Napolitano). Animato da Gianni Cervetti… all’insegna dello slogan “l’innovazione nella società, nell’economia, nella cultura” (p. 104)."
"Intanto a Milano il numero di febbraio 1986 de Il Moderno… scrive che “la rivoluzione Berlusconi [è] di gran lunga la più importante, cui ancora qualcuno si ostina a non portare il rispetto che merita per essere stato il principale agente di modernizzazione, nelle aziende, nelle agenzie, nei media concorrenti. Una rivoluzione che ha trasformato Milano in capitale televisiva e che ha fatto nascere, oltre a una cultura pubblicitaria nuova, mille strutture e capacità pro­duttive” (p. 115)".
«Il numero di aprile 1987 ... esce con un’intera pagina pubblicitaria della Fininvest. È la prima di una lunga serie di inserzioni pubblicitarie dalla misteriosa utilità per l’inserzionista, dato che il giornale è semi-clandestino e vende meno di 500 copie… Intanto uno dei fondatori del Moderno, l’onorevole Gianni Cervetti, alla metà di aprile è di nuovo a Mosca… E il 18 aprile l’a­genzia Ansa da Mosca informa che in Urss, insieme al compagno Cervetti, c’è anche Canale 5… (pp 126 -- 127)".
"A giugno 1989 ... pubblica un megaservizio su Giocare al calcio a Milano. Con un panegirico sul Berlusconi miracoloso presidente milanista che “ha cambiato tutto: adesso la sua squadra è una vera e propria azienda,” e così via. Il giornale della corrente di destra del Pci è ormai un bollettino della Fininvest, e le pagine di pubblicità comprate dal gruppo berlusconiano ormai non si contano (p. 148)".(*)
(*) Testi tratti dal libro: "Il Baratto" dal blog www.dirittodicritica.com.
Senza Soste

domenica 7 marzo 2010

Mirafiori- Radici nel cemento


Nato in un borgo di sassi
Duri come la sua eta’
Diciott’anni quattro fratelli, i suoi sogni
Bruciati senza pieta’
Suo padre era un contadino
Sua madre e’ morta due anni fa
Non c’eran lacrime ma un nodo in gola
Quel giorno quando dicesti
<>
E’ uno sguardo verso il futuro
Mirafiori
Tirare avanti cosi’ è duro
Tornero’ tornero’ di sicuro
Da Mirafiori
Con in tasca un nuovo futuro.
Qui la nebbia nasconde il sole e confonde
Illusione e realta’
Torino Portanuova...speranza
Vita nuova chi lo sa?
Erano gli anni dei pugni chiusi
E del potere agli operai
<>
Ti hanno hanno detto, sudore e ferro
Ma quanta voglia di liberta’
E il presente scavalca il futuro
A Mirafiori
Vinceremo noi di sicuro
Lotteremo sempre piu’ duro
A Mirafiori
Tutto nostro sara’ il futuro
Ormai trent’anni son passati
Ma qua dentro niente e’ cambiato mai
Quanti calci in culo presi
Quarantamila, cinquantacinque...
Che importa ormai?
Non c’e’ piu’ tempo per il partito
Ora c’hai moglie e quattro bocche da sfamar
Ma quel mattino e’ arrivata posta:
<
Ma da domani te ne devi andar>>
E il passato inconta il futuro
A Mirafiori
Il sole e’ spuntato di nuovo
Siamo ancora davanti ai cancelli
Di Mirafiori
Con striscioni e vecchie canzoni
Com’e’ bello tornare a lottare
A Mirafiori
Riempire ancora le piazze e le strade
Pomigliano Crotone Milano
Mirafiori
Per riprenderci il nostro domani
Per riprenderci il nostro domani.

venerdì 5 marzo 2010

Vento dell'est- Abruxia


Non è vero sapere le cose
Non è vederle alla luce del sole
C'è ancora chi si toglie il cappello
Quando passa il signor ingegnere

Noi scendiamo le scale del buio
Quando è giorno solo da poche ore
Nel buio c'è una luce diversa
Ci si conosce, si può vedere che

Brucia il fuoco sotto terra - Abruxia!
La facce sporche di carbone
Brucia un grido di riscossa - Abruxia!
La faccia sporca del padrone, un piccone pulirà

Conosciamo le radici
E della terra noi sentiamo la voce
Casco illuminato
Scava il cammino verso la verità

I figli, i libri, il pane
A volte pensi forse non tornerò
Sai che dovrà studiare
Mine e piccone e anche oggi scenderò

Sale un suono di vendetta - Iskida!
Cresce da dentro la miniera
Sale dalle ombre sotto terra - Iskida!
Come una canzone di guerra che in alto arriverà

Si piega la montagna sotto il rumore della dinamite
La rabbia nelle vene come la roccia un giorno scoppierà
L'ingiustizia può crollare
Con la menzogna crolla la povertà
L'ingiustizia può crollare
Sotto i colpi di ogni minatore

Sale dalle ombre sotto terra - Iskida!
Fino alle case dei potenti - Abruxia!
Da ogni nazione sotto terra - Iskida!
Come una canzone di guerra che in alto arriverà

Anche per noi i morti non sono tutti uguali

Nell’arco di meno di un mese a Galatina, paese dell’entroterra leccese, si sono celebrati i funerali di due compaesani morti fuori della terra natale. Mai funerali sono stati tanto differenti e significativi nella loro diversità. Nel capitalismo i morti come i vivi non sono tutti uguali.

Ai primi di febbraio ha fatto ritorno a Galatina la salma di Sergio Marra, l’operaio
che, avendo perso il lavoro, si era dato fuoco sabato 30 gennaio a Bergamo. Marra era
stato operaio per quattro anni presso la “Elgicolor Plast srl”, azienda di Ciserano
(Bg). Da agosto 2009 non riceveva il salario; non solo: l’azienda non gli versava
neppure i cedolini paga, cosa che rendeva all’operaio praticamente impossibile
dimostrare che stava continuando a lavorare presso lo stabilimento. Lo scorso
novembre Marra aveva deciso di presentare dimissioni “per giusta causa” e si era
rivolto alla Cgil di Bergamo per intraprendere una vertenza sindacale e richiedere i
salari arretrati che gli spettavano. Ma la legge non è dalla parte degli operai (la
strada del tribunale propugnata dal sindacato è perdente per gli operai, da soli
contro un colossale apparato giuridico organizzato appositamente contro essi), le
cose sono andate per le lunghe, Marra non aveva trovato un altro lavoro, infine si è
fatto cogliere dalla disperazione.
Quasi nessuno aspettava Marra. Nessun rappresentante delle istituzioni, nessun
politico, nessun giornalista. Pochi, gli affetti veri, l’hanno accompagnato al
cimitero. La sua è stata una morte “nascosta”, il suo è stato un funerale
“dimenticato”. A chi interessa di un operaio che, distrutto dalla perdita del lavoro,
dalle vessazioni quotidiane e da una vita da sfruttato, si ammazza? Per molti c’è
quasi da vergognarsi e da ridere di un uomo che si toglie la vita perché ha perso il
lavoro, di un “debole”, un “poveraccio”, perché dunque riflettere su che cosa abbia
potuto spingere un giovane di 35 anni a farla finita per sempre?
Poi il 1° marzo a Galatina è giunta la salma di Pietro Antonio Colazzo, 47 anni,
“misterioso” consigliere diplomatico dell’ambasciata italiana a Kabul e numero due
dell’Aise, l’Agenzia di informazioni e sicurezza esterna, ucciso il 27 febbraio a
Kabul durante un attacco dei partigiani in lotta contro l’occupazione militare,
mentre dava indicazioni alla polizia afgana per individuare gli autori di un
attentato all’hotel Park Residence. La bara è arrivata avvolta nel tricolore, ad
attenderla c’erano un migliaio di galatinesi schierati in due ali di folla in piazza
davanti alla chiesa, carabinieri in alta uniforme, il prefetto di Lecce Mario Tafaro.
I giornali locali e nazionali, le televisioni e l’informazione on line lo hanno
riverito: “Giù il cappello per l’eroe di Kabul”, “Galatina si ferma per il saluto
all’agente segreto Colazzo”. I giornalisti si sono peritati di sottolineare che “il
‘dottore’ è stato salutato da uomini anziani che si sono tolti il cappello e donne in
lacrime”. La funzione religiosa è stata officiata dal vescovo di Otranto Donato Negro
con l’Ordinario militare italiano Vincenzo Pelvi, era presente il sottosegretario
alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Gli è stato tributato un applauso lungo
tre minuti. I giornalisti hanno chiuso scrivendo che “i galatinesi arrivati in piazza
per salutarlo non riescono a nascondere la fierezza dell’appartenenza nonostante il
dolore. Tutti non lo conoscevano. E tutti ora dicono: era uno di noi”. Anche il
presidente della Regione Nichi Vendola non ha dimenticato di inviare alla sorella
dell’agente segreto un telegramma in cui si è preoccupato di scrivere: “Sono
portavoce del dolore e del turbamento dell’intera comunità pugliese per questo lutto
che ancora una volta colpisce la Puglia. Esprimo a lei e alla sua famiglia il mio
profondo cordoglio per la tragica scomparsa di suo fratello. Il senso di
responsabilità e la dedizione al delicato impegno cui sono chiamati molti italiani
impegnati all’estero in missioni di pace non deve mai cadere nell’oblio. Il
sacrificio estremo di queste vittime del terrore merita l’apprezzamento e la
gratitudine di tutti noi”.
Che società infame è questa che si dimentica di un operaio morto per la mancanza di
lavoro ed invece esalta e magnifica un agente segreto il cui “lavoro” ben pagato era
quello di stanare, in un paese straniero occupato militarmente anche dall’esercito
italiano, quegli uomini, operai, contadini, disoccupati, che si oppongono con
determinazione e con tutti i mezzi, anche col sacrificio della propria vita,
all’invasione militare mascherata da “missione di pace”? È una società da combattere
e da eliminare. Operai, ricordiamolo sempre, anche per noi i morti non sono tutti
uguali.

AsLO www.operai.net

giovedì 4 marzo 2010

Save Polverini


Milioni santo subito. Ah Ah Ah