RIBELLARSI E' GIUSTO

ne servi ne padroni

Odio gli indifferenti

"Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Antonio Gramsci

UN GIORNO NON PUO' VIVERE SENZA LA SUA UTOPIA...

Così l’uomo deve vivere andare senza frontiere come bambini dietro un aquilone Correre giocare ridere vivere Non girare mai il volto anche quando a te non tocca Amare questa terra dove nel nostro cuore sventola rossa come il sole il simbolo di una nuova era Cammina uomo E va senza tempo Ridere amare lottare e poi infine invecchiare E passerà per questa terra come una luce di libertà

lunedì 30 novembre 2009

IL POTERE DEVE ESSERE OPERAIO

E' notizia di questi giorni che la Fiat vuole chiudere alcuni stabilimenti in Italia a loro dire poco produttivi. Ricordiamo a Marchionne & company e ai vari sindacalisti di turno pagati dai padroni (CGIL CISL E UIL vip vip vi pagano i padroni sulla nostra pelle) che i lavoratori non staranno con le mani in mano. Per rinfrescare la memoria posto sotto un video sulla manifestazione nazionale tenutasi a Torino il 16 maggio 2009 dove Rinaldini (sindacalista Fiom- Cgil) venne buttato giù dal palco dai lavoratori.
Siamo stufi delle solite farse tra padroni e sindacati confederali. Ricordatevi che:
IL POTERE DEVE ESSERE OPERAIO

PD= Tolleranza Zoro


per l'alternativaaaaa

domenica 29 novembre 2009

e balliamo questa taranta- GRANDE SUD


musica e video postati da me, non solo per esprimere musica o video, ma messaggi veri e propri.

giovedì 26 novembre 2009

Ecco perchè i centri sociali danno fastidio alle istituzioni comunali

Sotto potrete vedere tre video che ripercorrono la storia di un centinaio di rifugiati politici (scappati dalle loro terre perchè c'è la guerra), che chiedono invano asilo politico al comune di Torino e come al solito gli viene risposto picche.
Grazie alla determinazione e alla volontà di alcuni compagni dei centri sociali torinesi, queste persone sono uscite dalla marginalità e insieme ai rifugiati lottano affinchè questi ultimi siano trattati da persone. Ricordo che stiamo parlando di gente che è venuta in Italia perchè nei loro paesi c'è la guerra. E' un dovere del nostro Stato accoglierli e dare asilo politico.
Purtroppo molti passi avanti sono stati fatti, ma non è ancora finita.




Ci vogliono morti perchè siamo i loro nemici e non sanno che farsene di noi perchè non siamo i loro schiavi.
Soledad

Lascia la scuola perchè il padre non ha più lavoro


Leggo da Repubblica:
Studente modello di Rovereto costretto ad abbandonare gli studi per mancanza di soldi
Confessa alla preside: "Devo cercare qualcosa per sostenere la mia famiglia. Non ci sono alternative"

TRENTO - Era uno studente modello, ma le circostanze lo hanno costretto a lasciare la scuola: il padre ha perso il lavoro e in famiglia servono soldi. Succede a Rovereto, in Trentino, dove la preside dell'istituto superiore frequentato dal ragazzo ha deciso di rendere pubblica la storia. A 17 anni, il diritto allo studio ai tempi della crisi deve fare i conti con la dura realtà dei grandi.

Nel tardo pomeriggio è arrivato il commento del ministero della Pubblica Istruzione. Secondo quanto si è appreso, il dicastero di viale Trastevere sta facendo delle verifiche sulla vicenda e sta cercando di contattare la famiglia del giovane. Il ministro Gelmini ha dichiarato di essere disponibile ad incontrare il ragazzo, nell'obiettivo di trovare una soluzione per aiutarlo e consentirgli di proseguire gli studi.

Flavia Andreatta, preside del Fontana, ha raccontato al quotidiano locale "Trentino" di come sia stata colpita dalle parole dell'adolescente. Un giorno il ragazzo è andato da lei, dicendole: "Devo cercare qualcosa per sostenere la mia famiglia. Non ci sono alternative". Categorico, con la maturità di chi si sente già responsabile per sè e per gli altri.

La dirigente scolastica ha poi spiegato di aver tentato, insieme ai genitori del ragazzo, di convincerlo a restare tra i banchi, ma invano. "La mamma ha ancora un impiego e avrebbero fatto dei sacrifici, pur di vederlo studiare, però il ragazzo si è sentito un po' l'uomo di famiglia, con la responsabilità di contribuire al bilancio", ha spiegato la preside. "Un vero peccato - ha aggiunto - perchè era bravo, con la media del 7. So che adesso ha trovato dei lavori interinali".

Le difficoltà, a sentire la dirigente scolastica, non sono un caso isolato. Riguardano molte famiglie, "sia di extracomunitari che di italiani - ha proseguito - soprattutto se ci sono più figli e tra i genitori qualcuno è in cassa integrazione o ha perso il lavoro". Per non parlare, poi, dei viaggi d'istruzione e delle attività extra, che ormai sono spesso considerate un lusso. "C'è chi arriva a fare un mutuo per pagare un viaggio d'istruzione, che magari costa qualche centinaio di euro. Per questo noi stiamo molto attenti a proporre iniziative, perché devono essere alla portata di tutti".

Sulla storia dell'ex-studente di Rovereto si è espressa anche Marta Dalmaso, assessore all'Istruzione della Provincia autonoma di Trento. "Un fatto di questo tipo è molto grave, inaccettabile". Secondo l'assessore, non sono stati segnalati altri casi analoghi, anche se l'abbandono del percorso di studi per sostenere l'economia familiare è sicuramente un problema attuale. "Mi occuperò personalmente di approfondire la vicenda - ha proseguito Dalmaso, che ha poi lodato il 17enne per la "sensibilità verso i genitori e il sacrificio personale".

In Italia al posto di andare avanti stiamo andando indietro veramente triste e tanta rabbia in corpo.

mercoledì 25 novembre 2009

Vergogna Cannavaro: "su Balotelli nessun coro razzista"

chi sta portando la bandiera col fascio littorio è Cannavaro.
Vergogna Cannavaro: "Su Balotelli nessun coro razzista"

"Sono anni che vado negli stadi e mi sento dire di tutto, mi pare che quelli in questione non fossero razzisti". Ha dell'incredibile quanto espresso da Fabio Cannavaro, non ultimo a scivoloni politici (è lui il calciatore che sventola il tricolore col fascio littorio,) sui cori contro l'interista Mario Balotelli che le due curve della Juventus hanno intonato domenica sera durante il match dei bianconeri contro l'Udinese. Curioso però che di tutti i cori dedicati da un anno a questa parte all'attaccante interista sia stato dato risalto, se vogliamo, al meno grave, quel "Se saltelli muore Balotelli" cantato domenica sera che in realtà è nato per un altro calciatore il cui cognome termina in "elli", Cristiano Lucarelli, colpevole di essere stato identificato come comunista. Così come Balotelli sarebbe colpevole di essere nero. In realtà il coro peggiore che viene cantato contro l'attaccante interista è un altro ed è stato accuratamente ignorato dai media, fedeli a quella linea ormai condivisa e generalizzata di raccontare le cose senza in realtà farlo: "Non esistono negri italiani" è forse quanto di peggio razzismo, nazionalismo e fascismo possano partorire.
José Mourinho, tecnico dell'Inter, parlando dello scontro diretto contro la Juve in programma fra due settimane, aveva detto: "Mi piacerebbe tanto giocarla a Torino, però ci sono delle regole e magari la partita non si giocherà all'Olimpico". Così non è stato (nelle motivazioni, il giudice ha soltanto multato la Juve spiegando che "l'entita' della sanzione è stata attenuata per avere la società concretamente operato onde prevenire tali deplorevoli comportamenti") e neanche ci stupisce dopo la sentenza che ha visto l'assoluzione di Moggi, Giraudo e Bettega per doping amministrativo quando la stessa società bianconera aveva chiesto il patteggiamento (dichiarandosi quindi colpevole). Non ci aspettiamo nemmeno, come invece fa Mourinho che si vede non si è ancora abituato allo "stile italiano", di vedere il prossimo Juve-Inter sospeso dall'arbitro dopo i primi cori razzisti nei confronti di Balotelli. Qualunque arbitro venga designato siamo certi che farà finta di non sentire o nella migliore delle ipotesi si farà forte dell'intervento dello speaker che inviterà le curve a interrompere i cori razzisti. A meno che la società bianconera non decida di "trattare" preventivamente con i fascisti travestiti da ultrà che da anni sfruttano le due curve juventine per fare cassa. Non sarebbe certo la prima volta.

Senza Soste

martedì 24 novembre 2009

Peppino Impastato e radio Aut

Francia: preservativi in facoltà a 20 centesimi


Via libera dal governo Sarkozy all'«operazione condom»: firmato l'accordo con campus e Università

PARIGI - Preservativi negli atenei francesi a soli 20 centesimi l'uno. È l'ultima novità del governo Sarkozy che ha dato il via libera all'operazione «Sortez-couverts» ('Uscite coperti', ndr.) firmando un accordo per la localizzazione in tutte le università e i campus di Francia di 1000 distributori di profilattici, disponibili al prezzo di un caffè agli studenti.

«OPERAZIONE CONDOM» - Uno studente su due - ha detto il ministro per l'insegnamento superiore, Valerie Pecresse - ha affermato di non usare sistematicamente il preservativo». Una situazione a cui l'Università ha deciso di far fronte. L'operazione 'condom a 20 centesimi' era stata già lanciata in Francia dall'ex ministro della Salute, Xavier Bertrand, nel 2006, ma solo per farmacie e chioschi. Ora è stata estesa anche alle università.

In Italia?
Corriere della sera

sabato 21 novembre 2009

Comunicato del Csoa Askatasuna dopo i fatti di ieri sulla contestazione alla ministra Gelmini


Nella foto sopra, Ghiglia e Ravello, noti esponenti del Pdl torinese (ex An) che picchiano gli studenti con tanto di cinghia e pugni.
Il solito vecchio ritornello
[comunicato csoa askatasuna]

Manco a dirlo, appena succede qualcosa in città, la colpa è sempre dei centri sociali. Forse il problema è che la visita alla chetichella e ben preparata della ministra Gelmini alla famiglia Scafidi non è funzionata e allora tocca prendersela con qualcuno... ed il capro espiatorio è sempre lo stesso.

Succede che fin dalla prime ore della mattinata di ieri, centinaia di studenti medi e universitari si organizzano per contestare la visita istituzionale a Torino di un ministro tra i più disprezzati della storia repubblicana.

In totale autonomia decidono poi di recarsi alla sede del Pdl dove la Gelmini aveva annunciato la sua visita. Lì vengono accolti a suon di insulti e sputi dal Partito della Cinghia (il Pdl di Ghiglia). Gli studenti si difendono e il solito Ravello fa finta di farsi male. L'aggressione subita diventa aggressione preordinata e, scontato epilogo, la regia non può non essere dei centri sociali.

La bagarre che da oggi, e sicuramente nei prossimi giorni, non tarderà a scatenarsi per chiedere ancora a più alta voce "sgomberare, sgomberare", ci fa sorridere.
Siamo naturalmente solidali agli studenti aggrediti, che avevano mille ragioni per contestare un ministro (sì, anche in una sede di partito) che gli sta facendo a pezzi scuola e università; solo non vediamo perché dobbiamo sempre essere tirati in mezzo.

Il problema è in realtà un problema di consenso (mancato) e programma sulla Formazione (nullo) che una destra di governo non sa più come gestire. L'accodamento a questi ululati securitari ed emergenziali, che sicuramente non mancherà da parte della sinistra cittadina, non fa che confermare la sua pochezza politica e subordinanza programmatica alla Destra.

Da parte nostra, continuiamo a sapere da che parte stare, con gli operai che lottano (e qualche volta sequestrano), con le scuole in subbuglio che continuano a far sentire la propria voce.

csoa Askatasuna

Mi permetto di dare piena solidarietà agli studenti e non a certi figuri cittadini.

venerdì 20 novembre 2009

Report: con l'acqua alla gola

In Italia c'è già un esempio di acqua privatizzata. Basta andare ad Aprilia nel basso Lazio e vedere cosa succede. Grazie alla trasmissione Report abbiamo questo video:

Ancora sulla privatizzazione dell'acqua: ci hanno venduto alle multinazionali

L'articolo 23bis del decreto legge 112 prevede che lo sfruttamento dell'acqua debba essere regolamentato dalle regole capitalistiche - approvato il 5 agosto 2008! Lo sapevate?
Il governo ci ha venduto alle multinazionali!
L'ACQUA E' UN BENE PUBBLICO NON SI PUO' TRARNE PROFITTO A SCAPITO DEL POPOLO!
VERGOGNA!

Le bollette aumenteranno fino al 300% e potranno toglierci l'acqua se non paghiamo, se saremo fortunati si limiteranno a contaminarla..
Questo si chiama Nuovo Ordine Mondiale...SVEGLIAAAAAAAAAA!!!
Aiutatemi a diffondere!! Presto vedremo i danni di questa legge!!

Dove sono i "difensori del popolo"?? Non è abbastanza importante questo???

CI HANNO VENDUTO PER LEGGE E NEMMENO CE NE SIAMO ACCORTI! QUANDO C'E' DA IMBROGLIARE SONO TUTTI D'ACCORDO!
E' RIMASTO QUALCUNO A CUI INTERESSA IL NOSTRO FUTURO??

giovedì 19 novembre 2009

Cosa succede a privatizzare l'acqua

Bolivia: cosa succede a privatizzare l'acqua

Mosca: ucciso un altro antifascista


Martedì 17 novembre, intorno alle 21.00 Ivan "Vanja" Khutorskoi, 26 anni, volto noto dell'antifascismo moscovita, è stato ucciso con due colpi d'arma da fuoco alla nuca nella tromba delle scale del suo condominio, nella parte orientale di Mosca.

Ivan, nonostante la giovanissima età, era uno dei leader del movimento antifascista, da molti anni in lotta contro la crescente presenza neonazista in Russia, e a Mosca in particolare.
Organizzatore di concerti punk-oi e di tornei di arti marziali, i compagni lo definiscono un ragazzo generoso, sempre in prima fila nelle mobilitazioni; proprio questa sua generosità lo aveva reso uno dei volti più conosciuti, e uno dei personaggi più invisi alla destra.

L'indirizzo dell'abitazione di Ivan, così come quello di molti altri antifascisti, era stato più e più volte pubblicato sui siti dell'estrema destra, che invitavano esplicitamente alla sua "liquidazione"; gli stessi siti oggi pubblicano informazioni relative all'omicidio.

L'aggressione che ha portato alla morte del giovane antifascista è solo l'ultima di una serie di attacchi che Ivan ha dovuto subire: il primo attacco ha avuto luogo nel 2005, quando i nazisti lo hanno ferito alla testa con una lama di rasoio. La seconda volta, i nazisti lo hanno aspettato nella tromba delle scale del suo palazzo e lo hanno colpito con un cacciavite e con una mazza da baseball. Nel gennaio di quest'anno, Ivan è stato accoltellato allo stomaco con un coltello durante una rissa, ma ancora una volta era riuscito a sopravvivere all'attacco.

L'episodio della morte di Ivan fa riaffiorare la preoccupazione per la crescente presenza in Russia dell'estremismo nazionalista e neonazista; sempre più numerose sono le aggressioni a sfondo razzista e xenfobo e gli attacchi agli antifascisti: quest'omicidio è il sesto ai danni del movimento degli ultimi tre anni.

Alexander Ryukhin, 19 anni, è stato assassinato a coltellate nell'aprile 2006 prima di un concerto hardcore nelle vicinanze della stazione della metropolitana Domodedovskaya. Uno degli aggressori di Alexander è stato anche condannato per l'omicidio dell'avvocato antifascista Stanislav Markelov e della giornalista Anastasia Baburova. Nel marzo 2008, un altro giovane antifascista, Alexei Krylov, è morto per le ferite che gli sono state inferte. Nel mese di ottobre 2008, Fyodor Filatov, uno dei leader dell' Antifa skinheads, è stato ucciso davanti all'ingresso della sua abitazione. Il 28 giugno 2009, un gruppo di nazisti ha ucciso con coltelli e pistole ad aria compressa l'antifascista Ilya Dzhaparidze.
infoaut

lunedì 16 novembre 2009

Dibattito Tv sui centri sociali torinesi

In questi ultimi giorni pare che a Torino per le forze politiche istituzionali i problemi siano gli sgomberi dei centri sociali.
Tutto questo baccano sui centri sociali torinesi, perchè qualche sabato fa in città venne fatto saltare un gazebo della Lega Nord che come al solito professava razzismo.
Ma chi vuole sgomberare è disposto ad accettarne le conseguenze sociali? Niente passerà inosservato?





domenica 15 novembre 2009

sabato 14 novembre 2009

A Como il Dante De Angelis delle poste


Attacco a Maurizio Stabile, lavoratore di Poste italiane, licenziato perché denuncia insicurezza nel lavoro, le morti bianche alle poste, 14 vittime.

Il commento di Maurizio:

Non si può lasciar tacere la propria coscienza, quando alle spalle troviamo 14 colleghi morti sul lavoro!
Ogni uno di questi colleghi era un essere umano come tutti noi, come noi, si alzava la mattina, affrontava il giorno per portare a casa la pagnotta e la propria dignità di individuo e vivere la sua vita!
Il cinismo e l'arroganza dell'azienda per cui ho lavorato per 26 anni, non si fermano neanche davanti a questo dramma, vogliono incidere di più sull'asservismo dei lavoratori postali coatto, allora attaccano chi li denuncia e magari lo licenziano pure! Bastava un giusto ed umano confronto con questo dramma che è l'insicurezza del lavoro, invece hanno deciso che era giusto sopprimere, minacciare!
Ricordo il giorno del funerale di Roberto Scavo 10 marzo 2008 Parè, Como, mi trovavo in chiesa, in piedi, all'inizio della navata, proprio davanti al crocifisso, con uno dei funzionari dirigenti di poste lombarde, alla mia affermazione che era ora che questa azienda ascoltasse di più i lavoratori, egli mi rispose che così sarebbe andata, invece da quel giorno ne sono morti altri 12,11 postini ed un autista!

Assemblea pubblica il 10 marzo 2009, il sit in davanti il tribunale di Como il 26 maggio 2009, sono stati momenti di pura coscienza collettiva acquisita e sincronizzata, perché chi ha una coscienza sa scegliere, sa unirsi e lottare!
La solidarietà non è solo a me, Maurizio Stabile, ma a tutti voi, che come me siete decisi a cambiare il corso delle cose, anche a piccoli passi!


La nostra forza è il cuore!
Hasta siempre!

giovedì 12 novembre 2009

febbre a 90


Roma: irruzione gangeristica di guardie armate negli uffici occupati di Eutelia


All'alba di ieri notte l'irruzione squadrista dei vigilantes padronali nella sede romana di Eutelia, contro l'occupazione degli uffici aziendali che i lavoratori hanno iniziato lo scorso 28 ottobre, contro la chiusura dell'azienda e per l'ottenimento degli stipendi arretrati mai elargiti. A guidare il tentativo di sgombero l'ex amministratore delegato dell'Eutelia, Samuele Landi, guida di una quindicina di uomini in divisa, spacciatasi per carabinieri dinnanzi ai lavoratori, dopo aver sfondato le porte degli uffici con piedi di porco. Tentativo mosso da Eutelia, per mano di guardie private, per intimidire la lotta dei lavoratori (estesasi anche al di fuori di Roma), per provare a sgomberare la determinata occupazione operaia.

La crisi di Eutelia, stralcio ripreso da Carta:

"La proprietà, infatti, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo nei confronti di 1200 dipendenti in tutta Italia, 284 nella sola sede di Roma. Davanti questa decisione, i 2000 dipendenti hanno deciso di occupare le sedi di Torino, Ivrea, Pregnana Milanese, Napoli e Roma. La vicenda inizia negli anni ‘90 quando la Olivetti Solutions viene venduta prima alla multinazionale Wang e poi a Getronix. Nel 2006 la famiglia aretina Landi compra Getronix e numerose altre aziende. Dalla fusione di queste imprese viene creato il marchio Eutelia. I bilanci dell'impresa iniziano ad andare in rosso e attirano l'attenzione della guardia di finanza che apre delle indagini. A giugno 2008 viene annunciata la crisi, parte la cassa integrazione per i lavoratori e poi i contratti di solidarietà. A gennaio 2009 viene annunciata la dismissione del settore informatico. A giugno la famiglia Landi cede il ramo informatico ad Agile, piccola srl di Potenza a sua volta rilevata a da Omega spa. Da allora, crisi nera e procedimenti di mobilità".


Tutto ciò non ferma la lotta degli operai, che restano in occupazione negli uffici e che si preparano a scendere in piazza il prossimo 17 novembre, quando si terrà nella capitale una manifestazione nazionale del gruppo Omega (nel quale fa parte anche Eutelia). Corteo che chiederà ancora l'apertura di un tavolo con il governo, forti delle diverse occupazioni operaie messe in piedi dai lavoratori del gruppo, da Roma a Milano. Respingendo le intimidazioni ricevute soprattutto nelle ultime settimane di lotta, con minacce e ora con l'uso di guardie armate padronali. C'è chi evoca persino la Pinkerton, antesignana della polizia privata antisindacale negli Usa: dentro la crisi, l'uso della forza armata privata per annullare il conflitto e disciplinare le agitazioni. Ciò è avvenuto ieri a Roma, con l'irrruzione infame, ma gli stessi sentori si sono già registrati in passato alla Spx di Parma come altrove.

domenica 8 novembre 2009

Mi chiamano strada


Traduzione Me Llaman Calle
Artista: Manu Chao
Titolo: Me Llaman Calle
Titolo Tradotto: Mi Chiamano Strada

Mi chiamano strada
cammino nelle case
la ribelle e così persa
mi chiamano strada
strada di notte
strada di giorno
mi chiamano strada
mi chiamano strada
oggi tanto stanca
oggi tanto vuota
come una macchinetta per la gran città
mi chiamano strada
salgo sulla tua auto
devo dare allegria
strada sofferente, strada stanca
di tanto amare
vado giù
vado su
non mi umilio
neanche per la vita
mi chiamano strada
e questo è il mio orgoglio
so che un giorno arriverà
so che un giorno
verrà la mia fortuna
un giorno mi verrà a prendere
all'uscita un uomo buono
per tutta la vita e senza pagare
il mio cuore non si affitta
mi chiamano strada(x2)
strada sofferta, strada tristezza
di tanto amare
mi chiamano strada
strada più strada
mi chiamano strada sempre sfacciata
mi chiamano strada da un lato all'altro
mi chiamano strada
proiettile perso
così mi sparò la vita
mi chiamano strada
del disinganno
strada fallimento, strada persa
Mi chiamano strada
giù senza futuro
mi chiamano strada
quella senza uscita
mi chiamano strada
strada più strada
quella delle donne della vita
salgono giù
scendono su
come una macchinetta per la grande città


Mi chiamano strada
mi chiamano strada
strada sofferta
strada tristezza di tanto amare
mi chiamano strada
strada più strada.

Mi chiamano sempre
e a qualsiasi ora,
mi chiamano bella
sempre inopportunamente,
mi chiamano puttana
anche principessa
mi chiamano strada senza generosità.
Mi chiamano strada
strada sofferta,
strada persa di tanto amare.(x2)


Ciao Puri, Ciao Carmen, Carolina, Viviana, Nereida, Magda, Marga,
Heidi, Marcela, Jenny, Tatiana, Rudy, Monica, Maria, Marta


Mi chiamano strada
strada sofferta
strada tristezza di tanto amare.(x2)

mercoledì 4 novembre 2009

4 novembre, quale vittoria? Niente da festeggiare. NO ALLA GUERRA



Il caro armato

Esce oggi IL CARO ARMATO, il libro che mette sull'attenti le nostre Forze Armate. Il caro armato. Spese, affari e sprechi delle Forze Armate italiane. L'Italia, comè tradizione, gioca in difesa: nel 2010 le spese militari lasceranno sul terreno dei conti pubblici oltre 23.500 milioni di euro. Il nostro Paese, oggi all'ottavo posto al mondo per spese militari, ha più di 30 missioni internazionali in corso e nei prossimi anni ha in programma di acquistare, per citare solo uno dei progetti sui cosiddetti sistemi darma, 131 caccia per 13 miliardi di euro. La struttura delle Forze Armate è cambiata: il Nuovo Modello di Difesa ha spostato la linea del fronte dai confini geografici a quelli dei nostri interessi economici, ovunque siano ritenuti a rischio. La leva obbligatoria è stata sospesa. Ma scopriamo che, nonostante le riforme, l'esercito professionale conta oggi 190mila uomini, tra i quali il numero dei comandanti -600 generali e ammiragli, 2.660 colonnelli e decine di migliaia di altri ufficiali- supera quello dei comandati. Tra le righe scopriamo che gli arsenali sono pieni nonostante la crisi: nei prossimi anni è previsto l'acquisto di faraonici sistemi d'arma dalla portaerei Cavour (1.390 milioni di euro), alle fregate FREMM (5.680 milioni) al cacciabombardiere Joint Srike Fighter (13 miliardi di euro): il mercato delle armi, con i Governi come principali committenti, è fiorente ma tutt'altro che libero, come indica la contiguità dei decisori: politici, vertici delle Forze Armate, industria bellica. Il libro affronta alcune delle scelte più controverse in tema di Forze Armate e relativi costi: le missioni internazionali, la presenza dei militari in città, le servitù militari, il destino degli immobili della Difesa, l'abbandono del servizio civile; per arrivare agli scandali veri e propri, tra cui sprechi e inefficienze clamorose, e la triste vicenda delluranio impoverito. In appendice il punto sulle spese militari in Europa e nel mondo. Il caro armato, in conclusione, con la forza dei numeri, passa come un cingolato sulla casta militare e i suoi privilegi e indica con chiarezza quale sia la strada per riforme e cambiamenti puntuali e strutturali, in un'ottica di efficienza e soprattutto di pace.

Gli autori: Massimo Paolicelli, giornalista, scrive di pace e obiezione di coscienza ed è presidente di Associazione obiettori nonviolenti. Francesco Vignarca è coordinatore di Rete Italiana per il Disarmo e già autore di Mercenari Spa (Bur-Rizzoli).

Fallite le ronde. Che vanno verso il dimenticatoio .


Alla fine il modello delle ronde territoriali, imposto dalla Lega pensando ad esperienze degli anni '90, si è rivelato fallimentare. Non c'è stato l'arruolamento spontaneo di massa dopo l'approvazione della legge sulle ronde. Il fenomeno è insomma finito molto sui tg e praticamente mai sul territorio. Dove le ronde c'erano già, insomma, sono rimaste e dove non c'erano non si sono create. Salvo sporadici episodi.

Ronde, chi le ha viste? A circa tre mesi dal decreto Maroni che ha messo in regola "i volontari per la sicurezza", le richieste di iscrizione alle prefetture locali sono vicine allo zero. Per la precisione sono sei: tre nella provincia di Roma, una a Milano, un'altra a Treviso, l'ultima a Bolzano. Nel resto d'Italia, i rondisti restano invisibili. "Non ci risultano in effetti molte richieste dal territorio", conferma Giuseppe Forlani, presidente del sindacato dei prefetti, mentre i sindacati di polizia già festeggiano "il flop annunciato".
Il decreto Maroni, firmato l'8 agosto scorso, mira a regolamentare il fenomeno delle ronde fai da te, prevedendo appositi albi presso le prefetture e rigidi requisiti per gli aspiranti volontari. Come è andata? Se prima del decreto attuativo, una rapida fotografia del territorio nazionale censiva circa 70 ronde attive (17 solo in Lombardia, 10 in Veneto), a quasi tre mesi dall'entrata in vigore delle nuove regole sono soltanto sei le associazioni di "osservatori volontari per la sicurezza" che hanno chiesto il riconoscimento ufficiale a sindaco e prefetto.
In testa c'è Roma: secondo i dati della Commissione sicurezza urbana del comune capitolino sono infatti ben tre le domande giunte per l'iscrizione nell'albo delle ronde. Milano, città degli storici City Angels, si deve invece accontentare di una sola richiesta, quella dell'associazione poliziotti italiani: un gruppo di agenti in congedo che già da un anno presidia le periferie della città e, nelle ore serali, la metropolitana. Una domanda è arrivata a Treviso (dal comune di Oderzo), un'altra a Bolzano, da parte dei Rangers della città. E nel resto del Paese? Zero domande.
"È prematura ogni valutazione - sostiene Giuseppe Forlani, prefetto a La Spezia e presidente dell'Associazione sindacale dei funzionari prefettizi - ma va detto che per ora le richieste dal territorio sono vicine allo zero. Il decreto è nato per regolamentare un fenomeno in corso, tenendo saldo il principio che non ci può essere alcuna sovrapposizione con le funzioni della polizia di Stato". Forlani conferma che "neppure a La Spezia abbiamo ricevuto richieste di iscrizione negli albi della prefettura, ma c'è ancora tempo e sarà interessante vedere se il decreto riuscirà alla fine a intercettare il fenomeno". Insomma, il rischio è che molte ronde già attive non chiedano un riconoscimento ufficiale, ma continuino ad agire informalmente sul territorio.
I tecnici del Viminale invitano però a non trarre valutazioni definitive, perché "il regolamento sulle ronde prevede una fase transitoria di sei mesi, fino all'8 febbraio prossimo, che consente alle associazioni di volontariato già esistenti di continuare a svolgere le attività di sorveglianza senza necessità di iscrizione. L'effettivo contributo delle nuove associazioni quindi potrà essere calcolato e giudicato soltanto tra qualche mese".
Non solo. "Gli osservatori volontari - spiegano dal ministero dell'Interno - non potranno comunque svolgere la loro attività senza aver sostenuto un corso di formazione. Saranno poi i sindaci, ai quali le nuove norme riconoscono poteri di sicurezza urbana, a proporre al prefetto l'impiego delle associazioni che si saranno iscritte negli appositi elenchi".
"Assistiamo a un flop annunciato". I sindacati di polizia non hanno però dubbi e non nascondono la loro soddisfazione per il mancato assalto alle prefetture da parte delle aspiranti ronde. "È una buona notizia - sostiene Claudio Giardullo, segretario nazionale della Silp Cgil - ed è la dimostrazione che hanno funzionato i due divieti inseriti nel decreto: nessun finanziamento privato, né collegamento con formazioni politiche. Tentazioni, invece, che sono ben presenti tra gli aspiranti rondisti". "La Carta costituzionale - osserva Enzo Marco Letizia, segretario nazionale dell'associazione nazionale funzionari di polizia - rispecchia quello che è il sentimento più profondo degli italiani, ovvero che la sicurezza non può che essere affidata allo Stato".


fonte: repubblica.it

lunedì 2 novembre 2009

E Chiamparino gioca col fuoco


Da qualche giorno si sta assistendo ad un inedito attivismo del primo cittadino circa una questione che sembra essere diventato tutto a un tratto la priorità più impellente di chi vive in questa città (Torino).
Dopo la contestazione contro la Lega Nord di sabato 24 ottobre (padani che - ricordiamo - stavano raccogliendo firme contro un progetto di assistenza medica gratuita a migranti) non passa giorno senza che Chiamparino non si faccia in quattro per assicurare a tutti i soggetti coinvolti sulla sua assoluta dedizione nella battaglia finale contro gli spazi occupati.


Ma chi è questo soggetto collettivo per conto del quale Chiamparino suppone di parlare?
Certamente non si tratta della maggioranza dei torinesi (soprattutto dei suoi elettori), che probabilmente hanno ben altre urgenze e problemi: arrivare a fine mese, una qualità della vita più degna di quella oggi consentita da una città assediata dai cantieri, la cassa-integrazione che tra poco finirà gettando sul lastrico centinaia se non migliaia di famiglie, centinaia di pendolari improvvisamente senza mezzi di trasporto per recarsi al lavoro...

Gli unici veri interessati a sgomberare i centri sociali e gli spazi occupati in genere sono soprattutto (se si eccettua quell'infima minoranza di reazionari convinti) le forze politiche strette intorno a Pd e Pdl, sempre più lontani dai bisogni della gente comune, in cerca di capri espiatori su cui scaricare la sacrosanta disaffezione dei più alla politica istituzionale provocata dalla crisi della rappresentanza e da una genia di mestieranti della politica intenti quasi esclusivamente alla propria riproduzione di casta.

Succede così che Chiamparino scambia le esigenze di Carossa e Ravello (leghisti) ed altri simili omuncoli per la volontà della maggioranza dei/lle torinesi. Non è esattamente questa la temperatura media di questa città.
Il sindaco sembra essersi infilato nel classico vicolo senza via d'uscita. Si lamenta che il Ministero degli Interni non fa quello che dice e dice quello che non fa. Tutti bravi a gridare minacce ai quattro venti e assicurare sgomberi in quattro e quattr'otto, più difficile poi assicurare un percorso condiviso che si assumi tutte le conseguenze di una tale ostinazione.
In un'altra intervista il sindaco (si) chiedeva come gestire e cosa farsene di centinaia di antagonisti all'improvviso senza sede e dimora. Anche se cinica (suppone un detto che suonerebbe più o meno così: "non li possiamo certo ammazzare!" - del resto, siamo in democrazia!) la retorica della domanda coglie qualcosa di vero. Si consiglia vivamente di porsela con più attenzione...

Cosa c'è dietro la foga del sindaco? Il tentativo di "gestire", molto malamente, le paturnie di qualche leghista e (post)fascista che fatica a radicare progetto e consenso in una città che, nonostante i tempi e il cambiamento della sua composizione, resta ancora culturalmente segnata dal proprio passato resistenziale, operaio e solidarista.

Chiamparino dice di voler trasformare l'Askatasuna in un centro d'incontro di quartiere. Il fatto è che il centro sociale è già un centro del e per il quartiere. Lo dimostrano le numerose feste organizzate ogni anno per il quartiere; le attività di una palestra popolare che conta un centinaio di iscritti impegnati in 3 differenti livelli di corso per cinque giorni la settimana.; la co-gestione senza frizioni di un giardino con l'asilo-nido del quartiere.

Da 2 anni è attivo in Vanchiglia un Comitato di quartiere che si ritrova dentro una delle tante sale autogestite del centro sociale. Le attività del comitato oscillano in tutti i campi (pre- e dopo-scuola, spazio bimbi, cene e castagnate, corso di italiano per stranieri che vedrà la luce a breve). Queste attività hanno ormai una scadenza praticamente quotidiana
Tra pochi giorni verrà presentata al quartiere e a quanti vorranno usufruirne la Ludoteca Popolare, costruita e preparata da mamme e maestre del quartiere.
Una storia così bella non si può cancellare con un colpo di spugna amministrativo che pretende di consegnarla al deserto. In molti e molte si metteranno di traverso per impedirlo!

La perla del discorso chiampariniano trova però il proprio culmine nelle pericolose aperture che il sindaco sembra intenzionato ad operare nei confronti di associazioni-ombrello che nascondono dietro una facciata culturale e "pulita" l'opera di camuffamento di gruppuscoli di estrema destra che predicano l'odio razziale, l'omofobia e la chiusura (quando non l'aggressione!) per il/la diverso/a.

A che gioco vuol giocare Chiamparino?
Svuotare gli spazi sociali usati da migliaia di torinesi per regalarli ai profittatori dell'Immobiliare e a pochi neofascisti sotto mentite spoglie ?
Scelte poco oculate, lontane dai bisogni dei più e utili solo ad ingraziarsi i favori di politicanti in erba che in assenza d'altre proposte gridano da anni la solita, ripetuta, stanca litania: "sgomberare! sgomberare!"...
Di ben altro ha bisogno questa città, in molti/e saranno pronti a dimostrarlo!

da: Infoaut Torino

domenica 1 novembre 2009

Figli di operai, l'ascensore sociale si è bloccato


Quante possibilità ha, oggi, il figlio di un operaio di Torino di diventare medico, ingegnere o dirigente? Poche, una su cinque o su sei, probabilmente meno di un ragazzo nato nello steso tipo di famiglia negli anni Sessanta o Settanta: l´ascensore sociale si è fermato, la stessa scelta della scuola media superiore sembra "paralizzare" i destini dei giovanissimi fin dai quattordici anni, quando varcano il cancello di un liceo piuttosto che quello di un istituto tecnico o professionale. E, sullo sfondo, resta la difficoltà di chi ha tra i venti e i trent´anni a conquistare autonomia, a vivere in una casa propria o a costruire una famiglia.

Diverso il destino delle seconde generazioni di chi a Torino è arrivato dal Marocco, dalla Romania, dall´Africa o dall´Est europeo: per loro è ancora possibile sperare in un miglioramento, se si confrontano le chance di un giovane diplomato con quelle del padre, un adulto privo di istruzione, svantaggiato dalla lingua e dalla mancanza di diritti, condannato almeno per i primi anni a una vita da manovale o da ambulante. Per discuterne e lanciare un nuovo "patto tra generazioni" che metta a confronto e migliori anche i sistemi di welfare pubblico sociologi e demografi italiani e europeo saranno riuniti per due giorni all´Università di Torino.

«La crisi economica sta portando con sé conseguenze pesantissime, che non siamo ancora pienamente in grado di valutare se si pensa al futuro dei giovani - spiega Adriana Luciano, sociologa del lavoro - Aziende e amministrazioni pubbliche stanno espellendo gli "anziani", tra poco uscirà chi era entrato negli anni Ottanta, come avviene anche nella nostra Università, senza con ciò essere in grado di accogliere davvero un numero sufficiente di giovani. Il nostro paese, e in particolare le città industriali come Torino, non sono in grado di riconvertire completamente e rapidamente il proprio sistema industriale in qualcos´altro, come il terziario avanzato di cui si parla tanto: l´unica strada è dunque innovare l´industria che c´è, offrendo così ai giovani posti di lavoro dignitosi, contratti regolari, rispetto delle regole».

Non è dunque così vero che nessun giovane torinese pensi a un futuro da operaio: «Ce ne sono molti anche tra gli studenti universitari, perché nelle medie industrie spesso il lavoro è dignitoso e ci sono più contratti stabili che nei servizi. E le migliaia di ragazzi torinesi che oggi riempiono gli istituti tecnici sarebbero contenti di un posto in fabbrica, anche cominciando da operai. Non sappiamo che cosa avverrà di loro in seguito, dato che a differenza di noi avranno una vita lavorativa lunga fino a cinquant´anni», avverte Luciano.

Determinati a farcela ad ogni costo sono i nuovi torinesi, i figli dei primi immigrati, soprattutto chi arriva dall´Est: «Per loro la scuola è riscatto, le famiglie sono spesso più attente a seguirli negli studi, in loro non c´è rassegnazione ma rabbia. Purtroppo cominciamo a registrare casi di abbandono collegati alla crisi: molte famiglie tolgono i ragazzi dalle scuole perché hanno bisogno del loro guadagno, anche in nero, nell´edilizia o come camerieri o inservienti».

Altri studiosi torinesi hanno analizzato in che modo l´esperienza dei genitori influenza le scelte dei figli: Manuela Olagnero ha individuato due modelli intervistando le madri e i padri che nella Torino di quaranta o cinquant´anni anni fa, quella dei treni dal Sud e del "non si affitta ai meridionali", non poterono studiare. «Sono loro, sulla base dei propri rimpianti, a incoraggiare i figli a restare a scuola più a lungo, anche se non si intravede uno sbocco sicuro (è il "modello della moratoria"), o a cambiare spesso provando lavori e esperienze diverse pur di non restare prigionieri in qualcosa che non piace (modello delle "resilienza")». Paola Torriani e Giulia Cavaletto hanno analizzato le storie scolastiche di chi si iscrive al liceo o al professionale: solo in pochi casi, quando il rendimento dei singoli studenti brilla e dà risultati eccellenti, si può sconfiggere la "predestinazione", quella secondo la quale per chi va al liceo può esserci un futuro da dirigente o da professionista, e per chi va altrove solo un posto in fabbrica o lavori precari e dequalificati.

«Spesso si contrappone una generazione all´altra, i giovani contro i vecchi, e così via - conclude Adriana Luciano - Gli studi che presenteremo, invece, mostrano che non è così: la società sopravvive perché i vecchi aiutano i giovani, perché passano loro le case comprate quando eravamo meno poveri. Ma non potrà durare in eterno, per questo serve un patto nuovo e nuove politiche pubbliche».
da: Repubblica