RIBELLARSI E' GIUSTO

ne servi ne padroni

Odio gli indifferenti

"Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Antonio Gramsci

UN GIORNO NON PUO' VIVERE SENZA LA SUA UTOPIA...

Così l’uomo deve vivere andare senza frontiere come bambini dietro un aquilone Correre giocare ridere vivere Non girare mai il volto anche quando a te non tocca Amare questa terra dove nel nostro cuore sventola rossa come il sole il simbolo di una nuova era Cammina uomo E va senza tempo Ridere amare lottare e poi infine invecchiare E passerà per questa terra come una luce di libertà

mercoledì 4 maggio 2011

Verso lo sciopero generale. Quando lo si farà ad oltranza?

Gli scioperi (poco) generali
In realtà non è che dobbiamo porci tali domande su questo sciopero generale, ma semmai su tutti quelli che vengono indetti, a cadenze più o meno regolari e da sigle diverse. Purtroppo la sensazione è quella che una volta che lo sciopero generale è convocato ognuno è a posto con la propria coscienza, contento di aver fatto il suo e pronto a dire che “comunque io c’ho provato”. Ma è questo il senso di uno sciopero generale? E’ veramente sufficiente mettere in piedi una manifestazione/evento che rischia di essere dimostrativa e basta? E’ logico parlare di sciopero generale sapendo già fin dall’inizio che le produzioni e i centri nevralgici del paese funzioneranno regolarmente? La risposta ce la fornisce in parte un esponente della Cgil stessa (Andrea Furlan), che in un suo intervento analiticamente perfetto denuda la sua organizzazione sindacale di fronte alle scelte strategiche che mette in atto: “Si continua ad accettare la logica degli scioperi puramente dimostrativi (e questo vale sia per la Cgil sia per il sindacalismo di base), rifiutando di impegnarsi per la convocazione di scioperi a oltranza (scioperi generalizzati) che si concludano solo col conseguimento dell’obiettivo o con un compromesso accettabile. Meglio uno sciopero a oltranza per un obiettivo minimo, concreto, ma che duri fino a che l’obiettivo non viene raggiunto (dando così forza e coraggio ai lavoratori per continuare e al sindacato per crescere), che non queste proclamazioni altisonanti, con o senza adunate spettacolari,  che si concludono senza il conseguimento di alcun risultato concreto.”
Puntare il bersaglio
Qualcuno potrebbe sostenere in risposta che è fin troppo facile parlare di sciopero a oltranza quando non si riesce neanche minimamente a mettere in difficoltà il paese in occasione degli scioperi generali, ma l’errore di visuale sta proprio qui. Non è tanto l’oltranza infatti a fare la differenza, ma la concretezza dell’obiettivo, la sua tangibilità con mano, la percezione della sua vicinanza. Di fronte a un attacco di portata storica (come ce ne sono stati e come ce ne saranno, a partire dalla prossima abolizione dello Statuto dei Lavoratori) non ha senso reagire con la bella manifestazione sottoforma di corteo lungo e colorato, ma serve semmai una concentrazione fisica nel luogo in cui il governo o il Parlamento sta facendo diventare legge un testo pericoloso per i lavoratori. Una concentrazione fisica che, grazie appunto all’indizione a oltranza, si arricchirebbe man mano di persone provenienti da ogni parte d’Italia, rendendo la lotta veramente generalizzata e fruibile per tutti. Lo schema dello sciopero su piattaforme stilate tipo liste della spesa è drammaticamente fallimentare, perché allontana proprio dalla voglia di lottare, dando un senso di sterilità devastante. Ecco perché servono invece obiettivi precisi, su cui giocarsi tutto fino alla fine.
Senza Soste

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