RIBELLARSI E' GIUSTO

ne servi ne padroni

Odio gli indifferenti

"Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Antonio Gramsci

UN GIORNO NON PUO' VIVERE SENZA LA SUA UTOPIA...

Così l’uomo deve vivere andare senza frontiere come bambini dietro un aquilone Correre giocare ridere vivere Non girare mai il volto anche quando a te non tocca Amare questa terra dove nel nostro cuore sventola rossa come il sole il simbolo di una nuova era Cammina uomo E va senza tempo Ridere amare lottare e poi infine invecchiare E passerà per questa terra come una luce di libertà

sabato 12 dicembre 2009

1979-2009: ricordiamo Berto


Berto, Roberto Pautasso era un compagno della Valle di Susa, dove faceva parte dei collettivi autonomi valligiani, in particolare del Centro di Documentazione di Condove. Era nato ad Avigliana il 9 agosto del 1958 in una famiglia operaia; la madre malata di sclerosi multipla, due fratelli e una sorella, tutti abitavano alle case popolari di Condove.

Berto iniziò a lavorare a 14 anni come operaio generico nelle boite della valle e si diede anima e corpo alla politica fin da subito. Militò attivamente nel movimento dell’Autonomia da subito, sia in valle che a Torino, proponendosi, grazie a generosità e capacità, come punto di riferimento delle lotte e delle avanguardie valsusine. Insieme ad altri compagni e compagne aprì il centro di documentazione di Condove, sede del collettivo operai e studenti, gruppo che si distinse in Valle come collettivo autonomo radicato nelle lotte sociali. Senza Padroni fu il giornale che i compagni e le compagne producevano.

Roberto Pautasso è descritto come un compagno propositivo e capace di costruire intorno a se organizzazione. Spinse sempre se stesso e i compagni e le compagne intorno a se al lavoro territoriale, al radicamento sociale, e negli anni 70’ ciò significava un impegno totale della propria vita, facendosi coinvolgere completamente.
Fu arrestato una prima volta per qualche mese nel 1978 insieme ad altri tre compagni, perché sorpreso ad affiggere manifesti che chiedevano la liberazione di alcuni compagni dell’autonomia arrestati.

Fu ucciso davanti ad una fabbrica a Rivoli il 14 dicembre del 1979 in uno scontro a fuoco con i Carabinieri. Il Pci e la stampa borghese tentarono di gettare fango su una figura politica ritenuta scomoda dai detentori dell’ordine. Sta di fatto che la scomparsa di Berto fu prematura e va compresa secondo i rapporti di forza che gli anni 70’ conoscevano. Non è importante sapere cosa avrebbe fatto Berto se quel proiettile non lo avesse fermato, di sicuro sarebbe stato uno di noi, anche oggi, in questo tempo, e a 30 anni di distanza, per lui alziamo i nostri pugni e le nostre bandiere al cielo.

Berto vive e lotta insieme noi.

I compagni e le compagne autonomi/e di Torino e della Val Susa


Domenica 13 dicembre, alle h 15.30, ricorderemo Berto al cimitero di Condove, deponendo un mazzo di fiori in sua memoria.

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Un ricordo di Berto letto al suo funerale e pubblicato in Progetto Memoria. Gli sguardi ritrovati (ed. Sensibili alle Foglie):


Dedica a Berto



“Berto un compagno

Berto un proletario

Berto che amava i compagni

Berto innamorato di tutte le compagne

Berto che adorava Graziella

Berto che si faceva amare e si faceva odiare

Berto che non ha mai avuto una vita facile

Berto goloso di cioccolata

Berto costretto a fare i lavori più schifosi

Berto che non è riuscito a mettersi i denti , ad avere gli occhiali, a prendere la patente

Berto che ha lavorato nelle boite più squallide, nei posto più duri

Berto scatenato, ribelle, selvatico

Berto un comunista

Berto che adorava, giocava, bisticciava con Giulio e Barbara

Berto presente ai picchetti

Berto al bar di Mario

Berto come una furia sul campo da gioco

Berto che lavorava alla Bto dove morivano i ragazzini di 15 anni, avvelenati dalle esalazioni

Berto di nuovo disoccupato perché il padrone fallisce

Berto che ciclostilava, volantinava, discuteva e si incazzava

Berto che saltava, che correva, che ballava

Berto mai fermo

Berto che esce dal Pci per un’ analisi precisa, non espulso come certi avvoltoi ora dicono

Berto che giocava a carte

Berto che distribuiva volantini in costume da bagno davanti alla Magnadine, per dimostrare che non aveva nulla da nascondere

Berto muratore alla Vertek

Berto che aspetta ancora adesso i soldi dell’impresa

Berto di nuovo disoccupato

Berto davanti alle fabbriche

Berto crudo

Berto duro, Berto con gli studenti

Berto che ha fatto della militanza comunista la sua vita

Berto che è morto perché voleva vivere”

da: infoaut

1 commento:

  1. "Non è importante sapere cosa avrebbe fatto Berto se quel proiettile non lo avesse fermato..."
    intendi dire se si fosse dissociato dalla lotta armata, come hanno poi fatto quelli di Prima Linea?
    non voglio con questo intavolare una discussione che sarebbe infinita, solo esprimere una mia opinione e cioè che, secondo me, ragazzi come lui sono stati vittime prima di tutto della loro stessa organizzazione (essendo io contraria all'uso delle armi).

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