Odio gli indifferenti
UN GIORNO NON PUO' VIVERE SENZA LA SUA UTOPIA...
Così l’uomo deve vivere andare senza frontiere come bambini dietro un aquilone
Correre giocare ridere vivere
Non girare mai il volto anche quando a te non tocca
Amare questa terra dove nel nostro cuore sventola rossa come il sole il simbolo di una nuova era
Cammina uomo
E va senza tempo
Ridere amare lottare e poi infine invecchiare
E passerà per questa terra come una luce di libertà
giovedì 17 dicembre 2009
Renault condannata per suicidio dipendente "Troppo lavoro. L'ha ucciso lo stress"
Il tribunale di sicurezza sociale di Nanterre accusa l'azienda di "negligenza ingiustificabile"
La vedova: "Un segnale per le imprese che sacrificano ogni cosa sull'altare del profitto"
Renault condannata per suicidio dipendente
"Troppo lavoro. L'ha ucciso lo stress"
Alla France Telecom si sono tolti la vita 25 tecnici
dopo la ristrutturazione della compagnia e i tagli al personale.
PARIGI - La Renault è stata condannata per il suicidio di un suo ingegnere. Antonio B. è stato ucciso dall'eccessivo stress lavorativo. Tre suoi colleghi del centro progettazione della casa automobilistica si sono tolti la vita. Dopo i recenti suicidi per i tagli al personale della France Telecom, la sentenza sulla causa intentata dalla vedova dell'ingegnere della Renault potrebbe aprire la strada a una serie di procedimenti contro le aziende che impongono ritmi di lavoro troppo duri. "Spero che sia un segnale forte per tutte quelle imprese che sacrificano ogni cosa sull'altare del profitto", ha commentata la moglie di Antonio B.
Da Citroen a France Telecom, sono numerose le grandi imprese francesi che negli ultimi mesi sono state accusate dai sindacati di aver indirettamente spinto al suicidio alcuni dei propri dipendenti, con sistemi manageriali aggressivi o trattamenti degradanti. E ora potrebbero essere trascinati in tribunale dalle famiglie.
Antonio B. aveva 39 anni, una moglie e un figlio. Il 20 ottobre 2006 si gettò dal quinto piano del Centro tecnologico della Reanult di Guyancourt, alle porte di Parigi. "Per raggiungere gli obiettivi che gli avevano fissato - ricorda la vedova, Sylvie - mio marito lavorava tutte le sere, tutte le notti, tutti i weekend. Negli ultimi mesi dormiva solo due ore per notte e mi diceva continuamente che comunque non sarebbe mai riuscito a raggiungere gli obiettivi dell'azienda". Anche i colleghi della vittima erano preoccupati. Ricordano che Antonio era "inquieto e ansioso, ed era anche dimagrito", come è scritto nella sentenza, ma i superiori "non avvertirono il medico del lavoro".
Nel 2007 già la Cassa primaria di assistenza sanitaria dell'Hauts-de-Seine aveva riconosciuto il suicidio di Antonio B. come "incidente sul lavoro". Ora la sentenza del tribunale di sicurezza sociale (Tass) di Nanterre, secondo cui "la Renault avrebbe dovuto essere consapevole del pericolo al quale il dipendente era esposto". "Una negligenza ingiustificabile", scrivono i giudici che hanno fissato la massima indennità per la vedova e il figlio, ancora minorenne.
Renault ha un mese di tempo per presentare ricorso: "Esamineremo in dettaglio il dossier", dicono i legali della casa automobilistica. Ma la serie preoccupante di suicidi ha già spinto l'azienda a riorganizzare radicalmente i propri centri ingegneristici, riducendo l'orario di lavoro e istruendo il personale su come individuare i colleghi in difficoltà. Lo stesso amministratore delegato Carlos Ghosn, durante un'assemblea generale, ha ammesso che tra i dipendenti di Guyancourt si registravano "tensioni oggettivamente molto forti" e che sarebbe necessario "identificare le situazioni nelle quali i collaboratori sono lasciati soli di fronte ai problemi".
Repubblica.it
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in nome del dio denaro...!
RispondiEliminae meno male (si fa per dire) che in questo caso il soggetto non ha eliminato anche moglie e figlio, com'è successo ieri a Vicenza ( ex finanziere ammalato da due anni )