RIBELLARSI E' GIUSTO

ne servi ne padroni

Odio gli indifferenti

"Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Antonio Gramsci

UN GIORNO NON PUO' VIVERE SENZA LA SUA UTOPIA...

Così l’uomo deve vivere andare senza frontiere come bambini dietro un aquilone Correre giocare ridere vivere Non girare mai il volto anche quando a te non tocca Amare questa terra dove nel nostro cuore sventola rossa come il sole il simbolo di una nuova era Cammina uomo E va senza tempo Ridere amare lottare e poi infine invecchiare E passerà per questa terra come una luce di libertà

domenica 31 gennaio 2010

Perchè essere comunisti oggi

Ad 89 anni dalla nascita del PCI

A Livorno, il 21 gennaio del 1921 la frazione rivoluzionaria del Partito Socialista, detta “dei puri”, trovatasi in minoranza sul tema dell’adesione alla risoluzione dell’Internazionale, esce dal teatro Goldoni di Livorno, dove si teneva il congresso del partito socialista, e fonda al teatro San Marco il Partito Comunista d’Italia, sezione della III Internazionale Comunista. Questo fu un avvenimento epocale, perchè tappa iniziale delle formazioni e delle culture politiche comuniste in Italia.

Nonostante spesso si cerchi di dimenticare e di nascondere la verità storica, quella di unire la storia del movimento operaio italiano a quella della prima rivoluzione del proletariato industriale russo, vittorioso, pur se minoritario in un immenso paese contadino come la Russia zarista, dimostra, per la prima volta nella storia, che la divisione ineguale della proprietà, la gerarchia del comando e della servitù non era immutabile come un “fatto di natura”, necessario e inviolabile. Fu grazie a quella rivoluzione, e poi grazie all’esistenza dello stato sovietico, che fu possibile mettere all’ordine del giorno in tutto il mondo la rivendicazione dei diritti sociali, materiali ed intellettuali per grandi masse di uomini e di donne. E fu per questo evento che altri popoli e nazioni oppresse poterono intraprendere la lotta per la loro emancipazione dal colonialismo e lottarono per la libertà.

Partendo da questa verità storica, ripercorrendo la storia dei comunisti, ci troviamo come orfani di un forte ideale oggi parcellizzato e diviso tra movimenti autoreferenziali che si credono elite intellettuali e politiche da un lato, mentre dall'altro i partiti, pur dichiarandosi comunisti, hanno perso tutta la carica eversiva, rivoluzionaria e di camabiamento che i comunisti hanno sempre avuto. Il perchè di questa situazione è da ricercare nelle scelte devastanti del Partito Comunista Italiano della quali abbiamo spesso parlato su questo giornale.

Alla luce di questo excursus storico perchè ritenere ancora attuale il 21 gennaio 1921? Prima di tutto c'è da dire che non solo il 1921 è attuale ma, data la crisi economica e i nuovi rapporti capitale/lavoro, l'analisi marxista risulta di una contemporaneità impressionante. Così come si dovrebbe sentire ormai l'esigenza di una nuova internazionale, capace di opporsi alla competizione del capitale globale in uno scenario di sfruttamento, attacco e compressione dei diritti del lavoro e dei salari. In questo scenario, oggi come allora, un nuovo “1921” dovrebbe segnare il distacco da ogni possibile mediazione sugli obiettivi e sulle modalità della lotta politica. Dovrebbe portare ad una attualizzazione dei percorsi politici che non significa assolutamente un ripensamento della struttura ma un suo aggiornamento. La mancanza di radicamento sociale, l'incapacità di analisi delle regole di comunicazione moderna e le lotte intestine hanno portato, in Italia, a non avere una via d'uscita da una situazione di stallo dove ampi settori popolari stanno slittando paurosamente a destra. Questo è dovuto in primis alla perdita di identità (un tempo si sarebbe detto “coscienza di classe”), che in alcuni settori della sinistra viene addirittura contrastata, ma che è invece aggressiva e ben sviluppata nella destra, specialmente in quella xenofoba e razzista, che più pesca nei settori popolari. Certo è che sarebbe inutile aggrapparsi alla sola questione identitaria, se questa non collegata ad una capacità di capire e risolvere le problematiche del lavoro. Per questo un “nuovo 1921” servirebbe anche per l'abbandono immediato del vecchio sindacato socialdemocratico e per la creazione di un unico sindacato confederale di base. creato su piattaforme radicali nuove, con nuove rivendicazioni, ma con un “vecchio stile” nel portare avanti le lotte nei momenti di crisi. Purtroppo la situazione italiana non ci riserva un buon orizzonte.

Le divisioni e i personalismi sono all'ordine del giorno. Ogni gruppuscolo ha la verità in tasca: dall'autogestione all'autonomia, dai partiti a chi era comunista, ma ora, dopo salti mortali ideologici, non sa più nemmeno cosa è! Per questo oggi è importante ripensare a quel 21 gennaio1921, per questo oggi sarebbe importante ricrearlo.

Ulisse Ognistrada

21 gennaio 1921 nasce a Livorno il Partito Comunista D’Italia - Cosa vuol dire essere comunisti oggi

A Livorno, nel Teatro Goldoni, al 17° congresso del Partito Socialista Italiano, 89 anni fa, fu scissione, i delegati Comunisti, fra i quali il gruppo piemontese gramsciano dell’Ordine nuovo (Gramsci, Togliatti, Terracini e Tasca) e la frazione astensionista del gruppo bordighiano del Soviet del Partito Socialista (Bordiga), abbandonano il teatro Goldoni, sede del congresso e si riunirono nel vicino teatro S.Marco, deliberano la costituzione del Partito Comunista d’Italia.
Ogni anno un corteo di migliaia di persone ripercorre quel cammino, dal Teatro Goldoni a quello San Marco, in ricordo della nascita di quel partito, nato nel momento in cui il fascismo cominciava a prender piede. Era un partito rivoluzionario, credeva ancora nella presa del potere attraverso una rivoluzione proletaria, che avrebbe distribuito le ricchezze e creato una società più giusta.

Nel 1926 Bordiga e Gramsci vennero arrestati e inviati al confino ad Ustica. Il Partito Comunista d’Italia, come tutte le altre organizzazioni democratiche, venne soppresso dal regine fascista il 5 novembre 1926. Il partito venne ricostituito clandestinamente, in parte rimanendo in Italia dove fu l’unico partito antifascista presente, in parte emigrando all’estero verso la Francia e l’Urss. Dopo la sconfitta del fascismo il partito si riformò, su basi più riformiste, chiamandosi soltanto Partito Comunista, e ha rappresentato per l’Italia del dopoguerra la speranza di tante generazioni di giovani che chiedevano lavoro, giustizia, uguaglianza e diritti. Il Partito Comunista italiano, è stato fondamentale per le conquiste democratiche sul lavoro, per i diritti della donna, per i diritti civili. Ma cosa vuol dire essere comunisti oggi? Lo abbiamo chiesto ad uno degli
organizzatori del corteo.

Che cosa vuol dire essere comunisti oggi?

Il nostro non è un grido nostalgico o un appiglio a modelli passati. Sappiamo bene che le società cambia. Ma ci rendiamo conto che in un mondo dove il ricco è sempre più ricco e potente, e il povero è sempre più povero e isolato, le idee di uguaglianza, conquista e difesa di diritti, giustizia sociale..capisaldi dell’ideologia comunista, sono oggi più che mai da
rivendicare, difendere e attuare. La società capitalista in cui viviamo ha portato enormi ingiustizie sociali ed economiche che tutti scontiamo, dalla mancanza di lavoro, allo sfruttamento delle risorse, alla privatizzazione dell’acqua o degli ospedali, alla sospensione dell’edilizia popolare e all’impossibilità di comprare una casa. I comunisti volevano creare una società più giusta attraverso una economia pianificata che non guardasse solo al profitto, ma che permettesse a tutti di avere dei diritti fondamentali per vivere una vita dignitosa. Casa, lavoro, istruzione, ospedali, servizi per tutti. Noi crediamo ancora che sia necessario cambiare questa società .
Per questo riteniamo importante la data del 21 gennaio 1921, giorno della nascita del Partito Comunista d'Italia e di tutte le lotte popolari ed operaie portate avanti dai comunisti italiani . E di tutte le lotte antifasciste e partigiane.

tratto da IL QUARTIERE n° 10 - Gennaio 2010

sabato 30 gennaio 2010

Taormina si sbottona: la verità su Berlusconi raccontata dal suo ex avvocato

«Conosco bene il modo con cui Berlusconi chiede ai suoi legali di fare le leggi ad personam, perché fino a pochi anni fa lo chiedeva a me. E, contrariamente a quello che sostiene in pubblico, con i suoi avvocati non ha alcun problema a dire che sono leggi per lui. Per questo oggi lo affermo con piena cognizione di causa: quelle che stanno facendo sono norme ad personam».

Carlo Taormina, 70 anni, è stato uno dei legali di punta del Cavaliere fino al 2008, quando ha mollato il premier e il suo giro – uscendo anche dal Parlamento – a seguito di quella che lui ora chiama «una crisi morale». Ormai libero da vincoli politici, in questa intervista a Piovonorane dice quello che pensa e che sa su Berlusconi e le sue leggi.

Avvocato, qual è il suo parere sulle due norme che il premier sta facendo passare in questi giorni, il processo breve e il legittimo impedimento?

«La correggo: le norme che gli servono per completare il suo disegno sono tre. Lei ha dimenticato il Lodo Alfano Bis, da approvare come legge costituzionale, che è fondamentale».

Mi spieghi meglio.
«Iniziamo dal processo breve: si tratta solo di un ballon d’essai, di una minaccia che Berlusconi usa per ottenere il legittimo impedimento. Il processo breve è stato approvato al Senato ma scommetterei che alla Camera non lo calendarizzeranno neanche, insomma finirà in un cassetto».

E perché?
«Perché il processo breve gli serve solo per alzare il prezzo della trattativa. A un certo punto rinuncerà al processo breve per avere in cambio il legittimo impedimento, cioè la possibilità di non presentarsi alle udienze dei suoi processi e di ottenere continui rinvii. Guardi, la trattativa è già in corso e l’Udc, ad esempio, ha detto che se lui rinuncia al processo breve, vota a favore del legittimo impedimentoı».

E poi che succede? Che c’entra il Lodo Alfano bis?
«Vede, la legge sul legittimo impedimento è palesemente incostituzionale, e quindi la Consulta la boccerà. Però intanto resterà in vigore per almeno un anno e mezzo: appunto fino alla bocciatura della Corte Costituzionale. E Berlusconi nel frattempo farà passare il Lodo Alfano bis, come legge costituzionale, quindi intoccabile dalla Consulta».

Mi faccia capire: Berlusconi sta facendo una legge – il legittimo impedimento -che già sa essere incostituzionale?
«Esatto. Non può essere costituzionale una legge in cui il presupposto dell’impedimento è una carica, in questo caso quella di presidente del consiglio. Non esiste proprio. L’impedimento per cui si può rinviare un’udienza è un impegno di quel giorno o di quei giorni, non una carica. Ad esempio, quando io avevo incarichi di governo, molte udienze a cui dovevo partecipare si facevano di sabato, che problema c’è? E si possono tenere udienze anche di domenica. Chiunque, quale che sia la sua carica, ha almeno un pomeriggio libero a settimana. Invece di andare a vedere il Milan, Berlusconi potrebbe andare alle sue udienze. E poi, seguendo la logica di questa legge, la pratica di ottenere rinvii potrebbe estendersi quasi all’infinito. Perché mai un sindaco, ad esempio, dovrebbe accettare di essere processato? Forse che per la sua città i suoi impegni istituzionali sono meno importanti? E così via. Insomma questa legge non sta in piedi, è destinata a una bocciatura alla Consulta. E Berlusconi lo sa, ma intanto la fa passare e la usa per un po’ di tempo, fino a che appunto non passa il Lodo Alfano bis, con cui si sistema definitivamente»....continua

Come fa a esserne così certo?
«Ho lavorato per anni per Berlusconi, conosco le sue strategie. Quando ero il suo consulente legale e mi chiedeva di scrivergli delle leggi che lo proteggessero dai magistrati, non faceva certo mistero del loro scopo ad personam. E io gliele scrivevo anche meglio di quanto facciano adesso Ghedini e Pecorella».

Tipo?
«Quella sulla legittima suspicione, mi pare fossimo nel 2002. Gli serviva per spostare i suoi processi da Milano a Roma. Lui ce la chiese apertamente e noi, fedeli esecutori della volontà del principe, ci siamo messi a scriverla. E abbiamo anche fatto un bel lavoretto, devo dire: sembrava tutto a posto. Poi una sera di fine ottobre, verso le 11, arrivò una telefonata di Ciampi».

Che all’epoca era Presidente della Repubblica.
«Esatto. E Ciampi chiese una modifica».

Quindi?
«Quindi io dissi a Berlusconi che con quella modifica non sarebbe servita più a niente. Lui ci pensò un po’ e poi rispose: “Intanto facciamola così, poi si vede”. Avevo ragione io: infatti la legge passò con quelle modifiche e non gli servì a niente».

Pentito?
«Guardi, la mia esperienza al Parlamento e al governo è stata interessantissima, direi quasi dal punto di vista scientifico. Ma molte cose che ho fatto in quel periodo non le rifarei più. Non ho imbarazzo a dire che ho vissuto una crisi morale, culminata quando ho visto come si stava strutturando l’entourage più ristretto del Cavaliere.

A chi si riferisce?
«A Cicchitto, a Bondi, a Denis Verdini, ma anche a Ghedini e Pecorella. Personaggi che hanno preso il sopravvento e che condizionano pesantemente il premier. E l’hanno portato a marginalizzare – a far fuori politicamente – persone come Martino, Pisanu e Pera. E adesso stanno lavorando su Schifani».

Prego?
«Sì, il prossimo che faranno fuori è Schifani. Al termine della legislatura farà la fine di Pera e Pisanu».

Ma mancano ancora tre anni e mezzo alla fine della legislatura…
«Non credo proprio. Penso che appena sistemate le sue questioni personali, diciamo nel 2011, Berlusconi andrà alle elezioni anticipate».

E perché?
«Perché gli conviene farlo finché l’opposizione è così debole, se non inesistente. Così vince un’altra volta e può aspettare serenamente che scada il mandato di Napolitano, fra tre anni, e prendere il suo posto».

Aiuto: mi sta dicendo che avremo Berlusconi fino al 2020?
«E’ quello a cui punta. E in assenza di un’opposizione forte può arrivarci tranquillamente. L’unica variabile che può intralciare questo disegno, più che il Pd, mi pare che sia il centro, cioè il lavorio tra Casini e Rutelli. Ma se questo lavorio funzionerà o no, lo vedremo solo dopo le regionali».

martedì 26 gennaio 2010

Calabria tossica

In Calabria qualcuno si ribella allo stato di cose presenti!?

domenica 24 gennaio 2010

I No Tav ci sono ed inondano Susa (40.000)

No tav battono Si Tav 1 a 0. Se si vuole No Tav 40.000 Si Tav 1000.
Chi è minoranza?

sabato 23 gennaio 2010

Il "processo breve": per i padroni e contro i proletari

Per i padroni e per la classe politica del nostro paese i lavoratori non valgono nulla, sono soltanto una merce che si acquista, la si utilizza e poi, se non muoiono di lavoro o per il lavoro, li si sbatte in mezzo ad una strada e, se per necessità si trovano a rubare il cibo al super mercato, li si processa e li si condanna in fretta e furia con il processo breve.

Il decreto legge Alfano sul “Processo breve” è stato approvato al Senato. Il decreto dovrà ora essere posto al vaglio della Camera dei Deputati per poi rendersi immediatamente esecutivo!

E’ così che i processi ETERNIT, Thyssen Krupp, Parmalat ed altre decine di procedimenti che vedono sul banco degli imputati i padroni stragisti o i dirigenti delle industrie responsabili della morte e della miseria di centinaia di famiglie, rischiano fortemente di finire archiviati! Lo dice il segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati, Cascini, il quale aggiunge che questi processi sarebbero già oltre i tempi stabiliti dal decreto, visti i tempi piuttosto lunghi già determinati dalla loro complessità. In questo modo a pagare per le loro “colpe” rimarrebbero soltanto i poveri, quelli che, per un motivo o per un altro, si sono visti costretti a rubare o ad emigrare clandestinamente per sfuggire alla miseria dei loro paesi d’origine. Per i ricchi padroni e dirigenti che hanno rapinato i risparmiatori e che continuano ad uccidere operai per la sete di profitto e per mantenere il loro sfarzoso e opulento tenore di vita sarà sempre più possibile farla franca.

Se già prima del decreto sul “Processo breve” la Legge era “troppo uguale” per i poveri e molto interpretabile e indulgente con i ricchi, oggi possiamo affermare che la Legge è uguale proprio per tutti, se per tutti si intendono le masse popolari! Era comunque nell’aria e i prezzolati avvocati (mercenari senza scrupoli dei quali ci piacerebbe conoscere i compensi di cui godono per i loro servigi) ingaggiati dai dirigenti della Thyssen Krupp continuano a produrre testimoni a favore dell’azienda con il chiaro intento di allungare a dismisura i tempi processuali. Se non esistono testimoni li si può sempre comprare e addestrare, come è emerso recentemente dalle ultime udienze.

Per i padroni e per la classe politica del nostro paese i lavoratori non valgono nulla, sono soltanto una merce che si acquista, la si utilizza e poi, se non muoiono di lavoro o per il lavoro, li si sbatte in mezzo ad una strada e, se per necessità si trovano a rubare il cibo al super mercato, li si processa e li si condanna in fretta e furia con il processo breve. Gli effetti devastanti del processo breve riguarderanno anche chi, come noi comunisti, denunciando con chiarezza le malefatte della classe dirigente e dei loro servi, verrà querelato da qualche “personaggio illustre” e indagato con l’accusa di diffamazione e calunnia a mezzo stampa, come è successo ai compagni del nostro collettivo qualche mese fa dopo avere diffuso alcuni volantini che denunciavano l’atteggiamento scarsamente etico degli avvocati della Thyssen Krupp.

Più di mille operai l’anno perdono la vita sui cantieri e nelle fabbriche della nostra Repubblica “fondata sul lavoro”. Una vera e propria guerra di sterminio non dichiarata, subdola e strisciante di fronte alla quale anche il magistrato più in buona fede non può nulla perché soggetto alla legislatura borghese fatta al fine di tutelare gli interessi dei padroni. L’unica arma a disposizione dei lavoratori e di tutto il proletariato è l’organizzazione. Un’organizzazione che non si faccia influenzare o intimorire delle regole imposte dalla borghesia e che mobiliti gli operai e le masse popolari autoctone e immigrate. Da una parte per rendere impossibile la vita ai padroni stragisti e ai loro servi, per tenere il fiato sul collo alle Autorità preposte e alle Istituzioni per costringerli al rispetto di quelle poche leggi democratiche ancora vigenti o a calare definitivamente la maschera. Dall’altra per condurre la classe operaia e le masse popolari a costruire un mondo senza sfruttati e sfruttatori: il socialismo! Questa organizzazione, alla cui costruzione i comunisti lavorano, si chiama Partito Comunista!

CCP

giovedì 21 gennaio 2010

mercoledì 20 gennaio 2010

barricate in fiamme sui binari contro le trivelle!


[Assedio alla trivella - ore 21:00] BARRICATE IN FIAMME SUI BINARI CONTRO LE TRIVELLE! Dopo una partecipata assemblea al presidio sulla statale 25, un migliaio di No Tav è partito in corteo a Chiusa San Michele. Marcia che, lambendo la stazione di Condove, è riuscita a tagliare per i prati ed entrare dentro l'area ferroviaria dove è stata portata ed è "custodita" militarmente la trivella. Con molta determinazione i No Tav hanno occupato i binari della stazione, bloccando quindi la circolazione delle ferrovie, piazzando pezzi di tronchi d'alberi lungo i binari, dandogli poi fuoco. Una grande barricata dinnanzi ad un enorme schieramento di forze dell'ordine. Un altro blitz del movimento contro l'alta velocità che chiude un'altra giornata (iniziata ancora prestissimo!) di mobilitazione contro i sondaggi. Verso la manifestazione di sabato a Susa...!

martedì 19 gennaio 2010

No Tav: l'opera è una truffa. Intervista all'Ing. Claudio Cancelli



Se però volete divertirvi, un consiglio: tenetevi liberi giovedì attorno all'ora di pranzo...
Poi sabato manifestazione a Susa!

Blindati e trivella a Susa. Dopo la statale 24. I No Tav bloccano anche l'autostrada A32

[Ore 11:10] Presidio anche a Torino in solidarietà con i No Tav della Val Susa. Il presidio nato dinnanzi alla sede torinese della Rai. Anche Torino risponde all'arroganza ostentata questa notte in Valle, anche Torino è No Tav! Con la Valle che resiste!

[Ore 10:50] I No Tav sono vicinissimi oramai al luogo della trivellazione. Il blocco volante si è fermato, contro di esso un ingente schieramento di polizia e carabinieri.

[Ore 10:30] Altra diretta con il blocco dell'autostrada al quale stanno partecipando centinaia di militanti No Tav. Numericamente importante lo schieramento di forze di polizia, che per il momento segue a debita distanza i manifestanti. Come si diceva in precedenza, questa la risposta a quanto vigliaccamente successi nella nottata. Il blocco mobile dell'autostrada Torino-Bardonecchia si sta dirigendo verso il sito del sondaggio: non basta una trivella per fare un'opera! ora e sempre No Tav!

[Ore 10:05] Ecco una altra risposta del movimento No Tav alla provocazione di questa notte a Susa! Dopo aver bloccato la statale 24, marciando verso il sito della trivellazione, i No Tav si sono riuniti in assemblea al presidio di Susa, decidendo di andare a bloccare l'autostrada Torino-Bardonecchia! Una necessaria replica a chi pensava di poter gestire il tutto, la Val Susa, sotto la copertura del buio e della polizia! In Valle non è così!


[Ore 8:30] Coloro che sono riusciti ad entrare dentro il sito (amministratori e tecnici del movimento) si confrontano con i militanti No Tav in assemblea. La riunione si sta svolgendo al presidio vicino all'autoporto di Susa.


[Ore 06:57] Una delegazione di sindaci della Valle ha ottenuto di poter andare sul luogo della trivellazione, grazie alla pressione delle diverse centinaia di No Tav che continuano a bloccare la statale.

[Ore 06:35] Diverse centinaia di persone in movimento sulla statale 24. Circa 300 persone in marcia verso il luogo della trivellazione, come prima espressione di dissenso contro questa nuova provocazione della "lobby del Tav", che ha voluto presentarsi in Valle alle prime ore del mattina, nella blindata oscurità, per mettere una bandierina anche in Valle...


[Ore 06:23] Il presidio No Tav si sta muovendo in corteo lungo la statale per raggiunge il luogo dove sembra stia per cominciare la trivellazione, un poco più avanti rispetto a dove i No Tav hanno montato il presidio. La statale 24 è ora bloccata dai No Tav.

[Ore 06:00] All'alba di questa mattina almeno 5 blindati dei carabinieri ed una trivella si sono spinti fino all'autoporto di Susa, vicino al presidio No Tav, luogo dove dovrebbe essere eseguito il sondaggio di Susa. Al momento circa 200 persone si sono riunite al presidio, molti arrivati con la chiamata fatta da coloro che come ogni notte stavano presidiando il sito, altri stanno arrivando.


Tutti e tutte in Val Susa! I compagni che sono già arrivati a Susa dicono che le statali sono aperte, meglio passare dalla 24, chi arriva dalla basse valle esca a Chianocco e faccia la statale
. Radio BlackOut sta seguendo tutto in diretta.

domenica 17 gennaio 2010

Finchè morte non ci separi (2007)

Ragazzi, vi chiedo un'oretta di attenzione, ma in questo video è racchiuso molto, sullo sport, sulla città di Torino, sull'economia italiana, sulla politica italiana, e su alcuni personaggi se non su una certa "famigghia".
Solo e sempre FORZA TORO.


P.S.
guardate il video e vi innamorerete anche voi.

venerdì 15 gennaio 2010

Curva Scirea chiusa per la prossima partita interna della Juve per cori razzisti.


E' la decisione presa dal giudice sportivo in seguito agli insulti razziali a Balotelli: domenica in campionato contro la Roma curva sbarrata ai tifosi bianconeri
ROMA
Il giudice sportivo ha disposto la chiusura della Curva Sud dello stadio Olimpico di Torino per la prossima gara casalinga della Juventus.

La decisione, legata ai cori razziali intonali da alcuni sostenitori bianconeri, è stata adottata dopo la gara di Coppa Italia che la formazione di Ciro Ferrara ha vinto 3-0 contro il Napoli mercoledì.

Il giudice sportivo ha adottato il provvedimento poichè «al rientro delle squadre negli spogliatoi per l’intervallo, sostenitori della Soc. Juventus, collocati nel settore denominato Curva-Sud, indirizzavano ad un calciatore tesserato per altra Società un coro costituente espressione di discriminazione razziale».

Il giudice ha preso in considerazione «la specifica e reiterata recidività». Sull’entità della sanzione hanno influito anche circostanze esimenti: «La non reiterazione nel corso della gara del comportamento discriminatorio, la sua riferibilità esclusiva ad uno specifico settore dello stadio e la concreta cooperazione offerta dalla Società alle forze dell’ordine a fini preventivi e dissuasivi».

La Stampa

mercoledì 13 gennaio 2010

Presidio permanente No Tav alla stazione di Collegno


NO Tav NO Trivelle!

Martedì 12 gennaio è nato a Collegno il presidio permanente No Tav. Siamo di fronte alla stazione di Collegno

Giornata difficile per chi cerca di imporre con la forza la realizzazione della linea ad alta velocità tra Torino e Lyon. Era il giorno dei sondaggi, il giorno delle trivelle. I no tav non potevano mancare. Dopo una lunga notte di attesa al presidio permanente all’autoporto di Susa, gli uomini di LTF, scortati da un imponente schieramento di polizia hanno dovuto fare marcia indietro di fronte alle centinaia di manifestanti che li aspettavano di fronte ai fuochi.


Tra Orbassano, Torino e Collegno venivano piazzate altre trivelle, ma anche qui la risposta non è tardata ad arrivare. Mentre gruppi di No Tav giravano per gli altri siti a monitorare la situazione, altri, inizialmente una piccola delegazione, poi un numero sempre crescente ha dato vita ad un presidio di fronte alla stazione di Collegno, dove – in terreni di proprietà delle Ferrovie – circondati da un imponente schieramento di polizia era stata di soppiatto piazzata una trivella.


Per l’intera giornata gli operai della ditta Trevi hanno lavorato circondati da carabinieri, poliziotti e finanzieri in tenuta antisommossa a loro volta assediati da un numero crescente di manifestanti.

Nel tardo pomeriggio un’affollata assemblea ha dato deciso di resistere di fronte alla stazione, dando vita al primo presidio No Tav nell’area metropolitana di Torino.


Sulla Stampa i si tav gridano vittoria per le trivelle che hanno cominciato a lavorare nel chiuso di aree private – ad Orbassano o nella desolazione della discarica Amiat di via Germagnano. Chi si accontenta…

Ma noi sappiamo che – in valle come a Torino – le uniche ragioni dei si tav sono quelle della forza e, con la forza bruta, la militarizzazione di intere città e paesi, l’imposizione con blindati e manganelli, non faranno molta strada.

Lo abbiamo dimostrato nel 2005, lo stiamo dimostrando anche oggi: un popolo che resiste, passo dopo passo, vince.


Sarà dura ma ce la faremo.


Invitiamo tutti a dare il proprio appoggio ai presidi di Susa e Collegno.


Serve legna, cibo, e a Collegno, anche gazebo e tende.

Ci trovate di fronte alla stazione.

Stasera alle 17,30 assemblea No Tav al presidio di Collegno.


Per info e contatti:

338 6594361

notav_autogestione@yahoo.it

lunedì 11 gennaio 2010

O sfruttamento

Due brani tratti da "Incredibile opposizione tour 1994" che bene rappresentano il degrado culturale del paese già alla fine della prima repubblica e che ancora oggi dopo 15 anni di PDL sono incredibilmente attuali.
Dobbiamo combattrere il regime che diventa sempre più solido e violento e che in quindici anni ha reso l'Italia un paese barbaro!
Il rapporto annuale dell'ILO accosta l'Italia a paesi come il Burkina Faso o la Guinea!Il paragone è ottimo per rappresentare le condizioni economiche e sociali del belpaese!

domenica 10 gennaio 2010

Il movimento NoTav annuncia: continueremo la resistenza!

Un'assemblea popolare partecipatissima (più di 500 persone) ha sancito ieri sera al Teatro Polivalente di Bussoleno la nuova fase di lotta e resistenza del movimento No Tav. 2 ore di interventi aperti, tesi a ribadire la volontà a mantenere l'unità riconquistata tra (nuovi) amministratori e movimento, rispedendo al mittente le provocazioni governative e delle cricche partitiche che parlano di commissariamenti e riducono il tanto decantato "dialogo tra le parti" a compra-vendita del consenso.

LA Val susa e il movimento No Tav tutto ha ribadito ieri sera la propria posizione con questo comunicato, sottoscritto all'unanimità:

Noi, cittadine e cittadini partecipanti all’Assemblea popolare noTav indetta a Bussoleno il 9 gennaio 2010, considerato che la nuova linea ferroviaria torino-Lione da sempre detta semplicemente Tav, è un’opera inutile, economicamente insostenibile e ambientalmente devastante decidiamo di continuare ad opporci con tutte le nostre forze in modo pacifico, fermo e determinato alla realizzazione del Tav e opporci ad ogni opera che preluda alla realizzazione della suddetta linea, sondaggi compresi.
Invitiamo fermamente i nostri amministratori a proseguire coerentemente questa lotta ventennale contro il Tav e respingiamo i goffi tentativi di ricatto e di intimidazione di stampo fascitsa e mafioso, minacciati dal governo nei confronti dei sindaci e delle amministrazioni locali del territorio.


Approvato all’unanimità
Bussoleno, 9 gennaio 2010

Clandestino

sabato 9 gennaio 2010

Onda Calabra

In virtù degli ultimi fatti avvenuti in Calabria (in particolare a Rosarno), niente di meglio di una canzone dei compagni calabresi del gruppo musicale: Parto delle nuvole pesanti. Racchiude l'emigrazione calabrese all'estero di qualche anno fa, condita da usanze e tradizioni.
Onda calabra in doichlanda.

Il primo video è quello originale, è da vedere ma ha un audio pessimo. Per sentire meglio la canzone ho messo un secondo video con audio migliore.




Io sto con i migranti.

venerdì 8 gennaio 2010

Rosarno: la rivolta degli immigrati



Ancora rabbia a Rosarno

Nuova rivolta dopo un nuovo agguato mafioso ai lavoratori stranieri

"I fatti sono molto più seri degli incidenti seguiti alle proteste del dicembre 2008, quando la comunità ghanese e burkinabè scese in piazza per protestare contro il ferimento di due ragazzi a colpi di kalashnikov sparati da un'autovettura in corsa. Oggi a Rosarno alcuni ragazzi africani sono stati raggiunti nel primo pomeriggio da colpi sparati da un fucile ad aria compressa, e tutta la rabbia della comunità degli immigrati africani per la raccolta di clementine eolive è venuta fuori. Al momento non sembra ci siano feriti ma sicuramente alcuni calabresi, gente del posto che rientrava a casa mentre la rivolta era in corso, sono stati aggrediti mentre i migranti inscenavano la loro protesta; la polizia ha riferito come diverse autovetture siano state ribaltate e alcune addirittura date alle fiamme mentre percorrevano la statale di fronte alle fabbriche abbandonate (come l'impianto ‘Rognetta') dove i lavoratori stagionali hanno trovato un riparo. Molti mi hanno raccontato di rosarnesi costretti a abbandonare l'auto mentre i migranti li aggredivano per ribaltare la vettura in strada"; a parlare è uno dei ragazzi dell'Osservatorio Migranti , mentre mette in ordine la sua valigia, afferra al volo le chiavi della sua auto e lascia Rosarno. Stanotte meglio non dormire in città. "Per me e per tutti quelli che in questi anni hanno aiutato i migranti"; la rabbia degli extracomunitari covava da tempo, nonostante in maggio finalmente i primi tre sfruttatori avessero pagato con l'arresto per ‘'riduzione in schiavitù''.

Ma gli africani non conoscono la Calabria. Non immaginano che possa essere più dura del continente dal quale sono scappati, lasciandosi alle spalle guerre e pallottole. Guerre e pallottole di altro tipo. Ma oggi chi ti parla da Rosarno dall'altro lato della cornetta, ti fa capire che il peggio deve ancora venire. "I ragazzi hanno spaccato vetrine, attaccato negozi, dato fuoco ad alcune auto, senza saper chi potessero essere i proprietari di questi negozi e di queste autovetture", spiega una fonte che prega di rimanere anonima per timore di sempre più probabili conseguenze. La paura che adesso attanaglia i rosarnesi è che i soliti picciotti possano vedere gli episodi di violenza del 7 gennaio come uno ‘sgarro' che il loro codice dell'onore non può fare passare sotto silenzio. E la voce che sta correndo in queste ore sulla Piana di Gioja Tauro è che domani, nelle prossime ore, a parlare saranno le lupare degli uomini delle ‘ndrine, che non possono tollerare sul loro territorio una tale violazione della Pax mafiosa.

I due ragazzi aggrediti a colpi di fucile ad aria compressa sono fuori pericolo, all'ospedale di Gioja Tauro. Sulla statale degli ulivi che collega Rosarno a San Ferdinando nel pieno della Piana, e dall'altro lato al mar Tirreno con Gioja e il suo porto, sembra sia tornata la calma, restaurata dall'intervento di una decina di auto del comando di polizia gioiese. Presidiate le fabbriche ex Rognetta, dove dormono in 200 e la ex Opera Sila di gioia Tauro, dove dormono altre centinaia di immigrati non registrati. le pantere della questura della Piana pattugliano la statale.

Ma alcune vetture bruciano ancora; e rimangono i danni a negozi. Impossibile contattare qualcuno alle caserme di carabinieri o polizia, ma sembra che alcuni cittadini italiani durante le proteste siano stati aggrediti dalla folla, inferocita per l'ennesimo trattamento disumano, per l'ennesimo assalto ai danni di chi attraversa i continenti per venire qui a lavorare come bestie per 20 euro al giorno, deprivati di ogni conforto materiale. Ma stavolta i migranti potrebbero aver passato il segno, e aver commesso un errore fatale, accecati dalla loro rabbia. Nelle prossime ore le bocche taceranno in Calabria, e chi sente dentro di sé di aver subito un torto, molto probabilmente cercherà di porre rimedio. Da soli. Senza ricorrere alla polizia. Come si faceva una volta. Con le carabine sempre pronte, sempre ben oliate, tenute dietro le dispense e nelle cantine.

Gian Luca Ursini per Peace Reporter

mercoledì 6 gennaio 2010

Nasce radio 100 passi


Per il 62° compleanno di Peppino, 5 gennaio, si accende a Cinisi la radioweb 100 passi .

Parte giorno, 05-01-2010 da Cinisi l’esperienza di “Radio Cento Passi”, in occasione del 61° anniversario della nascita di Peppino Impastato, ma anche del 26° anniversario della morte di Giuseppe Fava.
La radio, trasmessa interamente sul web, conta già, attraverso Faceboock circa trentamila sostenitori e si ripropone di essere la prima radio web siciliana, sulla scia di simili iniziative molto diffuse ed affermate nel resto d’Italia.

E’ stata scelta questa formula perché permette, a chiunque lo voglia, di collegarsi, tramite un normale computer per ascoltare musica e notizie, ma anche per trasmettere messaggi, interventi, notizie, curiosità provenienti dagli utenti di questo strumento.
Quindi una radio aperta che, per qualche verso si ricollega all’esperienza di Radio Aut, la radio creata da Peppino Impastato nel 1977 e concepita come strumento di controinformazione, di informazione dal basso e di costruzione di un progetto politico di lotta e di ribellione.

In un momento, come quello presente, in cui tutta l’informazione è ormai omogeneizzata e asservita allo strapotere di un solo proprietario, padrone assoluto di tutte le emittenti televisive nazionali e di gran parte di quelle locali,oltre che del 70% delle testate giornalistiche, Radio Cento Passi si ripropone di essere uno strumento d’informazione alternativa, in collegamento con altre radio democratiche nazionali, con un particolare spazio alla satira politica, avente come punto di riferimento le tecniche e le strategie della trasmissione “Onda Pazza” ideata da Peppino Impastato. La radio non ha finalità commerciali e non ha fini di lucro, ma vuole essere uno strumento di diffusione e di costruzione, d’incontro e di coesione per quanti credono possibile la costruzione di un’informazione diversa da quella militarizzata e strumentalizzata, al servizio dello strapotere mediatico di Sua Emittenza. Faranno parte della redazione alcuni vecchi compagni di Peppino Impastato, che collaborarono all’esperienza di Radio Aut. All’inaugurazione sarà presente RAI 3, che manderà in onda il servizio il giorno dopo, 6-01-, alle ore 7.30, nel corso dello special quotidiano di RAI Sicilia. Chiunque può collegarsi, via internet, con la radio digitando www.radio100passi.net.

Le iniziative per ricordare L’anniversario della nascita di Peppino Impastato continueranno nel pomeriggio del 5-01, alle ore 17,30 a Palermo, alla Bottega dei saperi e dei Sapori di Libera, in piazza Politeama, con un concerto del Collettivo Musicale Peppino Impastato, che presenterà il suo nuovo cd, “Amicu di la storia mia”. L’ingresso è gratuito.

http://www.peppinoimpastato.com/visualizza.asp?val=81

domenica 3 gennaio 2010

Lo stadio operaio e il miracolo di Kopenick


Tifosi artigiani, carpentieri di professione o volontari del cemento hanno regalato il loro tempo libero per rimettere in ordine uno stadio glorioso che se ne veniva giù a pezzi. Rinasce così l'1 FC Union Berlin

Nello stesso giorno l’ultima mano di vernice allo stadio, il taglio del nastro e l’amichevole di lusso. Per gli outsider orientali del calcio berlinese comincia una nuova storia. Parliamo della seconda squadra di Berlino, l’1. Fc Union Berlin, messa in ombra nell’ultimo ventennio dall’ascesa dei cugini occidentali dell’Hertha, tornati a disputare campionati di buon livello in Bundesliga grazie ai potenti investimenti di grandi gruppi industriali tedeschi. Ai supporter dell’Union, invece, bastano le mani e l’orgoglio. Il secondo è servito a tener duro negli anni bui, le prime hanno lavorato duramente per ristrutturare lo stadio di casa.

Ha un nome romantico, An der Alten Försterei, letteralmente “alla vecchia foresteria”, un nido del football che sembra uscito dagli almanacchi storici del calcio inglese, con le tribune a ridosso del terreno di gioco e un tabellone azionato a mano, con i numeri dei gol stampati sul cartone che scorrono come su un vecchio calendario ingiallito.
Un pezzo originale di Ostalgie rivisitato però vent’anni dopo la caduta del muro, tempi in cui anche all’est, se si vuole, è possibile realizzare i propri sogni.

Il riscatto di questo mito calcistico della Germania orientale
corre sul doppio binario di una società rimessa in sesto dopo i bilanci in rosso degli anni passati da un presidente che ha passato la sua giovinezza sui gradoni dell’Alte Försterei e di una tifoseria genuina che ha saputo rinverdire la fama ribelle e alternativa che l’accompagnava anche negli anni della Ddr. Così nell’anno calcistico 2008-2009, gli undici in campo hanno riportato la squadra in seconda Bundesliga, la nostra serie B, vincendo con tre giornate d’anticipo il campionato regionale zeppo di vecchie glorie della Ddr come Carl Zeiss Jena o Dinamo Dresda. E migliaia di tifosi al sabato riempivano lo Jahn-Sportparkstadion del quartiere di Prenzlauerberg, un tempo dimora dell’odiata Dinamo Berlino, la squadra della Stasi, e la domenica si presentavano puntualmente all’Alte Försterei con picconi, trapani e cazzole per rimettere in sesto il loro vecchio stadio.

Una lista lunga duemila nomi
, meglio soprannomi, comuni come Benni o Mulli o Kalle o Schnalle, nomignoli da classe operaia, appena usciti dalle case del quartiere Köpenick, estrema periferia orientale di Berlino, dove si trova lo stadio della foresteria e l’anima profonda di questa squadra-famiglia. Tifosi artigiani, carpentieri di professione o volontari del cemento che per 365 giorni hanno regalato il loro tempo libero per rimettere in ordine uno stadio glorioso che se ne veniva giù a pezzi. Avevano atteso i soldi del comune, sempre promessi e mai arrivati, e alla fine hanno deciso di seguire l’esempio del presidente: rimboccarsi le maniche e far da soli. E chi non aveva alle spalle una carriera di muratore ha contribuito alla causa preparando cibo e dolci, portarndo birra e wodka per sostenere gli eroi veri, quelli che in un anno hanno buttato giù le vecchie gradinate e innalzato uno stadio nuovo di zecca.

Così quando l’Union squadra è salita in seconda serie
, i giornali nazionali hanno voltato lo sguardo verso questo angolo di Berlino est e hanno scoperto che il miracolo era dietro i successi sul campo.
Lì, sul rettangolo di gioco dello Jahn-Sportparkstadion temporaneamente usurpato ai nemici della Stasi, segnavano nomi sconosciuti al grande calcio e qualche chilometro più in là, all’Alte Försterei, altri nomi sconosciuti davano di gomito per costruire quello che la politica aveva promesso e mai dato. Così, quando alla fine è arrivato un piccolo contributo dal comune, i tifosi-muratori hanno continuato a far da sé, senza ricorrere ad alcuna ditta specializzata, se non per l’installazione della copertura, operazione troppo delicata anche per i professionisti.

Sembra il lieto fine di un film di Ken Loch
o di un libro di Nick Hornby, con la squadra operaia che va in paradiso e i tifosi-lavoratori che si godono le partite stretti in piedi sui nuovi gradoni dello stadio. Tra fuochi pirotecnici e vecchia passione, la notte di Köpenick regala emozioni indimenticabili. Per la partita di inaugurazione è stata invitata proprio l’altra squadra di Berlino, l’Hertha, per rispolverare un derby che mancava dal 1990.

Gossy è uno dei capisquadra che ha guidato la pattuglia di volontari nei lavori
. Strabuzza gli occhi mentre distribuisce pacche sulle spalle alle decine di tifosi che vengono a fargli gli auguri. Per tutti ha una parola di incitamento, come fosse ancora sul cantiere. «Dei giornalisti sono venuti a chiedermi se ogni volontario ha ricevuto un biglietto omaggio per questa festa. Gli ho risposto: ma ci avete visto in faccia? Noi siamo quelli che hanno costruito lo stadio, i biglietti ce li siamo comprati e pagati. A noi basta questo monumento qua». Il monumento è una stele di ferro su cui campeggia un grande elmo da operaio rosso fiammante come i colori dell’Union. Sulla stele sono stampigliati, a futura memoria, tutti i nomi dei tifosi operai che hanno prestato la loro opera all’impresa.

«Si è trattato soprattutto dei tifosi della vecchia generazione»
, spiega con un po’ di rammarico Jens-Martin, 42 anni, che scelse l’Union perché era la squadra ribelle che non piaceva al regime.
«Le nuove leve del tifo sono di pasta diversa, subiscono il mito ultras, stanno un po’ cambiando la natura del nostro pubblico. Noi amiamo ancora tifare all’inglese, senza guide prestabilite. A uno gli viene in mente un coro, parte e gli altri seguono. Non ci sono tabelle prestabilite».
Più un tifo "per" che un tifo "contro". Un esempio? «Una volta avevamo una certa simpatia con l’Hertha», ricorda Jens-Martin «cantavamo Union e Herta unite perché loro erano quelli dell’ovest e la cosa faceva arrabbiare i capi della Ddr. Poi negli ultimi anni gli occidentali hanno avuto soldi e investimenti, sono cresciuti e hanno fatto proseliti anche qui da noi. E questo ha raffreddato i rapporti».

Il tifo all’inglese è un po’ una fissa qui a Köpenick
. Lo stadio è bello e spartano, rifatto per tre quarti. Resta solo da rinnovare la tribuna centrale. Il progetto finale prevede una facciata monumentale, in mattoni rossi, con il logo della squadra come frontale esterno e dentro una gradinata spiovente sul campo da gioco. Si attendono nuovi soldi per completare il lavoro: più british di così! Questa stella dell’est ha i suoi miti e le sue tradizioni, che non vuol svendere a nessuno, neppure ai nuovi sponsor che oggi accorrono con sonanti contributi e con la promessa di portare l’Union ancora più in alto. Loro sono gli Eisern, uomini di ferro, capaci di gridare dal primo all’ultimo minuto e poi ridere (o più spesso piangere) per i risultati della propria squadra.
Anche oggi va così, alla fine vincerà l’Hertha, 5 a 3, ma la festa è tutta per il nuovo miracolo di Köpenick, lo stadio costruito dai tifosi.

Tutto serve a rinforzare la fede
: le sconfitte rendono più forti, e più ne arrivano, più gli Eisern diventano tosti. Ma anche le vittorie hanno un sapore speciale: il tabellone manuale è un cimelio stretto in una torretta di mattoni rossi tra la gradinata e la curva dei tifosi locali. Oggi che un nuovo tabellone elettronico annuncia anche all’Alte Försterei i tempi del calcio moderno, quel vecchio reperto del calcio che fu è fissato per sempre su un risultato storico: l’8 a 0 rifilato un paio di anni fa nell’Oberliga, una serie minore, ai nemici di sempre, quella Dinamo Berlino un tempo vezzeggiata dalla Stasi e nel cui stadio è stata festeggiata quest’anno la promozione in seconda serie.

Quando i giocatori in biancorosso entrano sul terreno di gioco
, i tifosi intonano sciarpe al vento l’inno della squadra. È una canzone rock tostissima, scritta e cantata da una fan d’eccezione, anche lei un pezzo di storia della Germania est: Nina Hagen. Fin da quando aveva quattro anni, saltellava il sabato pomeriggio tra le ginocchia del padre e le gradinate dell’Alte Försterei. Perché di ferro si diventa, dell’Union si nasce.

tratto da www.storiedicalcio.altervista.org