RIBELLARSI E' GIUSTO

ne servi ne padroni

Odio gli indifferenti

"Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Antonio Gramsci

UN GIORNO NON PUO' VIVERE SENZA LA SUA UTOPIA...

Così l’uomo deve vivere andare senza frontiere come bambini dietro un aquilone Correre giocare ridere vivere Non girare mai il volto anche quando a te non tocca Amare questa terra dove nel nostro cuore sventola rossa come il sole il simbolo di una nuova era Cammina uomo E va senza tempo Ridere amare lottare e poi infine invecchiare E passerà per questa terra come una luce di libertà

venerdì 30 aprile 2010

L'unica opposizione in-credibile. Opposizione sociale.

Siamo l'opposizione sociale che mette in pratica i bisogni di quel pezzo di paese che non votando ha dimostrato che l'unica proposta politica credibile è quella della lotta come strumento di contrapposizione tra i poteri.

Torino, Largo Cairoli ore 9.30

mercoledì 28 aprile 2010

1 maggio di lotta e di opposizione sociale - Torino

appello congiunte delle realtà sociali autorganizzate di Torino per una partecipazione allo spezzone dell'opposizione sociale

Di fronte ad una crisi che si fa sempre più profonda e aggressiva nei confronti dei soggetti più deboli, le politiche del governo si caratterizzano per le misure anti-popolari che tagliano il costo della forza-lavoro, attaccano il reddito e scaricano verso il basso i costi sociali della stessa.
I partiti e i sindacati concertativi restano a guardare, senza attrezzare risposte efficaci, limitandosi ad "accompagnare" riforme del lavoro costruite a tavolino da Confindustria e poteri forti.
Come realtà dell'autorganizzazione sociale invitiamo quindi i/le torinesi a vivere ed attraversare diversamente la giornata del 1 maggio, non accontentandosi di una mera ritualità celebrativa ma smarcandosi visibilmente da quegli aggregati politici e sindacali complici del disastro in atto; collocandosi invece nello spezzone dell'opposizione sociale come unica opposizione credibile, composta da quei soggetti che quotidianamente praticano e sperimentano una politica altra e differente, costruita dal basso, contro le concertazioni e le compatibilità che si consumano sulle nostre teste.

Un primo maggio di lotta:
      •    Contro una crisi che non abbiamo creato noi ma che ci vogliono far pagare,
           per la  riappropriazione della ricchezza socialmente prodotta.

      •    Contro l'arbitrato e il collegato lavoro che smantella l'art 18 e installa la norma del contratto individualizzato,
           reddito per tutti e maggiori condizioni di sicurezza sui posti di lavoro.
     •    Contro l'apartheid istituzionale che fa del lavoratore migrante la pietra angolare dello sfruttamento generalizzato della forza-lavoro,
          a fianco delle lotte migranti e per la chiusura dei cie.

     •    Contro la "riforma" Gelmini e i finanziamenti alle scuole private
          per una scuola e un'università pubbliche e di tutti/e

     •    Contro le biopolitiche di controllo su sessualità e riproduzione,
          per l'autodeterminazione e la libertà di scegliere in ogni ambito delle  nostre vite

     •    Contro lo sperpero delle grandi opere e la devastazione promessa dal Tav
          a fianco del movimento NoTav e delle lotte per i beni comuni
     •    Contro le politiche repressive e l'apertura di spazi all'estrema destra
          per una comune battaglia contro vecchi  e nuovi fascismi

     •    Contro una Torino ridotta a vetrina  di grandi eventi che fanno gli interessi di pochi,
          per una città che metta al centro la qualità della vita ed un diverso uso delle risorse.

     •    Contro la delega del nostro futuro ad una casta di politici, affaristi e speculatori,
          per una politica in prima persona centrata sui bisogni e i desideri di trasformazione.

martedì 27 aprile 2010

Non vincono, non vinceranno...



Peccato che il tempo è stato fissato da loro, invece che nascere prima dal nostro lavoro.
Non vincono non vinceranno non hanno domani la forza è nel puntello impugnato da oneste fortissime mani.


Diamo un segnale forte, partecipiamo in massa al 1 maggio.

lunedì 26 aprile 2010

Lettera aperta di un iscritto ANPI: "Contro le false celebrazioni istituzionali"

lettera aperta di un iscritto Anpi livornese che ben fotografa quello che è stato il 25 aprile 2010 in Italia. Un 25 aprile pieno di tensioni e di ipocrisie, pieno di retorica istituzionale ma che non riesce a dare nessuna risposta e nessuna riflessione utile per situazioni presenti, gravi e reali. Ci sono stati momenti di tensione sia a Milano che a Roma, raccontati poi dalle televisioni e dai giornali come un intervento dei soliti intolleranti dei centri sociali. Non è stato così, infatti le motivazioni di quelle contestazioni erano ben ancorate a episodi gravi che hanno visto le istituzioni stesse come protagoniste o complici.A Milano infatti un Consiglio di quartiere aveva dato autorizzazione (anche con i voti del Pd) ad una due giorni di dibattiti e concerti a gruppi neonazisti proprio il 24 e il 25 aprile in un parco milanese. Dopo le proteste e lo scandalo politico sollevato dagli antifascisti, il Consiglio di quartiere ha tolto il patrocinio all'inziativa che tuittavia si svolgerà il 1 e il 2 maggio sempre a Milano nel parco Ramelli. A Roma invece appariva chiara da subito la presenza strumentale di gente come Alemanno o la Polverini ad una simile celebrazione. Entrambi sono legati infatti ad un passato fascista e al legame con gruppi neofascisti che a Roma godono di appoggi e impunità. Basti vedere la presenza della Polverini sulla balaustra della curva laziale in campagna elettorale ed i festeggiementi a braccio teso con i propri camerati del Comitato elettorale (vedi foto).
Insomma, in un'Italia sempre più fascista e razzista queste contestazioni hanno portato sulla terra chi, come il Pd e le varie associazioni di combattenti, vive queste celebrazioni come una cerimonia staccata dalla realtà e non come un evento di popolo. A Livorno infatti quando alcuni militanti del Csa Godzilla e del Collettivo anarchico hanno intonato "Bella Ciao", il sindaco e molti partecipanti se ne sono andati in fretta e furia quasi disturbati da questo fuori programma.
La lettera dell'iscritto all'Anpi

Partendo dall'immensa gratitudine per chi 65 anni fa prese armi e coraggio per combattere il fascismo dobbiamo oggi (2010) rammaricarci per le posizioni che L'Associazione Nazionale Partigiani (alla quale sono iscritto da molti anni) sta portando avanti.
Roma e Milano sono state solo le gocce che hanno fatto traboccare il vaso. Non possiamo vedere commemorare il 25 aprile da chi faceva il saluto romano (Polverini) o da chi concede spazi pubblici ai gruppi fascisti per le loro ridicole parate.
Purtroppo sempre più spesso l'ANPI preferisce accompagnarsi alle istituzioni piuttosto che ai giovani che quotidianamente si impegnano e lottano contro ogni forma di fascismo, razzismo e discriminazione, d'altro canto, sempre più spesso, vediamo l'associazione "tirata per la giacca" dal PD.
Smuraglia (presidente dell'ANPI) crede di non essere più solo nella battaglia antifascista perchè sindaci , presidente di regione e di province di destra salgono sul palco per un vuoto cerimoniale. Se l'ANPI non è più sola lo deve SOPRATTUTTO agli antifascisti di oggi.
No caro Smuraglia, no cara ANPI, il 25 aprile non è SOLO una festa e non lo può essere nel nostro paese.
Non lo può essere perchè l'eredità della resistenza è stata tradita dalle stesse istituzioni politiche che considerano la lotta quotidiana fascisti/antifascisti come una guerra per bande e che sempre più spesso lasciano immensi spazi pubblici all'avanzare dei fascisti del terzo millennio, che poi ci si appelli al voto lo ritengo addirittura ridicolo.
Gruppi di estrema destra continuano a moltiplicarsi nel nostro paese coperti dalla destra "istituzionale" la quale non disdegna (vedi Salerno) di attaccare la Resistenza appena possibile.
Per tornare all'oggi, l'ANPI doveva scandalizzare non per la contestazione ma per le prese di posizione della CGIL che chiedeva "l'intervento delle forze dell'ordine" contro quei ragazzi che contestavano chi concede agibilità politica ai fascisti, doveva scandalizzarsi per la presenza della Polverini che qualche settimana fa era circondata dai fascisti della curva laziale sempre pronti ad esporre croci celtiche e immagini del duce.
Purtroppo l'ANPI deve decidere, in una società come quella Italiana dove tutto può essere messo in discussione, non si può sempre appoggiarsi alle istituzioni per portare avanti la battaglia antifascista, perchè le istituzioni stesse hanno dimostrato, se governate dalla destra, ma sempre troppo spesso anche dalla sinistra, di essere partecipi del rifiorire di gruppi fascisti.
L'antifascismo è un VALORE che non tutti hanno fatto proprio e credo che ormai spetti alle nuove generazioni il compito di portarlo avanti. Quella generazione di antifascisti era in piazza a Milano e Roma ed è sempre mobilitata, senza riguardo per quelle istituzioni che non si siano dimostrate sinceramente antifasciste.
L'ANPI deve prendere atto di questo evitando di ascoltare gli amici PD per cui il 25 aprile non è altro che una cerimonia a cui si partecipa con il doppiopetto.

Alessandro Giusti
Tesserato ANPI n 087005


Senza soste

domenica 25 aprile 2010

25 Aprile dell'ultimo bandito.

Sveglia di prima mattina.
Dopo la colazione, barba e capelli.
Mi appresto ad esporre sul balcone il tricolore, a ricordare che oggi è un giorno particolare. E' un giorno da festeggiare, è la nostra festa. Vedo i pullman della GTT (azienda trasporti torinese), che circolano con la bandiera italiana in bella vista, allora cerco di scorgere qualche altra bandiera sui balconi vicino casa mia. Purtroppo nessuna. Va bene, non sarà certo una bandiera a far sentire alla gente il significato del 25 aprile.

Tutta la famiglia è pronta, si va in centro a vedere cosa c'è. Arrivati in via Roma, mi ritrovo deluso, non una bandiera per ricordare il giorno della liberazione, meno male che quà e la vedo il tricolore sventolare dalle finestre di singoli cittadini. Minoranze di minoranze, ma ancora qualcuno ci crede.
Il centro è pieno zeppo di pellegrini che sono venuti a Torino per l'ostensione della Sindone. Sembra di stare a Firenze o a Roma tanti sono i turisti.
Dico a mia moglie: "meno male che siamo venuti di mattina, altrimenti pomeriggio non si riusciva a passare". Facciamo il nostro giro di routine per le vie del centro e alla fine in piazza Castello vedo un palco con dei manifesti che ricordavano il 25 aprile. Bene, stanno facendo le prove per oggi pomeriggio quando ci sarà un concerto. Tutto questo nell'indifferenza del 99% della gente che passeggiava in centro.

Mi guardo intorno e vedo la maggioranza dei negozi aperti tra cui pure le librerie Feltrinelli e Comunardi. Mi chiedo: "meno male che sono librerie con un certo orientamento politico!" E' proprio il caso di dire: non c'è più religione.

In tarda mattinata si torna a casa e ci si prepara per il pomeriggio. In programma ci sono due iniziative, una promossa dai compagni dell'Askatasuna, nuovamente in centro (zona Vanchiglia) e una promossa dai compagni del Gabrio (zona San Paolo).
Quest'anno decido di partecipare all'iniziativa dei compagni del Gabrio che tra l'altro sono pure più vicini a casa mia. I compagni dell'Askatasuna li vedrò al corteo del 1 Maggio.
Ritrovo in via dei Nanni (partigiano torinese) zona isola pedonale e si parte in corteo. La via è piena di bancarelle artigianali ed è arricchita da una mostra fotografica sui partigiani torinesi, grazie al contributo dell'Anpi (associazione nazionale partigiani).
Il pomeriggio scorre piacevolmente sia per la mia famiglia che per me, dove ritrovo vecchi amici, accompagnati dalla musica che esce dai sound.
Due chiacchere con i compagni di radio black aut (a rischio censura e sgombero) e altre due chiacchiere con i compagni della Cub (confederazione unitaria di base).
Il tutto fila tranquillo dove ci si prepara per il concerto serale dei calabresi Parto delle nuvole pesanti. In serata la mia famiglia ed io decidiamo di tornare a casa. L'aria del 25 aprile anche quest'anno l'abbiamo respirata. Insieme alla nostra gente, insieme ai miei fratelli, insieme a chi la pensa come me.

Usciamo da via dei Nanni e tutto cambia, tutto è diverso. Indifferenza, menefreghismo e spacchiosità come una normale domenica di primavera.

Cosa mi importa di loro, o forse si!?

Ci si vede al 1 Maggio.

giovedì 22 aprile 2010

Fini e la Lega... visti da sinistra.

Quante parole e polemiche sul fatto che la Lega avesse vinto le ultime elezioni. Quante analisi e confronti su chi a sinistra avesse votato Grillo, su chi non avesse votato, su chi "doveva vincere la Bresso a tutti i costi" anche turandosi il naso e su chi la voleva cotta e su chi la voleva cruda.

Alla pochezza della sinistra istituzionale, queste ultime elezioni a qualcosa sono servite. Sono servite alla rottura interna in casa PDL tra i finiani e i berlusconiani. Oramai la rottura c'è ed esiste, e non so quanto sarà il tempo che terrà incollate le due anime del partito.
Tutto questo grazie all'avanzata della Lega, che forte delle ultime elezioni, chiede sempre più a Silvio riforme a loro favore. Se prima la Lega a Fini provocava insofferenza, ora lo ha costretto ad una presa di posizione.

Come dire, quello che la sinistra istituzionale non è capace di fare, e cioè l'opposizione, la maggioranza di governo se la crea al proprio interno.

mercoledì 21 aprile 2010

Ma chi ha detto che non c'è



Le idee ci sono ancora. Sempre presenti.

venerdì 16 aprile 2010

25 Aprile, 1 Maggio le due date vanno rispettate. No al profitto.

Volevo portare alla vostra attenzione, la cattiva abitudine italiana e capitalista negli ultimi anni. Da diversi anni, le catene dei grossi centri commerciali, tendono ad ignorare le date del 25 Aprile e del 1 Maggio, cercando in tutti i modi di tenere aperti i loro punti vendita.
Ricordo che nella maggioranza dei casi, i comuni in accordo con le organizzazioni sindacali, escludono ogni tipo di deroga all'apertura straordinaria dei centri commerciali e punti vendita del commercio in genere nei due giorni detti sopra.
Molte volte da parte di queste catene commerciali, si tenta di convincere il comune ad una deroga, ma nella maggioranza dei casi tendono ad aprire, andando contro la legge. Se per il piccolo commerciante la multa per l'inosservanza della legge è un salasso, per i centri commerciali grossi la multa in proporzione è una sciocchezza.
Dico a tutti i lavoratori del commercio che nelle date del 25 Aprile e del 1 Maggio non sono obbligati a lavorare, anzi non devono proprio lavorare, perchè giornata di festa nazionale. E' un vostro diritto non andare a lavorare in questi due giorni.
Ricordo che sto parlando per i lavoratori del commercio, non di chi lavora in ospedale o trasporti per esempio dove i servizi devono essere disponibili 24h su 24h. Per questi ultimi ma diciamo per tutti lavorando questi giorni ci va il riconoscimento economico maggiorato.

Se veramente vogliamo essere parte attiva politicamente e fare la resistenza non solo a parole, ma anche con i fatti, rifiutate di lavorare il 25 aprile e il 1 maggio. Non fatevi intimorire dai datori di lavoro perchè la legge è dalla vostra parte. Ricordate che le due date sopra ricordano il sacrificio e il sangue versato da molti lavoratori in difesa della libertà, della giustizia e dell'uguaglianza.
Cerchiamo di onorarli.

mercoledì 14 aprile 2010

Padova, la fabbrica senza orari l'operaio sceglie quanto lavorare

Accordo alla Zf. "Più felici e produttivi". L'arco d'impiego si adatta alla vita familiare. via gli straordinari, ogni addetto presenta un piano e un software lo combina con i bisogni aziendali

La fabbrica dove non esiste l'orario di lavoro è un rettangolo bianco che compare in fondo a una strada bianca. Si chiama Zf, è un'azienda metalmeccanica, con gli operai in pantaloni blu e maglietta bianca con il logo aziendale che armeggiano in mezzo a un frastuono infernale.

Si trova a Caselle di Selvazzano, alle porte di Padova, è il terminale italiano di una multinazionale tedesca e produce soprattutto ingranaggi per motori marini. Solo che gli operai, 200 su 360 dipendenti, non ci vanno tutti dalle 8 alle 17: la produzione è continua, ma l'orario di ognuno è a sua scelta. L'hanno chiamato "orario a menù" ed è un miracolo che perfino il Politecnico di Milano ha studiato, la realizzazione concreta di un sogno che sembrava irrealizzabile: conciliare il tempo del lavoro con il tempo della vita.

Per non continuare ad affrontare i picchi di lavoro con lo straordinario, azienda e sindacati si sono messi a un tavolo e hanno inventato una soluzione che una ricerca europea indica come esempio da seguire: ogni due mesi i lavoratori compilano una richiesta con le loro preferenze sui tempi di lavoro mentre l'impresa presenta il piano sulle necessità produttive. Un software apposito incrocia le diverse esigenze. Quello che ne esce è l'orario di ognuno. Si può avere un "orario di carico", che significa lavorare di più. Ma si può scegliere anche quello di "scarico", per avere più tempo libero. Il bilancio delle ore si fa a fine anno, tenuto conto che in ogni settimana si dovrebbe lavorare 40 ore. Nella sala del consiglio di fabbrica, sotto un manifesto ormai ingiallito di Luciano Lama, Luca Bettio, delle Rsu, racconta: "Ci abbiamo guadagnato tutti. Abbiamo abolito lo straordinario, strumento in mano ai capetti, e l'abbiamo sostituito con un premio per la flessibilità. Così ognuno può bilanciare la sua vita familiare con quella della fabbrica, e in tempi di asili che chiudono e di anziani da accudire non è poco".


Così c'è chi, come Daniele Olivieri, 30 anni, addetto al montaggio, riesce a gestire un'associazione di volontariato, la Zattera Urbana, che si occupa di integrazione. E chi, come Daniele Agostini, al mattino può accudire i figli, mentre la moglie è al lavoro. Renzo Soranzo, occupato alle "isole di montaggio", racconta di un collega che nel tempo liberato si è laureato in ingegneria. E Gianluca Badoer spiega: "La fabbrica era una gabbia rigidissima, come nella Manchester dell'800, noi siamo riusciti a rompere quel meccanismo e a gestire la flessibilità in modo collettivo e con vantaggio reciproco". L'assenteismo è diminuito, aumentata la puntualità nella consegna, così come i margini di redditività. Marina Piazza, sociologa, sottolinea un altro aspetto virtuoso della rivoluzione Zf: per rendere possibile l'orario a menù, tutti hanno dovuto imparare a fare di tutto, aumentando la professionalità di ciascuno. "È la prova - dice - che non bisogna avere paura a cercare orizzonti più ampi, importante in un periodo in cui si deve immaginare una nuova mappa del welfare". Non è solo l'ingresso massiccio delle donne nel mondo del lavoro a suggerire l'urgenza di immaginare un nuovo equilibrio tra vita e lavoro. Eurofound, l'agenzia della Ue per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, conclude nel suo rapporto del 2009 che la flessibilità è uno degli strumenti per rispondere meglio alla crisi. I Paesi più dinamici e competitivi sono quelli che sanno innovare. Iniziando dagli orari di lavoro.

Fonte: Repubblica

lunedì 12 aprile 2010

Produttività e profitto producono morte

Ultimamente nelle aziende si parla di produttività, come se fosse la cosa più normale che ci sia. Peccato che questa produttività per creare profitto passa sulle spalle dei lavoratori. E allora riduciamo il personale, aumentiamo i ritmi produttivi, facciamo fare il lavoro di due dipendenti ad uno solo, non teniamo conto della sicurezza, sfruttiamo a più non posso.

Per capire in che mondo siamo, diamo uno sguardo al processo Thyssen Krupp, forse si riapriranno tante coscienze, e magari riavremo una coscienza di classe.


Processo contro i dirigenti stragisti della Thyssen Krupp, udienza del 26.03. Il collegio difensivo, nella seduta di mercoledì 26 era formato da Audisio, Anglesio, Zaccone (difensore dei dirigenti della Juventus in “Calciopoli”) e Andrea Garaventa che porta in dote anche la difesa di Impregilo/FIBE (impresa notoriamente legata alla FIAT e alla famiglia Agnelli) sulla vicenda degli impianti (CDR) di smaltimento rifiuti in Campania e nei quali ci finiva dentro di tutto. Insomma un pool di “assoluto rispetto” e competenza in materia di difesa di padroni, speculatori, faccendieri e politici in odor di mafia, al quale dobbiamo aggiungere l’Avv. Coppi, assente all’udienza scorsa, difensore di Andreotti. Sono stati ascoltati alcuni testimoni sempre citati dalla difesa tra i quali il Dottor Alleante, dirigente membro del Consiglio Di Amministrazione (GDA) della Thyssen che si occupa degli affari societari e del patrimonio industriale!? A cosa serve la deposizione di questo signore che non conosce minimamente l’azienda per cui lavora, ne tantomeno la linea 5, dove è scoppiato l’incendio? Si tratta soltanto di un altro teste chiamato lì per fare numero e per perdere tempo. Il PM Guariniello infatti “liquida” questo teste facendogli notare proprio la sua scarsa conoscenza dello stabilimento. Nelle aule del Tribunale il processo segue il suo iter, ma all’esterno di quelle mura sembra sia calato il silenzio su una delle più aberranti stragi di operai degli ultimi decenni. Sì, perché al di la delle responsabilità dei dirigenti dell’azienda, da questo processo emergono anche responsabilità soggettive che riguardano enti ed organismi istituzionali (ispettori dell’INPS, membri delle commissioni preposte al controllo della prevenzione incendi e della sicurezza sul lavoro, responsabili degli enti locali in materia di ambiente, etc) e quindi responsabilità dei politici asserviti agli interessi degli industriali i quali ricambiano anche con il sostegno economico alle campagne elettorali. E che dire dei dirigenti dei partiti e dei sindacati che si rifanno alle ragioni della classe operaia e che, di fronte ad uno stabilimento in dismissione che faceva ancora fare agli operai straordinari e i doppi turni, si sono limitati alla denuncia o hanno “semplicemente” rinunciato ad organizzare gli operai alla lotta perché ottenessero la certezza della salvaguardia del loro posto di lavoro e non le briciole da raccogliere con il sangue in uno stabilimento in dismissione e privo di misure di sicurezza adeguate ed aggiornate!? Il misero 2.64% raccolto da PRC e PdCI alle ultime elezioni regionali, è la conseguenza di una politica che mano a mano si è allontanata dagli interessi dei lavoratori!
Tutti possono comprendere quanto sia “scomodo” per i politici di turno e i dirigenti sindacali, occuparsi più a fondo delle vicende che riguardano la strage dei sette operai della Thyssen e che, per ragioni “tecniche” non vengono sollevate nelle aule dei tribunali ma che, proprio in quelle aule dove si tocca ancora con mano la tragedia del 6 dicembre 2007, si riaffacciano alla mente di chiunque abbia una coscienza e senta l’appartenenza alla stessa classe sociale dei sette eroi operai bruciati vivi nello stabilimento Thyssen di Torino. E’ scomodo ma è necessario! Perché non ci debbano più essere operai che muoiono per lavorare e perché chi dovrebbe essere punto di riferimento per i lavoratori li difenda e li sostenga veramente!

ccp

domenica 11 aprile 2010

Ecco di cosa la sinistra dovrebbe occuparsi per esempio.


Rete per il diritto alla casa Torino

sabato 10 aprile 2010

E' tornato Garibaldi

Dopo il colpo a caldo delle elezioni regionali, dopo l'avanzata leghista, dopo i falsi progressisti, dopo il crescere di razzismo e conservatorismo, è giunta l'ora di risollevare la testa. Tutti insieme, uniti e compatti come un pugno, con la lotta e il conflitto. Noi ci siamo ancora, come ci siamo sempre stati, e allora facciamoci sentire. In piazza, nelle strade, nei luoghi di lavoro, nei quartieri, questa è la nostra politica, questa è la nostra forza. A modo nostro come abbiamo sempre fatto, seguendo gli insegnamenti e gli ideali dei nostri padri. Di padre in figlio nella lotta e nel conflitto. Noi siamo questi al di là di un semplice voto su una scheda elettorale una volta ogni 5 anni.
Diciamo alla Lega: E' tornato Garibaldi

venerdì 9 aprile 2010

Il razzismo è duro a morire


Andre Visagie - segretario generale del partito di destra sudafricano Awb il cui leader, Eugene Terre'Blanche, è stato ucciso la settimana scorsa a colpi di machete - perde il controllo in diretta tv, durante un dibattito sul problema del razzismo nel paese
Visagie regisce alle domande prima mostrando di volersi allontanare dallo studio, poi si rivolge all'analista politico Lebohang Pheko ("Non osi interrompermi") e infine fronteggia il conduttore che stava difendendo l'altro ospite

Repubblica.it

sabato 3 aprile 2010

Questa è una malattia che non va più via

Scusate la deviazione sportiva, ma oggi volevo mettere questo video:



Sembra impossibile che segua ancora te, questa è una malattia che non va più via.
Vorrei andar via, vorrei andar via di quà, ma non resisto lontano da te.

venerdì 2 aprile 2010

7 Maggio 2010: Forziamo il blocco. Appello alle forze democratiche e antifasciste di Roma e d'Italia

Esattamente un anno fa, attraverso un infame disegno di legge l’”Ordine del Tricolore”, ambienti governativi cercavano di infliggere l’ennesimo fendente mortale alla storia repubblicana del Paese assimilando partigiani e repubblichini alla medesima visione mistificatrice e senza memoria del nostro passato.

Grazie alla mobilitazione spontanea e di massa dell’Italia antifascista l’aborrito proposito rientrava ma nei mesi successivi sistematicamente si continuava a perseguire, a più livelli, un preciso obiettivo: riscrivere, in spregio alla verità, la storia del passato per meglio controllare quella del futuro. Altrimenti non potrebbe essere in un Paese nel quale politicanti, trasformisti e avventurieri di ogni risma governano facendo e disfacendo leggi a loro piacimento e convenienza personale, sputando senza vergogna sulla Costituzione vergata col sangue di un’intera gioventù che seppe ribellarsi all’arbitrio e alla prevaricazione fatte sistema.

In questo quadro, dove a vincere sono sempre i furbetti potenti di turno, i prepotenti e gli uomini privi di etica, la Resistenza, simbolo reale e metastorico degli alti ideali di Giustizia sociale e Libertà rappresenta un precedente scomodo e ingombrante di cui sbarazzarsi frettolosamente.

Abbiamo così assistito al tentativo truffaldino di derubricare dai programmi scolastici i temi della Resistenza e della guerra di Liberazione, nella nostra città, medaglia d’oro alla Resistenza, al taglio dei fondi per le celebrazioni in onore dei caduti partigiani (Fosse Ardeatine, Quadraro). Tutto questo mentre ministri non hanno perso occasione di esaltare la “mai dimenticata X MAS”, noti imprenditori vicini al governo hanno sponsorizzato celebrazioni in ricordo delle SS italiane (vedi Nettuno), famigerati criminali neonazisti sono stati dislocati in posizioni strategiche dell’amministrazione comunale (vedi i recenti scandali comparsi sulle cronache cittadine).

Per il 7 maggio CasaPound e Blocco Studentesco, gli orgogliosi fascisti del III millennio, hanno indetto la loro piccola marcetta su Roma, una manifestazione nazionale che intende sfilare per le strade di Roma da piazza della Repubblica fino a piazza Venezia, in un evidente sussulto di nostalgia mussoliniana. In spregio al dettato costituzionale questo ennesimo tassello di una più articolata, rinnovata “mobilitazione reazionaria” si profila come particolarmente insidioso. La manifestazione, infatti, pur priva di una piattaforma rivendicativa intelligibile, reca con sè il fine strategico e oggettivo di far accreditare i fascisti che la organizzano come forza pienamente accettata e accettabile in una democrazia ferita e miope che ha perso le sue radici e le sue ali.

Un corteo di fascisti che fieramente inneggiano al traditore Mussolini (il guerrafondaio nemico dei popoli, collaborazionista dei criminali nazisti), un corteo di personaggi che puntutamente, da qualche anno a questa parte, rinverdiscono le vili gesta delle squadracce in camicia nera rendendosi responsabili in tutta Italia di vili aggressioni a studenti e studentesse (vedi i recenti fatti dell’Università di Tor Vergata). Un corteo di questo tipo sarebbe un’onta incancellabile per il cuore Libero e Generoso della nostra città.
Non possiamo tollerare che la memoria e la dignità delle migliaia di soldati, partigiani, uomini e donne che generosamente hanno sacrificato la loro vita nella lotta al nazifascismo per consegnarci una società più giusta vengano ancora una volta infangate complici l’oblio, la rassegnazione, l’indifferenza.

Intendiamo dare una risposta chiara e unitaria ai fascisti e ai loro padrini, per questo lanciamo un appello a tutte le forze dell’antifascismo romano e nazionale per bloccare sul nascere questa annunciata presenza in piazza dei nostalgici di Hitler e Mussolini.

Per questo chiediamo accoratamente alle associazioni partigiane, a quelle dei combattenti, ai movimenti, ai centri sociali, ai partiti, ai comitati di quartiere, ai singoli, ai comunisti, agli anarchici, agli antifascisti di ogni tendenza di sottoscrivere questo appello per creare insieme un ampio fronte che esiga la cancellazione del corteo.


Patria Socialista, RASH Roma, Magazzini Popolari Casalbertone




Ps: che ne dite di abbandonare divisioni e acredini e riunirci ALMENO per un giorno?