
La corte di cassazione torinese respinge il ricorso di un cittadino albanese "clandestino" che si opponeva ad un decreto di espulsione avendo in Italia moglie e due figli in eta' scolare (cosa che ebbe successo in passato presso la stessa corte appellandosi ai diritti del minore per evitargli un turbamento psicologico).
Il pacchetto sicurezza, attraverso lo strumento del reato di clandestinita', obbliga i funzionari pubblici a denunciare gli irregolari in quanto il loro stesso esistere nel nostro territorio e' un reato. Fa specie notare come quando a suo tempo fu' ampio il dibattito pubblico di opinione in merito al pacchetto sicurezza grazie alle mobilitazioni che medici, infermieri, operatori sanitari prima, presidi ed insegnanti delle scuole dell'obbligo poi che denunciavano le discriminazioni razziali presenti nel decreto, fosse quasi del tutto assente una qualunque forma di opposizione parlamentare. Fu solo grazie a quelle mobilitazioni che nel pacchetto sicurezza si aggiunsero le eccezioni a tale obbligo sulla sanita' e sulle scuole dell'obbligo.
Il comune di Torino, ed alcuni altri comuni italiani, estendono le eccezioni previste dal decreto Maroni ("pacchetto sicurezza") per le scuole dell'obbligo e la sanita' anche alle scuole materne. Chi iscrive i propri figli nelle materne non dovra' temere di essere denunciato dai funzionari che vi lavorano se irregolare. Oggi alcuni comuni, come sempre in ritardo sull'agenda politica, estendono questa garanzia minima anche alle scuole materne. L'inconsistenza numerica della questione (nel comune di Torino ad esempio si parla di due-trecento iscrizioni sul oltre 15.000 l'anno) da poi conferma del fatto che non possa certo imputarsi a questo eventuali malfunzionamenti della scuola materna nel nostro paese.
Nonostante cio' in periodo per-elettorale si infiamma la polemica in grado di far leva su mostri e paure precedentemente preconfezionate (meridionali ieri, clandestini oggi) a cui addossare tutte le responsabilita' della crisi da un lato e dalla totale incapacita' di offrire alternative credibili d'altro per quel che riguarda la politica istituzionale.
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