RIBELLARSI E' GIUSTO

ne servi ne padroni

Odio gli indifferenti

"Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Antonio Gramsci

UN GIORNO NON PUO' VIVERE SENZA LA SUA UTOPIA...

Così l’uomo deve vivere andare senza frontiere come bambini dietro un aquilone Correre giocare ridere vivere Non girare mai il volto anche quando a te non tocca Amare questa terra dove nel nostro cuore sventola rossa come il sole il simbolo di una nuova era Cammina uomo E va senza tempo Ridere amare lottare e poi infine invecchiare E passerà per questa terra come una luce di libertà

venerdì 9 ottobre 2009

Obama premio Nobel: cosa ha fatto?


L’anno scorso al momento dell’elezione del presidente afro-americano le grandi speranze di cambiamento concernenti la politica estera degli Stati Uniti erano sostanzialmente tre.

La prima era una nuova politica verso l’America Latina, cioè il definitivo abbandono della dottrina Monroe, quella per cui l’intero continente doveva essere il “cortile di casa” degli USA. Quella concezione che ha provocato alcune delle più grandi tragedie della storia, come i colpi di Stato, la “miseria pianificata” e l’emigrazione forzata per i popoli latinoamericani. E in particolare si sperava in una nuova politica verso Cuba, oppressa da quasi cinquant’anni da un blocco illegale condannato innumerevoli volte dall’ONU ma sempre rimasto in vigore.

La seconda speranza riguardava la questione israelo-palestinese, dove la politica estera statunitense è sempre stata caratterizzata da un appoggio incondizionato a Tel Aviv anche a causa della fortissima influenza delle lobby sioniste e dei think-tank neocon che agiscono a Washington e che avevano spadroneggiato all’epoca di Bush con i loro deliri sulla guerra preventiva e sul “new american century”.

La terza era l’abbandono delle avventure militari in Iraq e in Afghanistan, Paesi dove l’occupazione militare ha portato alla distruzione di qualsiasi parvenza di legame sociale e infrastruttura istituzionale, gettando la popolazione nell’incubo della violenza di bande armate di ogni tipo, dai militari della NATO ai mercenari stile Blackwater a qualche signore della guerra locale, e dove i morti tra civili si contano ormai a milioni.

E a dire la verità, Obama ha fatto anche qualche discorso importante, lasciando intendere che davvero si stesse aprendo un’epoca nuova, e che la politica estera USA degli anni a venire sarebbe stata tentato innovativa quanto il look e l’origine etnica del nuovo presidente. Ma dalle parole non sono arrivati i fatti.

Per tutti questi motivi la concessione del Premio Nobel per la pace a Barack Obama ci fa veramente sorridere. Forse ha ragione Gennaro Carotenuto, quando lo paragona a «Noemi Letizia, la presunta amante minorenne di Silvio Berlusconi, alla quale a Venezia hanno dato un premio “al talento futuro”».

Ma d’altronde se questo premio lo ha vinto anche Henry Kissinger, l’uomo che aveva promosso e sostenuto tutti i colpi di Stato più sanguinosi dell’America Latina, e proprio nell’anno in cui i militari assassini di Pinochet rovesciavano il governo Allende grazie alla sua consulenza, che lo vinca Obama o qualcun altro non fa differenza. Semplicemente, dovremmo ignorare la cosa.

Per: senzasoste Nello Gradirà

1 commento:

  1. Questo Nobel a Obama non lo capisco,specialmente per quanto riguarda la visita dell'altro giorno del Dalai Lama negli States.

    Il nostro super Obama non ha ricevuto Il Tibetano per non irritare la Cina,alla faccia del nobel per la pace.

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