RIBELLARSI E' GIUSTO

ne servi ne padroni

Odio gli indifferenti

"Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Antonio Gramsci

UN GIORNO NON PUO' VIVERE SENZA LA SUA UTOPIA...

Così l’uomo deve vivere andare senza frontiere come bambini dietro un aquilone Correre giocare ridere vivere Non girare mai il volto anche quando a te non tocca Amare questa terra dove nel nostro cuore sventola rossa come il sole il simbolo di una nuova era Cammina uomo E va senza tempo Ridere amare lottare e poi infine invecchiare E passerà per questa terra come una luce di libertà

giovedì 25 marzo 2010

Un paese intero restituisce le schede elettorali

Un interno paese si rifiuta di votare e spedisce almeno mille tessere elettorali (la quasi totalità dei cittadini col diritto di voto) al presidente della Repubblica. Accade a Bocchigliero, provincia di Cosenza, paesino nel cuore della Sila che il Faro (periodico del centro studi Piergiorgio Frassati), descrive così: "È proprio un bel luogo, per chi vi abita è difficile immaginare che in Italia ci sia un luogo più bello e suggestivo di questo".

«Ma la bellezza non basta - tuona il sindaco Luigi Deciventi, 47 anni, insegnante di biologia, a capo di una civica di centrosinistra - il nostro Paese sta morendo nell'indifferenza delle istituzioni. Per questo tutti, sindaco, giunta, consiglio comunale e cittadini, abbiamo deciso di fare lo sciopero delle urne alle prossime regionali, spedendo al Quirinale le nostre schede. Per protesta staremo a casa anziché esercitare il nostro diritto costituzionale di eleggere i nostri rappresentanti». Bocchigliero, si legge sui cartelli stradali, si definisce il "paese degli aforismi" perché su ogni strada, accanto al nome della via, ce n'è uno. Come, ad esempio, questo: "Chi sta sperànza ad autrim veni la sira e canta la diana" (Chi spera nell'aiuto degli altri quando è sera soffre la fame).

«Da tempo ormai - spiega Raffaele Grillo, 51 anni, meccanico - qui la gente ha smesso di sperare nell'aiuto degli altri. In dieci anni la popolazione è calata di un terzo, dieci anni fa eravamo 4500 residenti oggi appena 1556 di oggi, un quarto dei quali (425) ultrasettantenni. La natalità del paese è quasi azzerata: nel 2009 è nato solo un bambino. Chi può, scappa e se ne va».


I motivi dello sciopero dell'urna sono più d'uno. Ma il principale è quasi un paradosso kafkiano, e riguarda la politica per combattere disoccupazione ed evasione. «La Regione - spiega il primo cittadino - ha scaricato sul nostro comune una ventina fra "lavoratori socialmente utili" e "lavoratori di pubblica utilità". Si tratta di disoccupati di lungo periodo che non si può definire assunti in quanto non percepiscono i contributi previdenziali, ma un rimborso di 500 euro. Ebbene, noi ci rifiutiamo di votare perché uno Stato democratico non può combattere il lavoro nero assumendo persone senza versare loro i contributi all'Inps. E cioè assumendoli in nero».

Ma il cahier des doléances di Bocchigliero non finisce qui. Giustizia e sanità amàru chi nni circa (Giustizia e salute guai a chi ne cerca). La salute, già. L?e mergenza sanitaria, spiega Anna Pugliesi, vicesindaco e medico di base, «nel nostro Paese non è garantita. Una viabiltà inadeguata, e una dislocazione del 118 non efficiente, fa sì che quando si verifica un?urgenza, i soccorsi impiegano un'ora, anche un'ora e mezza ad arrivare». «Sono tempi fuorilegge - sottolinea il sindaco - poiché una norma regionale prevede che il primo soccorso arrivi entro venti minuti». Nel documento di "rivolta sociale" inviato al presidente della Repubblica, ("per protesta contro l'isolamento del nostro Paese chiuso"), i bocchiglieresi denunciano la violazione del diritto alla Sanità. «Bocchigliero dista 50 chilometri dal primo ospedale. Molti sono stati i casi di decessi negli ultimi anni che si sarebbero potuti evitare se si fosse potuto contare su un servizio di emergenza rapido e efficace». Se le strade che s'inerpicano tortuose nella Sila rendono difficili e impraticabili i collegamenti con la Costa, quelle telematiche sono insufficienti per consentire ai cittadini, almeno, di viaggiare online. «Le linee telefoniche funzionano male - dice ancora Grillo - quelle Internet peggio. Il commercio soffre, i giovani scappano. L'intero Paese sta morendo».

Fra i "dittati antichi" di Bocchigliero affissi alle strade c'è anche "Un c'è atàru senza cruci e matrimoniu senza vuci". Non c'è altare senza croci e matrimonio discussioni e denunce). Discussioni e denunce chiamano in causa, nel paese silano della "rivolta sociale", proprio la Curia per la gestione della Casa di Riposo Santa Maria di Bocchigliero, 35 posti letto. «I 30 dipendenti della "casa protetta" - racconta uno di loro, Fortunato Lerose - non ricevono lo stipendio da 43 mesi. La situazione della struttura, gestita dall?Arcidiocesi di Rossano, è diventata oggi insostenibile. Quattro consiglieri di amministrazione della Fondazione sono preti, di cui uno presidente. Il quinto dovrebbe essere per statuto un membro nominato dalla regione Calabria, ma sono anni che questo ente non lo nomina. Chi ne paga le conseguenze sono i lavoratori che si trovano in uno stato di grave indigenza». A Bocchigliero, è il caso di dirlo, fortuna e cauci 'nculu vjiatu che ni teni (Fortuna e calci in culo, beato chi ne ha).

di Alberto Custodero de La Repubblica

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